Rugby e valori, un dibattito un po’ “scentrato”

Nelle ultime settimane si è tornati a parlare di scollamento tra virtù sbandierate e comportamenti tenuti: è davvero così?

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Appassionato_ma_ignorante 2 Gennaio 2014, 09:51

    Sono d’accordo con l’articolo e vorrei aggiungere o meglio sottolineare un paio di cose. La prima è che qualunque generalizzazione contiene in sé il germe dell’errore, quindi sia dire “siamo tutti fighi perché pratichiamo o seguiamo il rugby” è un’idiozia tanto quanto dire “in fondo chi pratica o segue il rugby è sfigato come tutti”. I distinguo sono indispensabili per capire qualunque scena o situazione (e le statistiche o l’incidenza di un fenomeno sono indispensabili per una corretta valutazione). La seconda cosa è che mettersi o lasciarsi mettere su un piedestallo è la cosa peggiore che si possa fare o permettere di fare: basta sgarrare un pelino (e nessuno è perfetto) e sei subito fregato. Sei fregato ai tuoi occhi e a quelli degli altri.

  2. Katmandu 2 Gennaio 2014, 10:14

    Mia nonna diceva sempre
    “la mamma dei cretini é sempre in cinta” ora sperare che nessuno venga a giocare a rugby é perlomemo poco realistico il fatto é che i rugbysti son sempre stati meno dei calciatori e quindi numericamente le persone poco brave son sempre state numericamemte meno

  3. stefano nicoletti 2 Gennaio 2014, 11:14

    Sottolineo che i tifosi, con il loro comportamento civile, contribuiscono in modo determinante a mantenere sano il mondo del rugby.

  4. antonio 2 Gennaio 2014, 11:58

    Per me è fondamentale che chi ha la responsabilità nel rugby, a partire dai presidenti di società, si prenda la briga di …..”Va da sé che questa riprovazione sociale non è data, va coltivata e sostenuta continuamente. Per farlo non bisogna smettere mai di mettere sotto i riflettori gesti e protagonisti negativi, senza sminuirli minimamente”….
    E purtroppo non è sempre così.

  5. And 2 Gennaio 2014, 11:59

    in Italia temo il binomio rugby=sport violento sia in qual modo ancora in voga. E pensare che il rugby è fondamentalmente lo sport delle classi medio-alte quasi ovunque

  6. Rabbidaniel 2 Gennaio 2014, 12:35

    Ho sempre trovato questo argomento molto scivoloso, aldilà della singola tdc che mena la moglie. Il rugby è uno sport potenzialmente (sottolineo potenzialmente) pericoloso, quindi il comportamento corretto e nelle regole è una sorta di patto che ciascuno sottoscrive. Ciò dovrebbe portare a una sorta di disciplina e di rispetto per l’avversario, che è tale solo nel campo di gioco e nei limiti del regolamento.
    Personalmente non parlo volentieri dei valori del rugby, anche se li riconosco e li ho abbracciati da quando avevo 8 anni. Rischia di divenire una sorta di nominalismo. E sono altresì convinto che più si parla di una cosa più si rischia di non comprenderla realmente.

  7. AleGialloNero 2 Gennaio 2014, 12:45

    Il problema è un altro. Qui non sono in discussione i “codici del rugby” in merito a coraggio e lealtà sportiva (e quindi lo sport in se) ma nel singolo atleta il quale, facendo una disciplina fondata sulla fisicità spesso fa emergere il lato più maschilista ma anche più animalesco, da capobranco. Se è onesto, qualsiasi uomo “fisicato” sa perfettamente che molto (troppo) spesso l’aumento della sua struttura corporea è direttamente proporzionale sì ad una sicurezza e convinzione nei propri mezzi ma anche ad una sensazione di invulnerabilità. Succede anche a chi, molto semplicemente, fa un pò di palestra… Ovviamente si amplifica se oltre ad accrescere la propria massa, si pratica uno sport “incazzoso”, ricolmo di luoghi comuni e in cui i termini evocativi come “battaglia”,”guerra”,”uno contro uno” ecc..creano psicologicamente un enfasi tale che si cerca di primeggiare in qualsiasi cosa si faccia o con qualsiasi persona si incontri. Anche la Boxe è uno sport “d’onore” ma anche in esso non si contano i casi di violenze. Il problema è che quell’onore è solo un codice ideologico di quel tale sport che rimane circoscritto nell’ambito di dove lo si pratica (e nemmeno sempre). Fuori da quell’ambiente, si deve scontrare con i vizi, le frustrazioni e gli istinti dell’essere umano che spesso prevalgono. E se, per giunta, ci si sente invulnerabili perchè il proprio fisico e l’ambiente che si frequenta ne ha creato i parossistici presupposti, si tende ad approfittare in modo eccessivo (e spesso illegittimo) della propria dominanza verso una società attorno semplicemente “normale” ma vista come inferiore. Tutto qua.

    • Rabbidaniel 2 Gennaio 2014, 12:55

      Sono in parte d’accordo. Aggiungerei. Nel rugby moderno e professionistico c’è un convitato di pietra che è il doping. Si può parlare di valori fin che si vuole, poi quando si ha a che fare con uno sport professionistico nel quale contano i risultati e gli ingaggi, non sono certo veri o presunti valori che lo fanno immune da pratiche condivise con altri sport. Anche il ciclismo è uno sport di alti valori, retoricamente celebrati, ma vogliamo dire cosa rappresenti il ciclismo professionistico moderno?

  8. Giovanni 2 Gennaio 2014, 14:00

    “Il mondo del rugby ad oggi ha ancora gli anticorpi per poter tenere ai margini certi comportamenti”, si, ma per quanto tempo ancora? Provo a spiegarmi, consapevole che l’argomento non è semplice da affrontare e si presta facilmente a fraintendimenti. Da quando è subentrato il professionismo tante cose son cambiate. Un esempio? La battaglia a cui stiamo assistendo negli ultimi mesi tra club-franchigie da una parte e federazioni-ERC-IRB dall’altra, non è forse il frutto di tale passaggio? E vogliamo mettere nel calderone dei valori, anche il problema doping, finora timidamente affrontato da IRB e federazioni? Tempo fa leggevo un post su questo blog di un ex-giocatore francese che dichiarava che già da parecchi anni in Francia si faceva uso di sostanze illecite: immagino ci sarà un’inchiesta sportiva in corso, che fine ha fatto? E negli altri Paesi, Italia compresa, si fa abbastanza per capire se sta diventando un problema diffuso o ci si affida solo “alla riprovazione sociale generale e diffusa di appassionati, tifosi e addetti ai lavori per chi si mette al di fuori di quelle leggi”? Quanto la pressione di sponsor e media sta contribuendo ad un possibile sottinteso “laissez-faire”?
    Cambiamo pagina e parliamo di comportamenti: la scorsa stagione abbiamo assistito al gesto irriverente di Armitage nella semifinale di HC, un peccato veniale – per carità – ma come mai 5 o 10 anni fa non l’avremmo visto? E quei giocatori originari del Pacifico (non ricordo con precisione di dove) che sono stati fatti oggetto di atteggiamenti razzistici da parte degli avversari, nel nostro campionato? Piccoli episodi, si dirà, ma meglio non sottovalutarli.
    L’interesse del pubblico sta aumentando e si avvicinano al rugby anche persone che non ne sanno nulla e magari arrivano dal calcio: molti si adeguano, perchè accompagnati all’Olimpico da chi lo ha praticato o lo segue da molto tempo. Ma, per dirne una, ho avuto modo di assistere già ad un paio di interventi degli steward, nelle ultime partite. Ancora una volta piccole cose, ma è da esse che col tempo potrebbero nascerne di grandi, meglio non sottovalutare. E per favore, basta coi confronti col calcio: è troppo comodo paragonarsi al peggiore e sentirsi spuntare l’aerola sulla testa.

  9. Cannonball 2 Gennaio 2014, 14:12

    Probabilmente il dibattito ha una sua ragione d’essere solo in Italia. I valori e la qualità educativa dipendono strettamente al contesto culturale di riferimento. Il rugby nei paesi anglosassoni ha dei valori, veri e forti, perchè si tratta di nazioni e di persone che hanno insito il concetto di agonismo, battaglia sportiva e conseguente rispetto delle regole e degli avversari. Il rugby là funziona e funzionerà sempre. Certo con i suoi ovvi problemi. Gli anglosassoni bevono come spugne e infatti il problema alcolismo è tangibile.
    Cosa dire del rugby di casa nostra se non che rispecchia la Società malata che viviamo? Come nel calcio ci esaltiamo stupidamente per le rare vittorie e stronchiamo giocatori, tecnici, dirigenti per le sconfitte.
    Il vertice della piramide è un carrozzone di clientelismo all’Italiana e…..dal punto di vista sportivo è palese che il rugby all’italiana è un concentrato di esibizionismo, marketing, maleducazione, ipersteroidati, storie strappalacrime, finto buonismo ecc. ecc.
    Rugby è roba da atleti, da agonisti, da figli di buona donna. Le altre cagate le fanno anche altrove è vero, ma costituiscono solo il contorno. Da noi, prima immagine e poi essenza. E così ce lo stiamo cacciando nel didietro da soli.

  10. Andria 2 Gennaio 2014, 14:25

    Bravo, belll’articolo.
    Hai trovato il modo giusto di affrontare questo tema.
    Una riflessione a riguardo mi è venuta qualche giorno fa quando c’è stata la notizia dell’arresto di Stecca.
    Non tanto per quel fatto in sé quanto per il (bis)trattamento mediatico del pugilato, ricordo in paricolare un servizio sentito alla radio che mi ha disgustato, nel quale invece di dar la notizia si faceva una carrellata di pugili/delinquenti che lasciava poco alla fantasia ma neanche all’insinuazione, anzi, esplicitamente disegnava un parallelo delinquenza boxe.

  11. andrease 2 Gennaio 2014, 14:27

    25 anni fa, quando c’era una partita di quelle dure, limavamo i tacchetti posteriori per lasciare il segno nei placcaggi…ma non ci siamo mai posti il problema se fosse affine ai valori o meno. Tanto lo facevano anche gli altri… 🙂
    A livello professionistico penso che qualcosa sia rimasto, e ha ragione stefano che una grossa mano la danno i tifosi con il loro comportamento.
    In fondo alla fine di treviso zebre i saluti calorosi e i sorrisi c’erano da ambo le parti e questa è stata la cosa più bella della partita.

    i Brian Lima purtroppo ci sono ovunque anche al Rotary o in Croce Rossa, ma con questo non mettiamo in discussione la bontà di queste istituzioni.
    Quando ci sono basta scassarli di mazzate, metterli in galera e buttare la chiave. Anche se sono dei cinghiali muscolosi un modo per scassarli si trova sempre…

  12. Stefo 2 Gennaio 2014, 15:29

    Molto interessante il parallelo di Andria con Stecca, non ho sentito il servizio radio di cui parli Andria ma non ho nessun problema o dubbio a credere a quel che dici. Molto spesso quando atelti finiscono nei fatti di cronaca come nel caso Stecca o Lima e’ molto piu’ facile che i giornalisti si lascino andare alla strumentalizzazione ed al sensazionalismo andando a tirare dentro tutta una categoria (o consorzio umano come lo chiama Paolo) ed i valori che quello sport avrebbe mettendeli in discussione senza realmente sapere di cosa si parla e con generalizzazioni esagerate.
    Generalizzazioni che per carita’ e’ vero vengono usate dai singoli sport come propaganda, e qua condivido quanto scritto da Rabbidaniel che il discorso dei valori nel rugby (ma anche altri sport li hanno) rischia di devinire un banale nominalismo.

  13. Hrothepert 2 Gennaio 2014, 16:24

    Allora, non ripeterò le parole di Giovanni circa il deterioramento che si sta avendo anche nel Rugby citando come esempi lampanti l’ affaire regions gallesi, l’ ammutinamento anglo-franzoso e il doping, in quanto agli idioti ci sono sempre stati e comunque una certa aggressività c’ è sempre stata, anche perchè ad un certo punto il Rugby si è aperto anche a classi meno elitarie, io mi ricordo che molte volte miei compagni (con incidenza maggiore tra gli avanti ed in particolare tra i piloni, non ho mai capito il perchè non gli bastasse prendersi a sportellate per 80 minuti!!) che in campo erano l’ esempio della correttezza e del fayr play (eccetto le strizzatine di zebedei per farti mollare la palla, gli stamping vari per ripulire la ruck e tutto il..”repertorio” che c’ è sempre stato e faceva parte delle regole non scritte del gioco!!) al pub, ad una certa ora e dopo un certo numero di pinte cercavano sempre di utilizzare i più giovani e piccoletti della “compagnia” (tipo me, ma io col cavolo che mi prestavo, io al pub ci andavo a scolare delle sonore pinte e, se non mi ubriacavo troppo, a “baccagliare” le pulzelle e non a fare le scazzottate!!) come “strumenti atti a procurar battaglia”!!

  14. rubenargo 2 Gennaio 2014, 17:06

    la strada da seguire ce l’aveva ricordata qualche tempo fa il compianto Mirko Petternella, che scrisse parole toccanti sul rugby e che secondo me dovrebbero essere rilette ogni tanto per non correre il rischio di dimenticarci l’essenza vera di questo sport. Di fronte alle migliaia di parole vuote e povere che incombono in ogni ambito della nostra vita, anche in questo spazio, anche dette da me, mi permetto di menzionarle:

    Adesso so
    che quando si avanza uniti ci sono possibilità di successo.

    Adesso so
    che se non andrò in meta io, ci andrà un mio compagno.

    Adesso so
    che cosa vuol dire rispettare un avversario che è a terra.

    Adesso so
    che potrò cadere e perdere il pallone, ma un compagno sarà pronto a raccoglierlo e a lavorarlo per me.

    Adesso so
    che bisogna avere sempre qualcosa da portare avanti.

    Adesso so
    che si può anche perdere, ma non ci si deve mai arrendere.

    Adesso so
    che per ottenere qualcosa bisogna essere determinati.

    Adesso so
    che correre non vuol dire scappare, ma andare incontro al futuro.

    Adesso so
    che affrontare la vita sarà un gioco da ragazzi e che, se la vita è un gioco, il rugby è una gran bella maniera di viverla!

  15. malpensante 2 Gennaio 2014, 17:44

    Come spesso succede, buoni argomenti messi in tavola su on rugby. Di rischi veri, e grossi, ne vedo tre e ben collegati tra loro: professionismo, doping, stile di vita (principalmente, al momento, alcool). Il quarto è la TV, l’evento mediatico o anche solo lo sport mediatizzato, che chiude il loop con il professionismo. Da noi il rischio sputtanamento è amplificato dalla scarsa diffusione nazionale del rugby praticato, soprattutto dal punto di vista scolastico. “Adesso so” ha senso se l’hai imparato davvero, se te l’hanno raccontato (soprattutto i tromboni dei media con insopportabile retorica banalità) credi di sapere ed è molto peggio di ignorare.

    • Rabbidaniel 2 Gennaio 2014, 18:05

      Bravo Mal, argomento alcool. Da buon veneto non sono certo astemio e tra vini, birre e grappe non posso certo fare la morale. Ma passa sempre questo binomio rugby-birra, come se un astemio fosse una “femminuccia” o perdesse parte dello spirito (non alcolico) del rugby. Generalizzando. Questo aspetto va rivisto!

      • Hrothepert 2 Gennaio 2014, 18:18

        Rabbi, a me ormai l’ unico aspetto “attivo” legato al Rugby è proprio la birra e te me lo vuoi…rivedere?!? E dopo cosa mi resta?
        …ricordi..soltanto..ricordi!! 🙂

        • Rabbidaniel 2 Gennaio 2014, 18:27

          Hro e pensi che io abbia intenzione di diventare astemio? Penso solo che l’associazione mediatica e commerciale alcool (birra)-rugby non sia particolarmente educativa verso i ragazzini e che essi debbano imparare a bere bene e nei tempi giusti, non essere invitati a farlo in quanto parte del decalogo del perfetto rugbysta.

          • Hrothepert 2 Gennaio 2014, 20:08

            Sul fatto che uno debba bere perchè gli va e quando gli va (e sopratutto quando gli è legalmente consentito) e non perchè glielo dice il decalogo del rugbysta sono daccordissimo con te. Il binomio Rugby-birra in gran bretagna non è così distante dal resto del contesto generalebri, se non fosse stato molto regolamentato a causa del tifo violento, che l’ abuso di alcol amplificava, lo era anche per il football ma perfino se vai a vedere un torneo di darts in un palazzetto dello sport dentro ci trovi banconi pieni di spine e una quantità di gente “storta”, comunque sono daccordo con te che questi riti di contorno puramente britannici portati in un contesto totalmente diverso come quello italiano effettivamente diano l’ idea di una forzatura ed un clichè del Rugby non del tutto corretto!!

  16. mezeena10 2 Gennaio 2014, 18:22

    adesso so che questa insopportabile retorica non sta sui maroni solo al sottoscritto!

    • Stefo 3 Gennaio 2014, 00:33

      mez OT, questa sera RTE dava la prima visione di ROG il documentario su O’Gara, te lo consiglio fortemente, fatto molto bene non la solita pacchianata autocelebrativa e basta.

      • Rabbidaniel 3 Gennaio 2014, 00:51

        Avevo visto il promo, poi me ne sono scordato, spero di ritrovarlo.

        • Stefo 3 Gennaio 2014, 00:57

          Da scaricare lo troverai…magari non oggi o domani ma qualcuno lo mettera’ online, interessante, molto sulle emozioni di ROG soprattutto degli ultimi anni quindi quelle piu’ difficili (pedere il posto in Nazionale, il ritiro, il passare ad essere allenatore) piu’ che un programma su quello che ha vinto o non vinto, molto personale come documentario.

      • mezeena10 3 Gennaio 2014, 09:26

        grande Stefo, ho visto anche io il promo, imperdibile!!!
        anzi chiedo cortesemente a te o qualcun’ altro di postare il link appena disponibile!
        ho visto un altro documentario con annessa la partita col northampton, quella del drop vincente di ROG dopo piu di 40 fasi all’ 84! che partita pazzesca!!! ho esultato come nella diretta ahahah!!!
        grazie ancora per la dritta e buon anno nuovo a tutti voi 😉

        • mezeena10 3 Gennaio 2014, 09:39
        • mezeena10 3 Gennaio 2014, 09:46
          • mezeena10 3 Gennaio 2014, 09:47

            scusatae gli ot, ma solo il pensiero mi da i brividi!

          • malpensante 3 Gennaio 2014, 12:45

            Red Army tutta la vita

          • mezeena10 3 Gennaio 2014, 14:52

            😉

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