Un sito francese mette in fila le quantità di gioco dei giovani nazionali inglesi, francesi e neozelandesi
Movimenti e statistiche: U20, minutaggi a confronto. E l’Italia?
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Cosa ne esce dai crudi numeri? Che ha ragione la premiata ditta Munari&Smith, il giovane gioca solo se ha già dimostrato in un altro campionato di saperci fare! Da noi il campionato inferiore non é provante per un giovane e quindi ci sarà un ulteriore periodo di adattamento al livello superiore, Farrel non é sceso dall’albero che sapeva giocare come un campione, la gestione dei vari Morisi, Iannone, Campagnaro e chi più ne ha piú ne metta stá a testimoniare lo stesso lavoro che fanno in giro per il globo terrestre, il giovane va lanciato solo se si é sicuri di non bruciarlo e soprattitto se rende più del veccetto!
bello studio, magari sarebbe da notare come in francia ed inghilterra ci si aggiri attorno alla trentina di squadre pro tra prima e seconda divisione, a nazione, mentre in NZ le pro sono 5 e già il secondo livello è meno competitivo, non parliamo di italia dove tra le 2 pro e l’eccellenza il salto di intensità è enorme, francia e inghilterra hanno un patrimonio superiore a qualsiasi altra nazione rugbistica ed anzi, sono “criticabili” per raccogliere meno, come nazionale, di quanto sia il loro potenziale
interessante, ma ho la sensazione che non abbia molto che fare con la situazione italiana. per capire bisogna vedere i numeri delle altre del pro12 per capire. Però vedo un possibile ruolo per l’eccellenza. nella ‘filosofia’ di Gavazzi l’eccellenza dovrebbe essere utile per coprire i primi 2 o 3 post accademia. vediamo se funziona.
@gps é un po quello che tutti si augurano, ma se uno esce dall’accademia (quella in A1) a 20 anni e si fa un paio di anni in eccellenza, arriviamo a 22 anni e poi ci servono altri 2 anni per capire se può giocare con una certa regolarità e arriviamo a 24
Per un 3/4 in confronto con uno “straniero” son 3/4 anni di ritardo rispetto a un “celtico”, uno come madigan, weir, questo percorso lo stanno già facendo mentre i nostri giovani non sono poi così pronti, é la realtà, per uno di mischia 24 anni son ancora considerati pochi…
Kat, non è solo che sono daccordo, è oggetivamente come dici tu.
però arrivarci in ritardo è sempre meglio che non arrivarci proprio. e quindi trovare un modo di fare le cose all’italiana (in sesno positivo) non sarebbe male. poi magare se aggiustiamo la formazione dai fondamentali quel gap d’età si riduce.
per me che una apertura di 20 anni gestisce la squadra con eccellenza con buone percentuali è già una indicazione anche positiva. certo niente rispetto a livello pro, ma l’unica soluzione al pro è solo il pro. un 23enne pilone secondo me viene testato ben bene dai volponi di eccellenza.