La Nuova Zelanda apre il cuore ma non il portafoglio

Nell’impossibilità di competere con i soldi europei, si fa leva sull’orgoglio e sull’onore della maglia All Blacks

COMMENTI DEI LETTORI
  1. gian 23 Settembre 2013, 14:09

    se cominciano a fibrillare anche nell’emisfero australe per la predominanza economica anglofrancese, sarà il caso che le federazioni e l’IRB comincino a pensare ad una soluzione e a “castrare” le due leghe più potenti con regole condivise e globali, altrimenti rischiamo di trovarci a vedere un torneo stile NFL, spettacolare, ipercompetitivo e ricchissimo, ma fine a se stesso ed autoreferenziale, con lo sviluppo di giocatori limitato alle zone tradizionali e senza respiro internazionale reale (sempre seguendo l’esempio NFL guardate il livello/seguito/interesse delle competizioni internazionali di football americano extra pro USA)

  2. Katmandu 23 Settembre 2013, 14:29

    Mia nonna diceva sempre che con le idee e con gli ideali non metti assieme pranzo e cena, figurati la colazione!
    ora sinceramente faccio fatica a vedere un giocatore pro in nuova zelanza fare un doppio lavoro per mantenere il figlio e poter comunque giocare ad alti livelli, comunque se mi danno piu’ soldi per fare la stessa cosa perche’ dovrei rinunciare?
    in fondo stiamo sempre parlando di pro e il tempo in cui solo chi aveva le spalle coperte e poteva giocare ad alti livelli son pasati, brutto da dire ma e’ cosi’
    a mio avviso dovrebbe intervenire pesantemente l’IRB a monitorare e studiare una soluzione al “problema” sollevato da Tew
    I viaggi intercontinentali per gli atleti son molto pericolosi ma allo stesso tempo non si possono indebolire le nazionali in questo modo, a mio avvisi i neozelandesi dovranno calare le braghe prima o poi e portare gente che gioca all’estero, sempre che non ci siano clausole strane nei contratti
    il caso Rene Ranger e’ un serio attentato alla credibilita’ della causa AB’s un giocatore che potrebbe essere considerato titolare (piu’ o meno fisso) decide che per il bene dei suo figlio e di sua moglie di andare a prendere piu’ soldi dall’altra parte del mondo. chi di noi non lo farebbe? stesso lavoro stipendio 10 volte piu’ alto?

    • gian 23 Settembre 2013, 14:58

      è proprio questo il problema, a parte la clausola nazionale, giustamente dei pro vanno dove pagano di più (perfetto il tuo esempio sui lavori di noi semplici mortali), ma se alla fine tutti i più bravi sono spalmati su 30 squadre, il resto del mondo, probabilmente, non creerà più, col tempo, un numero di giocatori sufficienti a tenere in piedi 13/15 nazionali credibili, si rischia che i domestic delle nazioni “storiche” (già l’italia la metterei ai margini) creino comunque quei 10 giocatori l’anno che poi vanno a giocare i campionati pro (e magari storcano pure il naso per andare in nazionale come successe anni fa con i no USA in NBA) ed il resto del movimento torni ad un semipro/dilettantismo di livello come 20 anni fa!

      • Katmandu 23 Settembre 2013, 15:38

        ma se i contratti migliori son stipulati in un paio di nazioni al mondo mi spieghi di chi puo’ mai essere la colpa? le logiche di mercato son entrate nella sfera sportiva, che ci piaccia o no dovviamo accettarle e sperare che ll’irb vigili sulla situazione
        ora qualche anno fa la nuova zelanda naturalizzava isolani e la francia gli africani ora pero’ fare un discorso del genere e’ insensato in quanto la pecunia piu’ delle bandiere conta.
        i soldi son quelli ma se ai club francesi salta lo sfizio di sovrapagare un giocatore di chi e’ la colpa? il discorso e’ se un ragazzo di 20 anni rinuncia adu un bel contratto in francia per la naziuonale poi i soldi persi dall’ingaggio chi glieli rida’?

        • gian 23 Settembre 2013, 16:06

          ma io, infatti, non critico i ragazzi, hanno tutte le ragioni del mondo, trovo sbagliato criticare anche le società che hanno i soldi e li investono per mettere in piedi squadre sempre più competitive (magari le temo un po’ perchè aspetto sempre il momento in cui decidono di cambiare “investimento” lasciandosi alle spalle terra bruciata), trovo più intelligente criticare, o meglio rinfacciare, alle federazioni tutte il fatto che non si siano resi conto di questa deriva e che non cerchino una soluzione condivisa, visto che il loro lavoro sarebbe quello di far crescere tutto il movimento a livello globale con progetti a medio/lungo termine.
          proprio in questi giorni stiamo vivendo un primo tentativo di mettere il business davanti allo sport, qui in europa, se l’onda la sentono anche downunder, vuol dire che il problema è decisamente grosso e di attualità.
          come dicevo nel primo post, deve intervenire l’IRB ponendo delle regole che livellino il lato puramente economico, senza per questo togliere il fattore business dal rugby (esempio banale: nessuna società affiliata può avere un budget di più di X milioni di euro)

          • Katmandu 23 Settembre 2013, 16:14

            quoto sul ragionamento, ma ti chiedo una volta inserito il salry cap, (come in premier) lo sai che comunque esistono modi alternativi per pagare i giocatori? sapevo di spencer che a northampthon si dicesse che uno sponsor della squadra avesse “donato” mezza casa dove viveva in inghilterra, o ai vari giocatori lo sponsor “automobilistico” dava come premio dopo un tot, molto basso, una macchina nuova
            se io ti pago oltre che in soldi pure in bei e servizzi aggiro il salary cap, poi il francia si legge ogni giorno di squadre sull’orlo del fallimento ma il rischio lo si sa e’ quello

          • gian 23 Settembre 2013, 16:46

            questo è un altro discorso e vi è poco da fare, sarebbe già un gran passo in avanti normare il normabile, poi per il resto si può vedere e, magari, anche sorvolare se non sbilancia del tutto il mercato, in casi come questi c’è sempre il discorso:” se scopro che prendi premi in nero ti squalifico per tot tempo”…magari tieni le maglie larghe, ma almeno tieni un’arma carica puntata e quando vedi qualcuno che esagera la usi, ma questi discorsi deve farli un ente sovranazionale, dato che, comunque, una federazione ad avere squadre forti ci guadagna

  3. maz74 23 Settembre 2013, 16:42

    Il professionismo è anche questo e giustamente un professionista cerca di trarre il maggior beneficio possibile dal suo talento.
    L’unica cosa che potrebbe quanto meno rallentare il duopolio anglo-francese potrebbere essere la IRB e quindi tutte le federazioni che impongano:
    1) salary cup
    2) regole rigide sui bilanci dei club
    E poi ogni singola federazione più inserire vincoli del tipo se vai rinuncia alla maglia per sempre e cose del genere.
    Dato che il salary cup di solito è rapportato alle entrate di un club e stabilirlo al 60% per gli stipendi di giocatori e staff, potrebbe essere utile anche per i club italiani che spesso spendono di più di quello che incassano.

    • gian 23 Settembre 2013, 17:09

      sì maz74, ma il problema è un altro, il salary cap che indichi tu può rallentare una certa tendenza, ma non combatterla, se la squadra X ha un budget di 100 milioni di euro (cifra adatta per facilitare i conti, eh) con il sc che indichi tu può usarne 60 per pagare giocatori e staff, una che ne ha uno di 10 milioni ne può usare 6, non è che la seconda possa essere così competitiva rispetto alla prima in ottica attrattiva economica e la prima ogni anno incasserebbe di più e la forbice si allargherebbe ulteriormente…..se invece esistesse una regola per cui una squadra non potesse utilizzare più di 30 milioni per pagare tutti, magari anche la più piccola si potrebbe permettere qualche bel giocatore, in quanto con il budget dimezzato la prima non si potrebbe comprare tutti gli ABs, almeno la mischia e la panca rimangono sul mercato 😉

  4. mezeena10 23 Settembre 2013, 17:41

    mmm puzza di esodo..

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