Diaspora gallese: Roberts e Lydiate in riva alla Senna, sponda Racing

Nuove conferme, questa volta dalla BBC. E sullo scontro tra franchigie celtiche e federazione gallese interviene Alun Wyn Jones

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Stefo 10 Aprile 2013, 11:38

    Intervista ad AWJ molto interessante…non so se parla per se o se ha colto l’occasione per parlare un po’ a nome dei giocatori ma si legge da parte sua una chiara frustrazione per la situazione politica del rugby gallese.

  2. malpensante 10 Aprile 2013, 11:44

    Abituato a volare alto in touche, centra il problema vero nel casino di questo professionismo celtico “de noantri”

    • gsp 10 Aprile 2013, 12:22

      Secondo me sei un po’ troppo negativo. c’e’ un problema che le altre Home Unions si sono trovate a dover affrontare (lascia la FIR fuori) ed hanno cercato un modo per avere un peso nell’era professionistica oppure sparire dal radar e rimanere con giocatori abili e ben formati ma impreparati all’alto livello.

      E ci hanno provato oggettivamente con buoni risultati sia sul piano del club che sul piano delle nazionali.

      Certo siamo ad un bivio e sembra che il Galles lo stia affrontando nel modo piu’ sbagliato possibile. e forse siamo un po’ in ritardo.

      Per come la vedo IRFU e WRU cmq lottano per la sopravvivenza del rugby di alto livello e delle nazionali. qualche forma di far partecipare delle squadre (3 sarebbe davvero il minimo) a campionati professionistici competitivi devono necessariamente trovarla e secondo me lo faranno a tutti i costi. Non e’ detto che lo facciano bene, ma lo fanno per istinto di sopravvivenza.

    • gsp 10 Aprile 2013, 12:25

      E come dice AW Jones i contratti centralizzati (che se non sbaglio non ti piacciono da come ne abbiamo parlato in passato) ci sono nel rugby professionistico e in molti contesti. devi trovare quello che fa per te.

      • malpensante 10 Aprile 2013, 13:48

        Professionismo è quando i giocatori professionisti sono. C’è la sentenza Bosman e se ne esce solo con i cartellini, ecc. Poi le federazioni possono fare le regole: numero di stranieri, anche salary cap, ecc. Ma al centro del professionismo ci stanno i giocatori, e le società. E la valorizzazione dei cartellini (contratti, per via della citata Bosman) per le società: chi produce bene guadagna. La Federazione può fare ciò che vuole, ma in questo quadro. Non sono contrario per principio ai contratti centralizzati, così come alla compartecipazione nella proprietà dei cartellini ma se investi nei vivai dei club (soldi, tecnici, strutture, logistica, ecc.).

      • gsp 10 Aprile 2013, 14:31

        Considera pero’ un elemento, che Francia ed Ing sono ad oggi eccezioni. la francia e’ l’unica ad avere situazioni simili ad un campionato di calcio professionistico, che cmq non e’ l’unico modo di organizzare campionati professionistici, come si vede guardandosi intorno.

        Pero’ per quanto la WRU loro investono molto nelle nelle accademie delle regioni.

        Io non critico neanche gli scarlets. loro giustamente dicono alla WRU, volete farci essere economicamente sostenibili, noi vendiamo North un anno prima e quindi ci facciamo 250000 che pagano per un altro giocatore, e la riserva ce l’abbiamo gia’. il problema e’ che anche cosi’ non sono troppo sostenibili perche’ un north lo vendi ogni due anni se sei fortunato. l’unica cosa che io critico degli scarlets e’ che dovrebbe essere stati piu’ chiari e dire che a lor mantenere in galles i campioni non era proprio una priorita’.

        Pero’ malpensante non prendiamoci in giro. senza coinvolgimento delle federazioni il professionismo in galles ed irlanda si restinge di molto (insostenibili per le nazionali) e scompare in Scozia. tu puoi anche dire che e’ meglio’inveitabile. ma e’ anche un semplice istinto di sopravvivenza che le federazioni cerchino un modo di far sopravvivere il professionismo.

        • malpensante 10 Aprile 2013, 14:38

          Questo professionismo, gsp.

          • gsp 10 Aprile 2013, 15:39

            dipende malpensante, se uno pensa che questo sia l’unico professionismo che possono permettersi allora sara’ ‘questo’ professionismo. se ci sono altre forme possibili che si mettano a cercarle, ma io non vedo tantissime alternative.

  3. Maxwell 10 Aprile 2013, 14:07

    Perdonatemi….. non voglio essere ‘o professore … o sarcastico….. o offensivo…
    Ma se il Tolone,Tolosa,Clermont hanno bilanci di 30-38 milioni di euro, pari al bilancio della Fir, di cosa si continua a parlare?
    Dei bilanci Zebre-Benetton da 8 milioni? Del salary di 3,5 milioni di sterline gallesi? Del fatto che presto ci sarà una squadra argentina nel SR? Che si libereranno altri 15-20 posti nel top 14? Che i suddetti club del Top 14 non vorranno più gli argentini nazionabili ? Di Benvenuti al Perpignan? Di allargamenti a franchigie russe georgiane spagnole tedesche?
    Insomma si può parlare di tutto…. ma poi bisogna vedere la legge dell’articolo quinto…….CHI HA LA GRANA HA VINTO !!!
    Poi fra 3-8 anni la lega francese metterà dei paletti per ruoli o salary…… scommettiamo?

  4. And 10 Aprile 2013, 14:12

    si sapeva già. Sulla situazione del rugby gallese, nulla di nuovo ma mi capita per la Rete di leggere commenti di tifosi gallesi che dicono che a loro interessa + della Nazionale e del campionato locale, la Welsh Principality, che delle franchigie nel Pro12 e della Heineken Cup (mai vinta dai gallesi).

  5. Katmandu 10 Aprile 2013, 15:18

    AWJ ha sollevato una terza parte del problema e lo ha fatto con un entrata a gamba tesa sulle regioni e sulla WRU, rimarcando che sono comunque una delle squadre gallesi più forti di sempre, hanno posto il vero “focus” dove dovrebbe stare
    Il giocatore dovrebbe stare al centro del ragionamento, poi i comprimari, qui si fa il discorso opposto

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