Palloni da inseguire, baseball e basket: la via statistica al rugby

La statistica “legge” sempre di più il nostro sport. Ma in quale maniera? Ce lo dice Antonio Raimondi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Gianlu93 28 Febbraio 2013, 19:56

    Sempre un piacere Antonio.

  2. El bauco 28 Febbraio 2013, 20:41

    Articolo molto interessante, ma purtroppo i numeri non sempre spiegano tutto, anzi. Gli americani stessi usano un’altra espressione “Paralysis by Analysis” proprio in quei casi in cui troppi numeri girati e rigirati alla fine si contraddicono tra di loro e non consentono di arrivare a nessuna conclusione logica. Nel caso di giochi complessi con un enorme numero di variabili come il rugby secondo me bisogna stare attenti a non lasciarsi condizionare troppo dalle statistiche. Ok se si tratta di quantificare a consuntivo una serie di situazioni (placcaggi, possesso, touché vinte e/o perse, etc.) ma tutto ciò non può prescindere dalla presenza di gente che sappia valutare anche altre cose molto più “impalpabili” e difficili da quantificare. (personalità degli atleti in campo, la capacità di “perform under pressure”, le scelte di gioco. l’adattabilità dei giocatori a situazioni che cambiano di continuo. etc.
    A volte basta un rimbalzo sbagliato della palla a cambiare una partita.

    • Donato 1 Marzo 2013, 09:19

      Sono d’accordo con te sebbene il livello statitisco sia cresciuto con la tecnologia e indica parametri di una certa importanza molte altre cose difficilmente possono essere lette. Nei falli di mischia contro il Galles sono usciti 9 punti per loro e 3 per noi (con 1 cp sbagliato da halfpenny) e soprattutto la prima meta frutto di un rimbalzo e di una sciagurata scelta dei due mediani… queste purtroppo non possono essere lette se non viste sul campo… Cmq Antonio non si smentisce mai e ci regala sempre delle perle autentiche 🙂

      • Antonio Raimondi 1 Marzo 2013, 10:12

        Grazie Donato e El Bauco,
        dobbiamo considerare l’analisi statistica come uno degli strumenti, evitando gli eccessi che portano alla paralisi per troppa analisi, ma anche gli eccessi opposti, di sottovalutarne le potenzialità. Credo che sia molto interessante come strumento per la crescita dei giocatori, perché permette di individuare eventuali aree di forza e di debolezza e di calibrare meglio il lavoro in allenamento. Uno degli esempi più interessanti è quello dei Saracens, perché controllato dallo staff tecnico, mettendo la massima attenzione sui progressi a lungo termine. Partono da definire la partita perfetta (piano del gioco) e misurano, al fine poi di migliorarli, tutti quei fattori che sono controllabili. Penso che siamo ancora all’inizio e gli analisti daranno un sempre più importante sostegno agli allenatori. Non redersene conto, restare fermi su posizioni vecchie, significa restare indietro.

  3. mezeena10 28 Febbraio 2013, 20:55

    ottimo argomento e analisi lucida come sempre..interessante anche il film sul baseball (che personalmente non apprezzo come sport), ma penso che un equilibrio o meglio un compromesso tra le due “vie” sia la soluzione ottimale..

  4. Hullalla 28 Febbraio 2013, 21:50

    Da quel che ho capito, l’uso delle statistiche e’ tanto piu’ valido quanto piu’ ci sono ripetizioni nel gioco (e si segnano punti ripetutamente).
    Il rugby e’ quindi abbastanza praticabile per l’uso (oculato) degli strumenti statistici, dal momento che ci sono molte situazioni di gioco che si ripetono e che si segna abbastanza spesso (meno del baseball, del basket, della pallavolo e del tennis, ma piu’ del calcio e di altri sports).

  5. secondapescatrice 1 Marzo 2013, 00:00

    Ho visto il film in questione e anche se il baseball non mi piace, ho trovato interessante capire quali erano i requisiti e le caratteristiche dei giocatori che i vari scout cercavano…emblematico il caso di un giocatore che costava poco, non giocava un granche’ nel suo club perche’ aveva un particolare modo di tirare che faceva storcere il naso ai piu’!
    Eppure aveva una media piu’ alta di tanti altri che costavano il triplo!
    Attenzione che mi pare che la squadra in questione riesce a battere il record di vittorie consecutive (20 o giu’ di li) ma non a vincere la finale!

  6. Silverfern 1 Marzo 2013, 10:22

    Il film l’ho visto, è interessante ma anche, come tutti i films, molto romanzato, importante il fatto che, comunque tratta di storia realmente accaduta.
    Gli A’s non hanno poi vinto il campionato, ma, da quel che ho capito io, la priorita’ di questo metodo sta nell’andare a scovare giocatori sottostimati, che costano poco ma che hanno una grandissima resa. Cosa che non sempre accade con i giocatori più pagati od appariscenti.
    Anche a me il baseball non piace un granchè, non ho mai concepito uno sport in cui a 50 anni si può ancora essere competitivi anche con una panza tanta: provaci nel rugby! (….la panza diventa importante nel terzo tempo, non prima…)

  7. ernesto 1 Marzo 2013, 12:22

    Il film è bellissimo.
    Trarre utili indicazioni dai numeri nel rugby lo trovo più difficile. Tra tutti gli sport mi sembra quello nel quale i valori di collettivo superino i singoli valori individuali. Inoltre il rendimento dei giocatori varia col tempo in maniera più marcata (ad es.si invecchia più rapidamete).
    L’rticolo comunque e fatto benissimo.

  8. giobart 1 Marzo 2013, 13:30

    Devo dire di aver visto il film e mi è molto piaciuto, però credo che nel rugby un sistema come quello degli Athletics non sia fattibile, troppe varianti.

    Comunque ottimo articolo, bravo Antonio.

  9. mistral 1 Marzo 2013, 15:34

    le statistiche servono quasi sempre a giustificare a posteriori ciò che non si è stati in grado di prevedere correttamente… qualcuno ha già analizzato statisticamente il rimbalzo o la traiettoria in aria dell’ovale?… e se si, come si inserisce tale variabile nel contesto del gioco?… alla fine lo schema più semplice è sempre lo stesso: finchè si ha la palla in mano, gli altri non segnano…

Lascia un commento

item-thumbnail

“Fattore Pollard”, mischia Pumas e crisi wallabies: un torneo ai raggi X

Antonio Raimondi rilegge pregi e difetti delle quattro protagoniste del Rugby Championship secondo quello che ha detto il campo

8 Ottobre 2014 I nostri esperti / Giù il gettone
item-thumbnail

Dai piccoli inglesi ai grandi All Blacks, fino a Brunel: cosa ci dice il mese di giugno

Antonio Raimondi rilegge i risultati di un lungo mese di test-match, senza dimenticare i Mondiali Junires di Nuova Zelanda

27 Giugno 2014 I nostri esperti / Giù il gettone
item-thumbnail

1996-2014: gioielli, gioie e delusioni dell’Heineken Cup che chiude lo scrigno

A Cardiff l'ultima finale di un coppa che poi andrà in soffitta. Antonio Raimondi ne ripercorre la storia e ne traccia un bilancio

23 Maggio 2014 I nostri esperti / Giù il gettone
item-thumbnail

Tecnica, visione di gioco, capacità di corsa: la fantastica solitudine dell’estremo

Antonio Raimondi ci porta alla scoperta di un ruolo di cui si parla poco e che sempre di più può "schierare" degli autentici fuoriclasse

21 Marzo 2014 I nostri esperti / Giù il gettone
item-thumbnail

Dati e statistiche del Sei Nazioni 2013 per capire il torneo 2014

Antonio Raimondi prende i numeri del torneo di un anno fa e ci racconta quello che le cifre dicono. E quello che nascondono

24 Gennaio 2014 I nostri esperti / Giù il gettone
item-thumbnail

Tecnica, spazi e maestri vecchi e nuovi: il ritorno della nuova/vecchia mischia ordinata

Antonio Raimondi ci spiega tutti i vantaggi delle nuove regole che caratterizzano la fase più importante del rugby

20 Dicembre 2013 I nostri esperti / Giù il gettone