Doro Quaglio, cose che lascia in eredità una seconda linea

Un ricordo emozionante e delicato di uno dei più grandi nomi del rugby italiano. E la firma è quella di Marco Pastonesi

COMMENTI DEI LETTORI
  1. chicodelrodeo 9 Ottobre 2012, 12:51

    un racconto emozionante..
    una storia che nella sua parte “terrena” non era ancora finita quando lessi “la leggenda di maci”, in cui la grande Persona di Doro Quaglio è protagonista così come tutti quelli che si sono infangati una volta nella vita. Bel pezzo.

  2. M. 9 Ottobre 2012, 14:23

    Un’altra eredità è un certo Nicola Quaglio…

    • mezeena10 10 Ottobre 2012, 09:43

      ma non è il nipote? figlio dell’altro quaglio???

  3. bersagliere74 9 Ottobre 2012, 14:54

    ecco perchè chi indossa “quella” maglia deve sentire gli occhi suoi e di Maci sempre addosso…

  4. chicodelrodeo 9 Ottobre 2012, 15:38

    Il senso dell’appartenenza è stato oggetto anche di un articolo molto interessante a firma di raimondi. Credo che sia la base su cui fondare un vero rinnovamento del nostro movimento, l’anno scorso credo in leinster – bath di HC vidi uno stadio PIENO e una vittoria schiacciante, commovente vedere tutte quelle bandiere blu! Come pure quando seguo i tifosi dell’ulster e del cardiff blues, devo confessare di nutrire un pò di sana invidia… da aquilano e ovviamente simpatizzante per i colori del rovigo so che le piazze di tradizione, in cui si sente il legame forte col passato, hanno una marcia in piu, forse però per questo si soffre di piu nei momenti di crisi. Ecco forse quello che servirebbe è proprio un coinvolgimento sempre maggiore, a qualunque titolo, delle figure carismatiche. Perchè le persone facciano la differenza.

    • mezeena10 9 Ottobre 2012, 20:40

      quoto! purchè non derivi nel semplice, insulso e abietto campanilismo!!!

  5. Darda 9 Ottobre 2012, 16:09

    Sei un grande narratore Marco! Se questo ricordo di Doro fosse arrivato negli spogliatoi del Plebiscito domenica, forse il risultato sarebbe stato diverso, ma non importa, lo leggeranno…
    E per sempre GRAZIE Doro per tutto quello che ci hai lasciato,
    per sempre nei nostri cuori, di chi ha avuto l’immensa fortuna di conoscere il tuo grande cuore….
    Enrico Dardani

  6. TDD13 9 Ottobre 2012, 16:37

    Doro Quaglio, una persona incredibile…….grazie Marco per aver portato questo ricordo a chi ha conosciuto Doro, e una testimonianza di cosa sia l’incarnazione del Rugby a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo….

  7. Twuickenam 10 Ottobre 2012, 08:54

    Bellissimo! Bravo Pastonesi! Ho avuto la fortuna di giocare in squadra con lui. Una grande qualità di “Doro” è stata senz’altro la sua generosità. Mi ricordo che ero studente ed erano i tempi pionieristici del rugby ( fine anni 60). Facemmo una partita di precampionato in un paesino dell’hiterland bolognese e dopo c’era una sagra alla quale fu deciso di mangiare qualcosa. Naturalmente ognuno si sarebbe pagato il suo. Mentre mi defilavo alla chetichella lui mi chiamò con il suo vocione e, capendo al volo della mia sortita dal gruppo e delle motivazioni e, per non voler pubblicizzare la mia situazione, mi urlò: vieni quà, bocia, te voio pagar de bever per quel balon che te me ga’ passa’. Va da sè che mi offrì anche il mangiare. Grande uomo!
    Famosa poi la sua bettuta al ritorno da L’Aquila, che fece esplodere il pulmann in una gigantesca risata: “Che fai, Di Zitti, spingi?” Fu una battuta che a Bologna diventò un “cult” per decenni (lui era carabiniere in servizio in quella città,allora, e giocava nel Viro).

    • mezeena10 10 Ottobre 2012, 09:49

      grazie per l’aneddoto..a mio modesto parere sarebbe interessante anche una sezione del sito dedicata alle “storie del rugby”, quelle piu intime, della quotidianità, degli allenamenti, degli scherzi da caserma e ovviamente delle bevute a fine gara..visto che collaborano al sito dei veri “maestri del racconto” perchè non approfittarne??? 🙂

  8. nz71000 10 Ottobre 2012, 16:41

    Pasto sei un poeta del rugby. Questi tuoi racconti mantengono viva la memoria di rugbysti di altri tempi che amavano e professavano il nostro sport come una religione ed una vera dottrina. quello che ci vuole in un momento in cui la pallaovale assume l’influenza dei media e del professionismo che, per carità, sono necessari, ma senza dimenticare i VALORI di questo nostro, grande sport!

  9. Maurez 22 Novembre 2012, 16:19

    Grazie Marco.
    Dopo aver letto il tuo articolo sono scoppiato a piangere.
    Ho conosciuto Doro da bambino.Durante gli anni 80 vivevo a Rovigo, venivo dall’Aquila!Mio padre ex arbitro (all’epoca ancora arbitrava)mi portava a casa di Doro e Gisella ed Enrica.
    Doro era una persona stupenda, mi voleva bene e te lo faceva capire.
    La riprova la ebbi quando da adulto lo rincontrai e mi riconobbe,in quell’occasione ci bevemmo un po di ombrette in piazza Garibaldi.
    L’ultima volta che lo vidi era a Roma una Italia-Scozia del 2008.Lui e Gisella stretti per mano.Mi abbracciarono, Doro si commosse, Gisella pianse.
    Avevano appena saputo da me che da li a poco sarei diventato padre.
    Il resto e’ storia…..anzi leggenda!
    Ciao Doro
    Ti voglio bene

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