Roberto Manghi spiega le richieste dei club di Serie A Elite e i prossimi passi del dialogo con la FIR

Il portavoce dei club del massimo campionato, raggiunto da OnRugby, fa il punto della situazione

Roberto Manghi

Roberto Manghi

Dopo le recenti perplessità espresse dai club di Serie A Elite verso alcuni aspetti della gestione del massimo campionato italiano, come la riduzione del numero di squadre e le pause eccessive nel calendario, OnRugby ha voluto approfondire l’argomento con Roberto Manghi, eletto recentemente portavoce dei club. L’ex capo allenatore del Valorugby ha spiegato il punto di vista delle 9 squadre del Torneo, quale sarà il suo ruolo e quali sono gli attuali rapporti con la FIR.

I club del campionato italiano di Serie A Elite l’hanno nominata come loro portavoce, per sottoporre alla Federazione una proposta unitaria per l’organizzazione e il miglioramento del rugby italiano. Può illustrarci quali sono le esigenze emerse nelle riunioni con i club e, punto per punto, la proposta che avete elaborato?

Tutti i club di serie A Elite chiedono un campionato più credibile, a partire dal calendario che oggi è troppo spezzettato e con poche partite. Dal numero di squadre partecipanti. Chiedono una seconda competizione. C’era e, a torto, è stata tolta: bastava riformarla inserendo il numero di under 23 da utilizzare e coinvolgendo anche i club di serie A con cui è tempo di avere momenti di incontro/confronto. C’è il tema cruciale della formazione e del ruolo dei club in essa; ci sono i rapporti con la FIR e con le franchigie in merito alla gestione degli atleti.

La richiesta dell’aumento del numero delle squadre, da un lato offrirebbe un calendario più omogeneo ma, di contro, rischierebbe di creare un campionato dove i club più attrezzati giocano partite dall’esito “scontato” e quindi di minor appeal. Quali sono le possibili soluzioni a questo problema?

È un problema che oggi non esiste. Voi vedete le partite della serie A Elite? Quante partite sono sembrate dall’esito scontato? Secondo me, nessuna. Ad oggi abbiamo una classifica corta e anche i club che in questo momento sono fuori dai playoff hanno spesso reso la vita delle presunte big piuttosto difficile. Nel nostro movimento si fa spesso questo errore: si dimentica che il mondo va veloce, che i cambiamenti sono continui, che abbiamo alle spalle un vero e proprio tsunami che è durato due anni. Per chi vuol vedere ed è aperto al confronto, è evidente che i discorsi del 2019 oggi non hanno più alcun valore. Le strategie valide vengono costruite sulla base dei dati del presente per provare ad immaginare il futuro e bisogna essere pronti ad aggiustare la traiettoria sulla base della realtà che cambia. Sulla base delle analisi e dei bilanci, essenziali per costruire cose positive. Senza dimenticare gli stimoli che ci arrivano dal livello internazionale che vanno presi in considerazione; non copiati ma adattati nel modo migliore alla nostra realtà.

Un altro tema centrale nei rapporti con FIR è quello dei giocatori provenienti dalle Accademie. Quali sono le problematiche emerse e le aspettative e necessità dei Club?

La formazione è un tema centrale. Come si fa a sostenere che i club non sono capaci di svolgere un ruolo nella formazione degli atleti di alto livello. Dove è stato Lamaro dal 2014 al 2019? E i fratelli Cannone dove hanno giocato prima di diventare titolari in franchigia? Sono due esempi che smentiscono chi demonizza il lavoro che si fa nei club. Peraltro, trattando male quei (pochi) imprenditori che investono nel nostro sport. Aloi (direttore della Serie A Elite, ndr) ci ha chiesto di incontrare la direzione tecnica FIR su questo punto ed è ciò che faremo.

La sua nomina rappresenta anche il primo passo per ricostituire una Lega dei Club? A tal proposito ci state già lavorando? Quando nascerà e come pensate di strutturarla?

La Lega resta un obiettivo importante ma non siamo partiti dalla scatola. Prima bisogna avere i contenuti da mettere nella scatola. Altrimenti la scatola resta vuota e inutilizzata. Credo che il tipo di struttura sia un dettaglio da commercialisti. Quel che conta è che i club hanno iniziato un percorso di lavoro comune. Mai come in questo periodo i presidenti dei club hanno condiviso le difficoltà dell’oggi e stiamo lavorando a una piattaforma comune di proposte che in prospettiva dovranno riguardare anche i club di serie A e B. Fatto questo step, comunque vada, diventerà fondamentale costruire una Lega perché, ricordando una frase famosa “Uniti siamo tutto, discordi siamo nulla”.

Come ha accennato prima nei giorni scorsi hai incontrato Marco Aloi per sottoporgli le esigenze dei Club. Come è andato l’incontro e qual è stato il feedback?

E’ stata una chiacchierata cordiale fatta da me con i rappresentanti di turno dei nove club. Aloi è sempre cordiale quando parla con noi. Siamo ai primi di febbraio e servono risposte sulla stagione sportiva che inizia il primo luglio di quest’anno. Comprenderete bene l’urgenza delle risposte che non può prendere lui.

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