Tutto sommato il rugby gallese sta cucinando qualcosa

In un anno di annunciate vacche magre, emergono alcuni volti nuovi che possono ridare linfa alla nazionale

Scarlets, URC: la formazione per la sfida contro il Benetton Rugby

Tutto sommato il rugby gallese sta cucinando qualcosa – ph. Sebastiano Pessina

Gli Ospreys sono noni in classifica, con quattro vittorie in otto partite. Cardiff è undicesimo, gli Scarlets quattordicesimi, i Dragons ultimi in URC con una vittoria soltanto.

Mai il rugby gallese è stato così in basso.

Un anno di vacche magre annunciato, visti i problemi economici nei quali la federazione e le franchigie sono incappati nel corso degli ultimi anni e in particolare degli ultimi 18 mesi.

Il mercato ha visto l’esodo non tanto e non soltanto dei veterani del palcoscenico internazionale come Liam Williams, Will Rowlands, Cory Hill, Leigh Halfpenny, Gareth Anscombe, ma soprattutto di una folta schiera di giocatori importanti per le quattro squadre provinciali che magari hanno episodicamente vestito anche la maglia della nazionale.

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Non tutto il male viene per nuocere, però. Certo, trasformare in una prospettiva positiva la situazione del movimento professionistico gallese è compito arduo e complesso, ma è innegabile che un sottoprodotto positivo si sia venuto a creare: l’emergere di un certo numero di giocatori di talento.

In particolare a Cardiff e Swansea, la stagione 2023/2024 sta regalando un palcoscenico importante ad alcuni giocatori che potranno essere parte importante del prossimo futuro delle franchigie e, perché no, della nazionale.

A guidare questa avanguardia c’è il seconda linea degli Ospreys James Fender, classe 2001, man of the match nella vittoria sugli Scarlets nel derby del Boxing Day di URC. In prestito ai Cornish Pirates in Championship lo scorso anno e richiamato in franchigia solo per essere mandato sostanzialmente al macello in Sudafrica, Fender si è dimostrato in grado di reggere il livello in un modo che nessuno aveva sospettato finora.

Duecento centimetri e centoventuno chili, d’altra parte, non si portano facilmente in giro per il campo, ma con un motore come quello di questo ragazzo sono un’arma di cui è difficile fare a meno. Fender è un giocatore fisico e mobile al tempo stesso, che sta crescendo molto anche come regista della rimessa laterale e che si fa carico di tantissimo lavoro in giro per il campo. Un Thibaud Flament in the making.

Nel pacchetto di mischia della franchigia di Swansea occhio anche all’altro 22enne Harri Deaves, che in metà stagione ha già raccolto l’ammontare di presenze da titolare delle scorse due stagioni e che con la nazionale U20 aveva brillato prima di un brutto infortunio che ne ha rallentato la crescita, e il clamoroso Morgan Morse, classe 2005 che ha brillato di luce propria allo scorso mondiale U20 malgrado di due anni più piccolo della maggior parte degli avversari.

Più immediatamente pronto ad un salto di categoria sembra l’estremo di Cardiff Cameron Winnett, estremo del 2003 che è già a 650 minuti giocati in stagione contro i 235 del resto della carriera.

Winnett è un estremo del genere compatto: appena un metro e ottanta in un rugby di giganti, ma gambe esplosive, grande tecnica individuale e un naturale talento per sbagliare molto poco. Un giocatore che trasuda eleganza e che potrebbe ricevere una chiamata nel giro della nazionale molto presto.

L’instancabile placcatore Alex Mann, terza linea del 2002 ed ex capitano della nazionale U20, è un altro dei giocatori emergenti nella capitale.

Nelle prossime settimane, quando Warren Gatland dovrà incominciare a costruire il Galles del prossimo futuro, forse questi nomi non rientreranno nella lista delle sue scelte. Certamente, però, sono sul suo taccuino per il ciclo mondiale in avvio.

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