Andrea Piardi: “Il mio è stato un percorso lungo e pieno di sfide”

L’arbitro appena designato nel Sei Nazioni 2024 e il coordinatore nazionale Alan Falzone parlano di questa svolta storica

URC: Andrea Piardi arbitrerà a Edimburgo, scelti quattro assistenti italiani per le altre partite ph. Ettore Griffoni

Andrea Piardi arbitrerà nel Sei Nazioni ph. Ettore Griffoni

Andrea Piardi sarà il primo arbitro italiano a dirigere una partita del Sei Nazioni maschile. Un risultato decisamente importante per tutto il movimento, visto che mai fino ad oggi un fischietto italiano era riuscito a scalfire quello che sembrava un velato muro di diffidenza nei confronti dei nostri direttori di gara.

Prima di lui Alan Falzone e Marius Mitrea ci erano arrivati vicinissimi. Entrambi però non sono riusciti a fare il passo definitivo e avere in consegna la condotta principale di un match nel torneo di rugby più antico del mondo.

A margine della notizia della designazione che vedrà Piardi in campo a Dublino per Irlanda-Galles del Sei Nazioni 2024, abbiamo parlato con l’arbitro bresciano e anche con lo stesso Alan Falzone, Coordinatore della Commissione Nazionale Arbitri.

Un contributo che ripercorre le tappe necessarie ad ottenere questo prestigioso riconoscimento, ma anche un’occasione per trattare i temi centrali del settore arbitrale internazionale.

Leggi anche: Andrea Piardi è il primo arbitro italiano a dirigere una partita del Sei Nazioni maschile

Andrea Piardi: “Il mio è stato un percorso lungo e pieno di sfide”

Le prime due domande riguardano la sfera politica e gli step necessari per conquistare fiducia in un ambiente tanto competitivo come quello degli arbitri internazionali.

La designazione di Andrea Piardi è una bella soddisfazione per tutto il movimento. Che cosa è dovuto succedere perché un italiano arrivasse ad arbitrare al Sei Nazioni? Qual è stato il lavoro di FIR per ottenere questa svolta? 

Alan Falzone: “Il cammino per arrivare a questo momento storico parte da molto lontano. Questo non è il punto di arrivo, perché eravamo già arrivati da molti anni ad adeguarci agli standard internazionali richiesti. Forse è mancata un po’ di considerazione al nostro settore, ma il lavoro della Federazione negli ultimi 3/4 anni è stato decisivo. La bravura di Andrea Piardi però va sopra ogni cosa, altrimenti non saremmo qui a parlare. Mancava un tassello di natura politica più che tecnica. Le capacità Andrea le ha adesso come le aveva già anni fa. La direzione di gara della finale di URC nel maggio scorso ne è un esempio. In più c’è il sostegno di FIR che gli ha consentito di essere arbitro full time e concentrarsi esclusivamente sul rugby.

La notizia che sarai l’arbitro di Irlanda v Galles nel Sei Nazioni 2024. Lo possiamo definire come il traguardo di un lungo percorso? Puoi raccontare in breve come si è sviluppata la tua carriera?

Andrea Piardi. “Dieci anni fa ho smesso di giocare e subito dopo ho intrapreso l’attività arbitrale. Mi ha convinto a farlo Gianluca Gnecchi, mio amico nonchè compagno di squadra. Il fatto che sabato 24 febbraio sarà anche il mio assistente in Irlanda-Galles a Dublino rende il tutto un po’ più ‘romantico’. Devo dire che il percorso che ho fatto per arrivare fin qui è stato progressivo. Ho iniziato dalle prime partite regionali, per poi passare ai tre anni di accademia arbitrale a Tirrenia e infine ho compiuto il salto al massimo livello nazionale (l’attuale Serie A Elite). Nel 2019 è arrivato l’esordio nel vecchio Pro 14 (attuale URC), ma negli ultimi tre anni c’è stata una crescita continua, fatta di alti e bassi ma anche di sfide sempre più importanti e di impegno costante, sempre seguito e sostenuto dal mio coach Alain Rolland, da Alan Falzone e da Marius Mitrea. Adesso la soddisfazione di essere il primo arbitro italiano a dirigere una gara del Sei Nazioni.”

La professione di arbitro vista dalla parte dei protagonisti

Diventare arbitro professionista richiede tempo, motivazione e spirito di sacrificio. Ecco la testimonianza diretta di chi ha calcato un numero imprecisato di campi.

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un arbitro che punta a diventare un professionista?

Alan Falzone: “La prima cosa, probabilmente la più importante, è la passione. Non si può fare tutto questo senza l’amore per lo sport che andremo ad arbitrare. Poi però ci sono molti altri fattori che servono per stare nell’élite del rugby internazionale. Bisogna prepararsi bene fisicamente, avere costanza, analizzare le proprie prestazioni e prepararsi a viaggiare molto spesso. Nei campi più importanti la pressione è diversa, ma per arrivare ad essere coinvolti a quel livello bisogna impegnarsi davvero a fondo.”

Come si svolge la settimana tipo di un arbitro professionista?

Andrea Piardi: “Sono diventato arbitro full time dal luglio 2023. Prima avevo un contratto part time con FIR e contestualmente svolgevo il lavoro di ingegnere in uno studio tecnico. La settimana di un fischietto internazionale va pensata come rovesciata, perché lavoriamo nel weekend. Il sabato o la domenica generalmente si va in campo per la partita, che per me significa comunque muovermi all’estero nella maggior parte delle volte. Poi dal giorno seguente comincia il lavoro di review, con il mio coach Alain Rolland che mi manda una sua analisi della gara. Io riguardo tutto, rimango in contatto con lui e mi confronto con un performance reviewer straniero che controlla la partita ‘scomposta’ in ogni suo momento (mischie, touch, ecc.) e inserita in un database internazionale. Tutti questi passaggi si svolgono entro il martedì. Dal mercoledì il focus passa sul calendario del fine settimana successivo: analisi delle squadre, analisi delle partite che hanno giocato ecc. Oltre al lavoro informatico c’è una preparazione fisica da mantenere, che prevede un doppio lavoro in palestra e uno sul campo. Posso dire che nel corso della settimana guardo un numero altissimo di partite, non mi stanco mai e prendo spunto dai colleghi e cerco di rimanere sempre aggiornato. In ogni caso la vita dell’arbitro professionista non è facile, è un lavoro e c’è del professionismo dietro. Nel 2023 sono stato via da casa circa 5 mesi.”

Quali sono le situazioni di gioco più complesse da gestire quando ci si trova ad arbitrare nel contesto internazionale? 

Andrea Piardi: “Più il livello cresce, più la partita diventa meno complicata e lineare. Ciò che può cambiare l’esito di un confronto sono gli episodi. Ritengo che non ci siano aree del gioco particolarmente complesse da affrontare come in passato. Semmai è la decisione sul singolo momento poco chiaro che può rendere difficile arbitrare una partita internazionale.”

Le polemiche, gli abusi e tutto ciò che non va

La grande esposizione mediatica del rugby ha aperto le porte a cattive pratiche a cui forse non eravamo abituati. Il commento finale di Alan Falzone e Andrea Piardi.

La recente Rugby World Cup si è chiusa con uno strascico di polemiche probabilmente mai registrato nei confronti dei direttori di gara. Cosa ne pensate in merito alle lamentale di tanti colleghi (ad esempio Wayne Barnes e Tom Foley) che hanno notificato comportamenti poco lusinghieri nei loro confronti?

Alan Falzone: “Il messaggio emerso dalla parte finale della Coppa del Mondo 2023 non è stato bello. Fino ad oggi tutti vedevano la figura dell’arbitro di rugby con grande rispetto, tutto ciò si è un po’ perso nel corso dell’ultimo mondiale, ma penso che ancora la situazione sia migliore rispetto ad altri sport. Tra le potenziali cause di questi brutti comportamenti penso che incida il coinvolgimento di tanti attori in un evento globale. Molte persone sono portate ad esprimere opinioni, non sempre lo fanno nei toni giusti. Sono ancora convinto che siano episodi sporadici. O almeno lo spero.”

Andrea Piardi: “Siamo arrivati ad un punto in cui l’errore dell’arbitro non è più tollerato. Non capisco quale sia stato il momento in cui siamo passati a fare più attenzione a ciò che decide l’arbitro e non a che a quello che fanno i giocatori in campo. Noto la voglia incessante di puntare il dito sui presunti errori del direttore di gara, ma non esiste la partita perfetta. Nessuno è in grado di arbitrare senza commettere errori. Forse l’annullamento della distanza interpersonale dettato dai social media ha concesso tutto questo. Ognuno può esprimere la sua opinione anche quando offende. La cosa positiva è che World Rugby, EPCR e la Federazione Italiana Rugby hanno messo in campo un sistema di controllo che intercetta le minacce e i messaggi pericolosi e ci tiene al riparo dalle situazioni più incresciose. Non riesco a capacitarmi perchè una persona dovrebbe perdere il proprio tempo ad offendere qualcuno su una piattaforma web. Vedere i tuoi colleghi attaccati è molto duro, le persone dovrebbero rendersi conto che le parole hanno un peso.”

Valerio Bardi

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