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Ecco la differenza tra la mentalità All Blacks e la nostra: “tutto quello fatto in passato non conta, quello che conta è la prossima partita”. Noi invece ci siamo caricati col nostro passato recente (discreto) perdendo il focus su chi avevamo di fronte e come ogni partita vada giocata azione dopo azione, sia che si prendano tre mete nei primi 15 minuti, sia che si riesca a tenere. Quella che conta è l’azione successiva, il placcaggio successivo, il rimettere in piedi in fretta la concentrazione per affrontare con forza i restanti 65 minuti. Loro, hanno archiviato le sconfitte (sicuramente sono andati a rivedersi quello che ha funzionato e quello che non ha funzionato) e poi via alla prossima da vincere, concentrati in ogni singolo istante degli 80 minuti. Non avremmo potuto vincere, questo è certo, ma non gli abbiamo mai, mai messo un unghia di dubbio. Questo perché, prese quelle mete, non ci siamo concentrati sull’azione successiva, sul dirsi “va bene, a questo punto la perdiamo, ma facciamogliela sudare fino in fondo”. E la differenza, non solo tecnica e d’intensità, sta tutta qui, nell’attitudine a giocare partite da dentro o fuori e fare ferocemente quello che viene richiesto in questi casi. Qualcuno, in questi giorni, si chiedeva cosa sarebbe successo se il calendario fosse stato invertito. Penso che le cose, almeno sul piano dei punteggi finali, sarebbe cambiato. Loro erano certi di prendersi 5 punti con noi, ma, affrontati a inizio torneo, una volta ottenuto il risultato non avrebbero continuato a spingere come forsennati e per noi sarebbe stato comunque un bagno di umiltà per affrontare poi le partite successive. Naturalmente con i se e con i ma non si va da nessuna parte e il passato non si può cambiare. Ma il futuro sì, se si impara la lezione e ci si rimette in sella in fretta