Malgrado il 34-14 finale l’Australia offre una prestazione poco convincente, mentre i lusitani confermano di essere una squadra intrigante
Rugby World Cup 2023: l’Australia vince, il Portogallo diverte
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Più o meno come le zebre, belle mete e notevoli errori e …. tranne casi particolari, alla fine perdono 😉
Diciamo che con i criteri contraddittori adottati dagli arbitri in questo mondiale gli australiani si sarebbero potuti trovare anche in 11 a un certo punto della partita, perché dopo i due gialli ci sono stati altri placcaggi molto al limite
Contento per la conferma del Portogallo , una europea in piu’ che si affaccia ai piani ” semi alti ” del rugby che conta; adesso siamo in otto, confidando nella Spagna e nella ripresa della Romania, potremmo arrivare a 10 team, roba da organizzare , nell’anno LIons, un bel campionato europeo………….
Io un “5 Nations Championship” con Italia, Portogallo, Spagna, Romania e Georgia me lo guarderei volentieri. Se poi si ipotizzasse una sorta di “permeabilità” tra le 5 europee migliori e queste 5 “un po’ meno migliori” si potrebbe rendere tutto più dinamico, si potrebbero dare più opportunità di crescita non soltanto ai giocatori ma anche agli arbitri delle rispettive federazioni, e aiutare in entrambi gli ambiti la scoperta di “giovani talenti” che potrebbero avere altri palcoscenici rispetto ai soliti. Però credo che sia una cosa irrealizzabile, nessuna delle Top5 accetterebbe mai di essere “degradata” rispetto alla loro idea di (meritata storicamente) superiorità ancestrale – anche se hanno le federazioni che cadono a pezzi, le squadre che falliscono e i giocatori che scappano.
@Eva P. …ma menomale! Fusse che fusse la volta bona che va in pezzi invece che essere solo cadente! Che andasse in pezzi insieme a (relative) ipocrisie che ci hanno insegnato e che i giornalisti rilanciano ancora e che potrei riassumere come, “la diversità di noi rugbysti”, che mi sono, io per primo, bevuto per mezzo secolo, tanto ho impiegato a realizzare che in realtà ci si davano le botte proibite di nascosto, anche allora e, come dicono ora, ci si bullizzava in campo e fuori e che quindi, in definitiva, non si era diversi dagli altri. Che andasse in pezzi per fare spazio a un rugby meno ipocrita ed elitario nel suo modo di pensare, per far spazio a un normalissimo sport, se “necessario” con giro d’affari ridimensionato prima di tutto nelle Nazioni più “forti”, un normalissimo sport con normalissimi campionati europei, mondiali e quant’altro, con normalissima sportività e civiltà tar i contendenti, mettendo una pietra sopra alle “grandi tradizioni” come il 6 Nazioni.
Loro, il Seven lo giocano e, a mio modo di vedere, il loro gioco è frutto delle competenze acquisite lì. Forse è una lezione che non dovremmo sottovalutare.