Il classismo della palla ovale è il grande tema di questa Rugby World Cup

In conferenza stampa, sui media, intorno agli eventi che caratterizzano il mondiale queste due prime settimane sono state improntate a dare visibilità alla competitività delle nazionali minori

COMMENTI DEI LETTORI
  1. carpediem 25 Settembre 2023, 09:19

    Ditemi il nome di una sola tier1 disponibile a rimetterci 1 solo cent per favorire lo sviluppo delle squadre emergenti.
    Sono cinico, non ci credo

    • Ventu 25 Settembre 2023, 09:47

      Giustissimo, le partite di rugby internazionali sono logoranti, per cui i giocatori migliori cerchi di tenerli per squadre competitive. Al limite si potrebbero organizzare con le squadre A o XV, ma anche qui è molto più costoso organizzarle con Cile, Uruguay o Samoa rispetto a una qualunque squadra europea.
      C’è da dire che anche a me la nationsleague non piace e negli ultimi anni i test match con Portogallo Georgia e Uruguay a noi italiani hanno fatto bene, riusciamo a gestire meglio la superiorità sulla carta

  2. Dusty 25 Settembre 2023, 09:35

    La prima cosa che mi è venuta in mente è che l’Italia in questo cerchio magico ci è entrata un po’ per sbaglio e solo molto poco per merito. Ma i tempi e le situazioni erano diversi quindi va bene così; oggi credo che saremmo stati lasciati fuori. La seconda cosa che mi viene in mente è che alle ultime elezioni all’interno di World Rugby certe persone come Pichot erano state palesemente elette per favorire le federazioni minori: che fine hanno fatto questi personaggi e soprattutto cosa hanno fatto in questi anni? Non vorrei che alla fine si fossero anche loro piegati alla logica del business al servizio dei capibastone che hanno in mano le redini del comando.

    • davo 25 Settembre 2023, 09:59

      Il potere logora chi non lo ha….

    • max85 25 Settembre 2023, 15:15

      Pichot nel consiglio esecutivo di WR non c’è più, c’era nell’amministrazione precedente https://www.world.rugby/organisation/governance/structure/executive-board

    • Lorenzo Calamai – OnRugby.it 25 Settembre 2023, 17:12

      Hanno perso le elezioni.
      Dopo essere stato il vicepresidente di World Rugby, Agustin Pichot si era candidato contro Bill Beaumont alla presidenza della federazione internazionale, ma ha nettamente perso. Si parla di un suo possibile ritorno in corsa per le prossime elezioni, ma per il momento sono solo voci

  3. fracassosandona 25 Settembre 2023, 09:40

    Inghilterra Scozia Galles Irlanda e Francia 25 anni ci hanno fatto sedere al loro tavolo.
    Non abbiamo portato spettatori, introiti televisivi e nemmeno sponsor, sul piano tecnico parlano le statistiche…
    quando è ora di ricevere denaro però siamo soci alla pari…

    se le federazioni europee, che sono quelle ricche e con tradizione, sono arrivati a vendersi parte delle quote a CVC (cosa che ridurrà i loro introiti a favore del nuovo socio di capitale), non vedo grosse speranze di allargamento degli orizzonti del rugby…
    ovvero ci sarà quando il sistema imploderà e si tornerà a giocare a livelli più umani (cosa che non vedo poi così lontana dato che hanno cominciato a saltare i primi club inglesi e le province gallesi stanno con le pezze al culo…)
    unico campionato che al momento sembra essere in salute dal punto di vista di pubblico, interesse mediatico e di sponsor, reclutamento tecnico, è quello francese, cosa che si riflette positivamente sia sulla loro nazionale sia su quelle dei giocatori esteri che vi militano…

    • irishshrink 25 Settembre 2023, 10:07

      Sottoscrivo, specialmente per quanto riguarda l’implosione che per me pero’ arriva piu’ presto del previsto. Anche i rumours di allargamento sono piu’ (secondo me) dedicati al cercare di creare un paracadute per le grandi in difficolta. Chi si ricorda di come nacque il rugby league? I giocatori delle squadre di classe operaia avevano bisogno di lavorare il lunedi e necessitavano risarcimenti per gli infortuni, il sud dell’inghilterra li chiamo’ professionisti. Stiamo andando verso qualcosa del genere ma attraverso una logica capitalistica. Che ipotetici bacini di udienza ci sono nelle nazioni che non parlano inglese? Enormi. Qualcuno presto ci arriva nonostante tutti i carpiati degli altri ( arbitraggi “tarati”, tornei a invito basta che accetti di non poter vincere, arbitri inglesi per membri della corona, giorgiani formati da irlandesi ecc ecc). Quando succede (per me presto) I CVC di turno saprenno cosa fare. Sono molto felice del posizionamento espresso da lamaro e da molti tecnici. Lo trovo molto intelligente e sensato

    • Mich 25 Settembre 2023, 13:13

      Non saprei dirlo meglio, eppure di solito, al netto di correzioni automatiche, mi esprimo benissimo 🙂

  4. Fabfab 25 Settembre 2023, 09:57

    È il punto cruciale non solo di questa RWC, ma del futuro del rugby mondiale. Come ho scritto nei giorni scorsi a proposito dell’allargamento a 24 squadre, con qualcuno che controbatte che dovremmo addirittura ridurre il numero attuale (non entro nei meccanismi dei test match, che ho sempre trovato cervellotici sul fatto che ognuno non possa scegliersi le squadre contro cui giocare) alla lunga diventerebbe uno sport dove se la giocano sempre le solite 4-5, con una seconda fascia che può fare qualche sorpresa, ma alla lunga diventerebbe (se già non lo è diventato) noioso tranne per i tifosi di quelle 4-5 squadre. Ogni anno noi tifiamo per l’Italia al 6 Nazioni solo nella speranza di vedere qualche vittoria sporadica ben sapendo che forse non vinceremo mai il Torneo e nonostante siamo una squadra Tier 1 (sulla carta), ma come si devono sentire i tifosi georgiani (che, beninteso, mi stanno pure antipatici) che stravincono ogni anno il loro 6 Nazioni B, ma raramente hanno la possibilità di misurarsi col piano di sopra? Poi magari ti capita un mondiale dove stanno sbagliando quasi tutto e vengono ricacciati indietro un’altra volta. È ovvio che si intrecciano questioni legate ai capitali investiti: chi ha le mani sulla torta non molla la propria fetta e poco importa se già per chi ha le mani sulla torta le fette non sono uguali, ma c’è chi quella torta la vede da vicino e chi addirittura è in un’altra stanza

    • Dave Champion 25 Settembre 2023, 10:45

      Che sia uno sport d’elite (ed anche anglosassone) e’ evidente a tutti. Basta guardare sia i calendari che gli arbitraggi. Per il 6 nazioni io sono anni che sarei per un sistema promozione / relegazione al 6 nazioni B. Certo l ‘ Italia potrebbe essere relegata ma ogni tanto toccherebbe anche a qualcun altro… Poi certe annate sarebbe stato meglio non parteciparvi al 6 nazioni (e mannaggia a me che sono pure andato all olimpico, stade de france e twickneham)

      • Hrothepert 25 Settembre 2023, 14:35

        @Dave Champion, ricordo, per l’ennesima volta, che il Six Naitons Championship (già Tournament) non è una competizione organizzata da Europe Rugby o da World Rugby, ma è un torneo privato, di proprietà delle federazioni che ne compongono il board, e, per tanto, che la formula da te auspicata è, a prescindere da qualsivoglia opinione al riguardo, totalmente fuori da ogni contemplazione!!!

        • mikefava 25 Settembre 2023, 17:22

          Hro, molti non se la vogliono mettere in testa questa cosa…non è cattiveria nei confronti di nessuno, ci mancherebbe, tantomeno di Dave che è un grande…però il Sei Nazioni, spiacente forse nel dirlo ma anche no, non cambierà mai formula, né le nazionali che lo compongono avranno mai l’interesse a far entrare qualcun’altro. Tra l’altro, la formula a sei squadre fu stabilita già nel 1998, due anni prima del nostro ingresso nella competizione, quando il rugby era professionistico da soli tre anni e si erano riconosciuti i meriti sportivi di un’Italia che, in quel preciso momento storico, tolte le Cinque precedenti partecipanti, non aveva eguali in Europa. Ho tentato di spiegarlo anche a varie persone su facebook, perché qualcuno invocava l’intervento di World Rugby per cambiare il Torneo…ma World Rugby non ha alcuna giursdizione sul Sei Nazioni, sono le sei componenti che possono decidere autonomamente se e quando far entrare altre nazionali o, eventualmente escluderle, compresa la stessa Italia. Come se non bastasse, non solo le Sei sono comprese nell’organizzazione e gestione dell’evento, ma sono in un consiglio di amministrazione, con quote e profitti, il Sei Nazioni è un’azienda a tutti gli effetti…e giustamente un’azienda fa ciò che le pare, non quello che il pubblico vorrebbe (che poi bisogna vedere quale pubblico, dubito che Inghilterra o Galles sarebbero su cambiamenti che in questo momento potrebbero danneggiare in primis loro). Non esisterà mai un sistema di promozione/retrocessione, non interessa a nessuno, a nessuno che conti qualcosa almeno. Ovviamente non per dare importanza all’Italia, ma la Georgia è il Sig. Nessuno, il Sudafrica eventualmente potrebbe dire una parola in piazza, ma lo vedo comunque poco probabile.

          • Dave Champion 25 Settembre 2023, 19:35

            “Dave che e’ un grande”…ringrazio commosso…mi chiedo cosa tu abbia bevuto prima di scrivere….
            L’opinione non era solo mia era anche quella di jake polledri quando era ancora al gloucester e si parlava di far uscire l’italia dal torneo o di cambiare la 6 squadra…Comunque si, torneo privato di proprieta’ di federazioni che difendono i loro interessi…. hai voglia a rendere il rugby meno classista…

          • mikefava 25 Settembre 2023, 20:03

            Mi piace il tuo atteggiamento, Dave, mai distruttivo e aperto al dialogo…forse non l’hai notato ma non sopporto gli ipercritici, i disfattisti e quelli che non capiscono che in Italia il movimento ovale è piccolo e paragonarci alle prime 4 del mondo è qualcosa di ridicolo…quindi ben venga gente come te! Per il resto, molti parlano e hanno sempre parlato di allargamento ad altre squadre nel Sei Nazioni, ma anche Jake Polledri stesso, pur spinto sicuramente da uno spirito sportivo e positivo, probabilmente non coglie o comunque non è dentro fino in fondo a certe dinamiche aziendali…o semplicemente dà la sua opinione, ma la realtà è un’altra. Il Sei Nazioni è un torneo di elite…che poi l’Italia faccia parte di questa elite si può discutere ampiamente, però ormai ci siamo dentro e per noi è solo un bene…è una fortuna che pochi hanno, quella di disputare un torneo simile ogni anno.

        • giuliaccio 25 Settembre 2023, 17:50

          A me non dispiacerebbe un europeo a 8 o 12 squadre con un formato tipo mondiale u20. Le squadre del 6 nazioni se spocchiose potrebbero partecipare con la nazionale riserve.

  5. davo 25 Settembre 2023, 10:04

    Pero’ questo dovrebbe andare di pari passo con aribtri piu’ “neutrali”. Non e’ possibile che l’Italia al 6N e anche in qualche test match venga a volte penalizzata fortemente con decisioni che in momenti chiave ci “buttano giu'” sia psicologicamente che fisicamente.

    Poi la questione e’ sempre la stessa…soldi, fino a quando si pensa all’introito nel breve periodo allora non andremo da nessuna parte.

    Ma poi, siamo sicuri che molte nazioni Tier1 vogliono davvero una “competizione” da parte di Tier2 e 3? magari con il rischio di diventare loro stesse squadre mediocri? loro lo sanno bene e quindi cercano in tutti i modi il “vorrei ma non posso” e quindi mantenere una situazione simile che e’ molto vantaggiosa per loro….

    A meno che non ci saranno stravolgimenti molto significativi non vedo grossi cambi all’orizzonte.

  6. Atley73 25 Settembre 2023, 10:11

    Al di là delle solite considerazioni del tutto gratuite su meriti e demeriti dell’Italia che, mi piace ricordarlo una volta di più, nonostante difficoltà e crisi passate del movimento, è stata ed è tutt’oggi l’unica squadra che non appartiene alla top ten del rugby internazionale (forse insieme alle Fiji) a riuscire a battere con una certa costanza le top ten, mi pare piuttosto evidente che il problema di fondo sia l’impossibilità per le nazionali c.d. minori di sviluppare un modello di business autonomo che le porti verso l’alto. E’ lo stesso problema che ha l’Italia che (in più delle altre) ha avuto la capacità e la possibilità di far parte della lega celtica.
    Capisco il desiderio delle tier due di prendere l’ascensore e lo condivido, ma, come si suol dire, aiutati che Dio t’aiuta. Se nessuno in questi paesi (Italia compresa) è capace e disponibile ad investire abbastanza da creare un movimento interno di alto livello, che generi interesse negli spettatori nazionali per la qualità del gioco e dei suoi protagonisti, è veramente difficile pensare che le cose cambieranno grazie ai soldi degli altri. Se per giocare ad alto livello in F un club di media classifica deve mettere sul piatto 20 milioni all’anno per una stagione (ipotizzo), significa che per essere competitivi contro una squadra di seconda fascia del campionato più selettivo del mondo, tu – federazione di tier due – devi trovare un numero adeguato di club disposti ad investire una somma simile nella tua lega pro, in modo da attirare talenti tra i giocatori e i “formatori” nazionali e internazionali di livello oppure tu, il club francese, non lo batterai mai. E se non batterai il club, figurati la nazionale!
    Allora, o tutti sono disposti a creare un campionato interno di alto livello mettendoci soldi propri e avendo come obiettivo quello di creare almeno una franchigia internazionale (come sta facendo l’Uruguay) che si accasi in un campionato internazionale, oppure non puoi pretendere che i tuoi avversari, che hanno già i loro problemi, finanzino la tua crescita.

    • Dave Champion 25 Settembre 2023, 10:55

      Ottime considerazioni, soprattutto il vale anche per l’Italia, vedremo infatti quanti spettatori ci saranno in media a vedere le Zebre a Parma in URC. E nessuno si chiede perche’ le franchigie in Scozia siano a Edimburgo e Glasgow che come popolazione sono in effetti simili a quelle di Parma

      • Atley73 25 Settembre 2023, 11:19

        Ti ringrazio e aggiungo una cosa: solo di fronte alla creazione di una filiera solida, che abbia una sua minima sostenibilità economica è possibile e giusto pretendere fondi internazionali, sennò diventa veramente un finanziamento a fondo perduto.
        Sono abbastanza convinto che oggi in Italia ci sono le condizioni perfette per fare un cambio di passo, ma sono anche sicuro che, tolta qualche variazione per ciò che può essere direttamente controllato dalla federazione, quanto al resto non cambierà una mazza fionda, anzi, si è scatenata una guerra per far cadere lo status quo in favore di un sistema totalmente disorganizzato e autoreferenziale (e qui attendo le bastonate)

        • Dave Champion 25 Settembre 2023, 12:18

          Infatti non dovrebbe essere un finanziamento a fondo perduto. Qui a Parigi ad inizio anni 2000 lo stade francais e il racing92 erano seguiti da pochi visto che il rugby e’ molto piu’ popolare del sud-ovest della Francia. Ora se vi capita di passare per Parigi vi consiglio di andare alla U Arena a seguire una partita casalinga del racing e vedere se il rugby non sia sostenibile.

      • Hrothepert 25 Settembre 2023, 14:48

        @Dave Champion, veramente nel Greater Glasgow (qui la chiameremmo area metropolitana) ci vivono 2,2 milioni di persone.

        • Dave Champion 25 Settembre 2023, 19:39

          @Hrothepert ero ironico nel confronto tra parma e edimburgo / glasgow… troppi anni all’estero e non si capisce piu’ se l’ironia sia comprensibile o meno (sorry)

          • Hrothepert 26 Settembre 2023, 10:31

            @Dave Champion, colpa mia non aver colto la vena ironica del post e di ciò chiedo venia, mi aveva forviato la presenza di Edinburgo, che proprio così metropoli non è.

    • Mich 25 Settembre 2023, 13:38

      Condivido. La crescita non può essere frutto di impulsi politici globali. Il paese deve essere predisposto. Tanti paesi in difficoltà economiche riescono ad esprimersi in molte discipline, rugby inlcuso. Non credo, come scrivo sotto, che ad esempio gli USA non riescano a formare un campionato interno perchè vessati dalle tier 1 o per mancanza di fondi. Semplicemente, a molti paesi il rugby non interesse, e l’Italia mi sembra tra questi. Per questo, parlando di noi, apprezzo già tanto il livello raggiunto.

  7. Appassionato_ma_ignorante 25 Settembre 2023, 10:15

    Le élite esistono in tutti gli sport. In alcuni contano più nazionali (as esempio il calcio), in altre meno (ad esempio la pallavolo o la pallanuoto), ma sono sempre esistite. Basta guardare gli Albi d’oro dei campionati europei o mondiali (anche a livello di club). Quindi questo stracciarsi le vesti mi sembra un po’ fuori luogo se non addirittura al limite dell’ipocrisia o della cecità. Detto questo, sono d’accordo che sarebbe molto più salutare e divertente allargare la platea del rugby che conta, ma per farlo bisogna avere veramente idee geniali ed economicamente sostenibili. Fra l’altro il rugby è uno sport che, per natura, non consente una serie di partite di livello molto ravvicinate tra loro. Questo di suo è già un fattore estremamente limitante, al punto che ogni tre per due ci si ritrova a bisticciare sul calendario internazionale. La Nations League potrebbe essere una soluzione, ma probabilmente dovrebbe prevedere da subito promozioni e retrocessioni. Ad ogni modo, bene che si parli del problema. E speriamo che presto si trovi una soluzione.

    • davo 25 Settembre 2023, 10:36

      si ma nel calcio l’Arabia Saudita ha battuto i futuri campioni del mondo dell’Argentina. E’ possibile per nazioni meno forti arrivare in semifinale o comunque passare i giorni. Nel rugby e’ impossibile. Questa e’ una grandissima differenza. Magari non lo e’ alle fine dell’albo e delle vittorie. Ma se pensi che nel calcio il risultato e’ imprevedibile (e.g. vedi esempio riportato), nel rugby cio’ e’ impossibile.
      Per fare un paragone tipo Arabia Saudita v.s Argentina di calcio, perndiamo Uruguay v.s NZ…. nel primo caso e’ stata possibile la sconfitta argentina (Anche se a sorpresa). Nel Secondo caso e’ impossibile che NZ perda…

      La differenza e’ tutta qui

    • Appassionato_ma_ignorante 25 Settembre 2023, 13:22

      Ma al di là del classismo o elitarismo (che qui nessuno vuole negare) c’è anche un discorso tecnico legato proprio alla natura di questo sport. Il calcio è anche (di per sé) uno sport 1) a basso costo (bastano un prato o un cortile o una strada dove non passa nessuno e quattro borse, quattro sassi o quattro legnetti per fare due porte); 2) che non richiede chissà quale quoziente di intelligenza per essere giocato (e capito quando lo si gioca: quattro regole messe in croce e via); 3) aleatorio (la palla tonda rotola un po’ come le va: quella ovale viene perlopiù passata con le mani, quindi va perlopiù dove viene indirizzata) 4) molto dipendente dalle individualità e molto meno uno sport di squadra. Sono tutti fattori che ne favoriscono una diffusione capillare e, quindi, aprono le possibilità a una fetta molto più ampia della popolazione mondiale di praticarlo e di far nascere casi come quello dell’Arabia Saudita che batte l’Argentina. Per certi versi è un bene per quello sport, poiché aumenta l’imprevedibilità (e quindi l’interesse). Con il rugby la vedo molto dura perché non è a basso costo, richiede intelligenza ed esperienza, presenta un’aleatorietà molto ridotta e dipende molto più dal fatto che una squadra “giri” che non il calcio (che cito per il semplice fatto che è stato tirato in ballo).

      • fabrio13H 25 Settembre 2023, 14:12

        …da non amante di quello che chiamo fudballo/sokkero permettimi di dire che l’aleatorietà, a mio parere, è minima anche “da loro”. Non è per nulla vero che una palla, perché tonda, rotoli come le va (a lei). Da vecchio, non facendocela più con il rugby, pratico la giocoleria e ti assicuro che una palla, o pallina, tonda va esattamente dove la mandi. Il ruolo che mi piace del sokkero è il portiere e mi piaceva anche giocarci. Ti assicuro che se metti la mano in un certo modo la palla la fermi o hai ottime probabilità di deviarla, se la metti in un altro hai buonissime probabilità che ti sfugga o che la “devii” dentro la tua porta. Del resto si sono sviluppate ottime tecniche per controllare il calcio e i conseguenti rimbalzi di una palla ovale ma vediamo anche ai massimi livelli, che talvolta il rimbalzo o i rimbalzi sorprendono tutti, anche perché sarebbe ottima cosa fermare la palla al volo o dopo il primo rimbalzo ma mica detto che si possa sempre fare (anche per l’abilità del calciatore). E, per finire, buona cosa che non sia grande, ma che male c’è se vi è anche una parte aleatoria? Sei mica uno di quelli che ha scritto che il colpo di testa dovrebbe venir considerato “in avanti” anche perché non pienamente controllabile ? Io sono perché faccia a pieno diritto parte del rugby anche perché aumenterebbe le variabili e la fantasia. 🙂

        • Maggicopinti 25 Settembre 2023, 15:42

          Il calcio ha una componente di aleatorietà rispetto al rugby notevolmente superiore. Questo per motivi strettamente tecnici (cui ho già accennato altrove). L’imprevedibilità di uno sport aumenta i) se si segna con difficoltà ii) se la squadra è poco numerosa iii) se tutti possono fare tutto.
          Il calcio è in una posizione “intermedia”: il punteggio è di solito basso (=maggiore aleatorietà) ma la squadra è numerosa e con ruoli abbastanza specializzati (= maggiore prevedibilità). Il rugby assomma tutti gli elementi che rendono un risultato prevedibile, ed infatti la NZL vince praticamente sempre (e permettetemi: nessuno crede davvero che l’Italia abbia una possibilità di battere gli ABs). È vero che sul lungo periodo anche nel calcio vincono i più forti e che alla fine il mondiale di calscio scorso aveva due squadre favorite che sono in effetti arrivate in finale. Ma è semplicemente impossibile che nel rugby possa succedere quanto visto in Qatar, dove un’arabia saudita qualsiasi, squadra scarsissima, ha battuto i futuri campioni del mondo. È come immaginare che nemmeno la Namibia: che il Kenya possa battere il Sudafrica a rugby.

      • Appassionato_ma_ignorante 25 Settembre 2023, 15:05

        Ho letto con interesse la lezione di balistica pallatondara 😀 . Su quel punto la mia era in parte una provocazione. Ma al di là delle lezioni di fisica sulle dinamiche cinetiche della sfera, resto del parere che ci sono motivi intrinseci per cui il football versione rugby non può godere della stessa capacità di diffondersi tra le masse rispetto alla pallatonda e le ho esposte sopra. Oh, opinione personale, eh?

        • fabrio13H 25 Settembre 2023, 16:29

          …certo, concordo che il rugby sia di fruizione in generale più difficile sotto vari aspetti, tuttavia non mi pare il caso di cadere neppure nell’estremo ragionamento: “E’ così e rimarra sempre così”. Più sotto ho scritto che, anche se è sicuraemnte più difficile in epoca professionistica, perché non provare a fare qualche volta i (molto relativi) maestri un po’ come hanno fatto le Home Nations negli anni 70-80 con noi, ossia con confronti a livello di nostre squadre di club con squadre di club e con Nazionali di livello rugbystico relativamente basso. E invitare qualche giovanile di Nazioni minori (ma parecchio minori, non parlo certo di Georgia e Portogallo) per confrontarsi con i nostri giovani, magari non i migliori ma delle Under a livello di club? (e magari non solamente per vedere se c’è qualcuno buono da equiparare 😀 ma soprattutto per insegnare qualcosa)

  8. Pierre 25 Settembre 2023, 12:19

    Il punto chiave è la struttura e le caratteristiche del gioco del rugby, che sono strutturalmente elitarie ed esclusive.
    – Il rugby è uno sport in cui il più forte (in quella partita) vince.
    Non è come nel calcio in cui il Pontedera ha vinto in amichevole con la Nazionale di Calcio italiana (è successo davvero, non scherzo).
    – Il rugby è uno sport collettivo.
    Messi in USA prende una squadra che ha sempre perso e la porta praticamente sempre alla vittoria.
    Dan Carter gioca 80 minuti nel campionato provinciale neozelandese e la sua squadra vince appena di un paio di punti.
    – Il rugby è uno sport complesso e di alta specializzazione di ruolo.
    Nel calcio in caso di necessità un centrocampista può fare il difensore o l’attaccante, l’unico vero ruolo specialistico è il portiere.
    Nel rugby praticamente ogni ruolo ha le sue specificità e alcuni sono proprio interdetti agli altri giocatori per la loro complessità e necessità di sicurezza (tutta la prima linea).
    – Il rugby è lo sport con più giocatori in campo per squadra.
    Calcio e football USA sono 11, basket 5, volley 6 e così via.
    Devi quindi avere un roster omogeneo per valore medio e molto grande e profondo, vista la naturale tendenza agli infortuni dello sport.
    – Il rugby è uno sport di contatto che non permette partite eccessivamente ravvicinate.
    Nel calcio (esagerando) giocano anche 65 partite all’anno, certi giocatori in certi anni.
    Nel volley e nel basket giocano ogni 2 giorni, nel baseball anche ogni giorno.
    I giocatori elite di rugby non giocano più di 20-25 partite all’anno tra club e nazionale.
    – il rugby richiede doti fisiche non comuni e che siano allenate continuamente.
    La differenza tra professionisti e non professionisti è abissale, come mostrano i casi del Cile, della Namibia e anche della Romania che si è involuta pesantemente.

    Tutto questo porta il rugby ad essere strutturalmente respingente per le nuove realtà con buona pace delle Tier 2, ma anche di quelle Tier 1,5 come l’Italia.

    • Maggicopinti 25 Settembre 2023, 12:43

      Tutto verissimo. Aggiungo che il rugby associa i tre elementi che rendono prevedibile il risultato, azzerando quasi le sorprese: i) alta frequenza di segnature, che riduce l’effetto di segnature accidentali (nel calcio puoi segnare in contropiede e difendere 90′ in 11 nella tua area; è invece estremamente improbabile che una meta di intercetto degli underdog non venga recuperata nel punteggio): ii) numerosità della squadra, che riduce l’impatto del singolo giocatore (l’esempio Dan Carter/Messi è lampante, ma vale anche per Parisse in Italia/Cristiano Ronaldo in Portogallo) iii) alta specializzazione dei ruoli che impedisce a Dan Carter di essere utile in una squadra in cui manca una seconda linea di livello. Il punto è che negli altri sport i tre elementi non coesistono, nel rugby invece si. Nel calcio c’è numerosità della squadra e relativa specializzazione dei ruoli, ma ridotta frequenza delle segnature; nel basket c’è ridotta numerosità + punteggi alti; nella pallavolo c’è relativa specializzazione ma squadre poco numerose.
      Il basket è proprio per i motivi sopra il gioco nel quale l’impatto di un singolo giocatore è straordinariamente grande, e quindi lo sport in cui è più facile vedere variazioni nelle gerarchie nazionali. Mettete un Ginobili in una buona Argentina, e quest diventa squadra straordinaria, Gasol fa vincere la Spagna; Oscar praticamente da solo ha portato Caserta (Caserta!) a due finali scudetto. Il rugby è l’esatto opposto: ricordo anche qualche buon giocatore di paesi ignoti al panorama rugbistico, che giocavano in campionati importanti ma impattavano zero sulla propria nazionale, anche a livelli relativamente bassi (mi pare ci fosse, per esempio, un lungagnone norvegese titolare in Top14…)

    • davo 25 Settembre 2023, 13:02

      infatti, sono d’accordo con te e per questo il mio commento sopra. Non si puo’ dire “e’ sucesso nel calcio/basket/ping pong…” puo’ anche succedere nel rugby.
      Nel rugby i poteri di forza non potranno mai cambirare radicalemtne a meno di cambi radicali del sistema finanziamento/arbitraggio….

    • Mich 25 Settembre 2023, 13:41

      Condivido con te e con Maggicopinti che ti replica.

    • fabrio13H 25 Settembre 2023, 13:54

      @Pierre Intervento interessante ma è possibile che, come dici: “…I giocatori elite di rugby non giocano più di 20-25 partite all’anno tra club e nazionale.” Se ci sono 10-12 TM i giocatori scendono in campo solo 8-15 volte per la loro squadra di club? :O

      • Pierre 25 Settembre 2023, 16:05

        E’ un tema assai dibattuto ed è effettivamente così.
        In generale in URC i contratti degli atleti top sono gestiti, o quantomeno coordinati, dalle federazioni.
        In Premiership e in Top14 no, ma c’è anche un limite all’utilizzo degli atleti e alla loro usura.
        Al netto di infortuni, la disponibilità di un atleta internazionale per il club si riduce effettivamente alle 8-15 volte (dipende molto dal campionato, a quante giornate di regular season ha, di quanto è competitivo, dal percorso nelle coppe europee etc.).

        Prendiamo un caso limite, un atleta giovane e bravo (perché uno come Sexton lo mettono in naftalina per schierarlo solo negli incontri importanti) che non ha avuto grandi infortuni e che ce l’hai anche a mezzo servizio lo schieri sempre, e che gioca nel campionato con più giornate di regular season e in più la sua squadra arriva sempre in fondo al campionato e coppa; Antoine Dupont.

        Ebbene se prendi i dati da All Rugby, https://all.rugby/player/antoine-dupont, si vede che non gioca più di 15-17 partite di campionato (che sono 26 giornate + 2 o 3 di playoff in cui Tolosa c’è praticamente sempre) e non più di 5 – 7 partite di coppa col Club.
        A questo aggiungi 7 partite di nazionale, in totale arriva a 27 – 30 partite all’anno di media.
        E stiamo parlando di Dupont, nel fiore degli anni che gioca in un campionato molto lungo per partite.

        Per altri giocatori simili in altri campionati le partite sono anche meno.
        Farrell, siamo tra i 22 e i 28 match all’anno; https://all.rugby/player/owen-farrell
        Lamaro, 25 – 26 match all’anno; https://all.rugby/player/michele-lamaro
        Hugo Keenan, gestito dalla IRFU, dai 20 ai 25 match all’anno https://all.rugby/player/hugo-keenan
        Beauden Barrett; 18 – 24 match all’anno; https://all.rugby/player/beauden-barrett

        Insomma oltre i 25 di media non si va.

        • fabrio13H 25 Settembre 2023, 21:42

          …25 che aggiunte alla decina (magari anche abbondante) con la Nazionale di appartenenza, fa comunque arrivare a un totale di circa 35.

  9. Maggicopinti 25 Settembre 2023, 12:57

    Aggiungo a commetno di quanto detto: è chiaro che World rugby è un entità espressione dei propri affiliati e della propria storia, e quindi straordinariamente conservatore, ai limiti del reazionario (già fare la prima coppa del mondo fu una specie di miracolo, in molti del’allora IRB non volevano), ed è quindi altrettanto miope.
    Però qualcuno dovrebbe fare notare loro che se non si dà spazio alle nazioni piccole per incontrare non dico le grosse, ma perlomeno le medie, il gioco imploderà, perché nessuno prenderà il posto delle nazioni che già ora sono in declino. +. L’Australia sta morendo rugbisticamente, fino al 2003 ha giocato 3 finali su 5 e ne ha vinte due, ora esce nei gironi. Il Galles avrà pure vinto il girone facendo un mezzo miracolo, ma è lontanissimo dal galles quasi finalista del 2011, e soprattutto ha problemi strutturali che Gatland da solo non risolve; la Scozia ha una nazionale drogata rispetto ad uno sport in declino di popolarità.

    Se si va avanti così, il rugby union finisce come il league, che si gioca davvero in un paese solo – l’Australia, e il cui mondiale è una farsa con almeno tre nazionali partecipanti in cui lo sport di fatto non è nemmeno praticato, ma che sono fatte di giocatori australiani di secondo livello. Un mondiale insonmma di Australia A contro Australia B, C D, che infatti non interessa più a nessuno, e che nessuno vuole organizzare. GIà ora abbiamo una scozia che è Sudafrica B, un Irlanda che è mezza neozelandese, evitiamo di arrivare alla situazione nella quale al mondiale vanno solo giocatore argentini, francesi sudafricani e neozelandesi con la maglia di qualcun altro, perché poi il mondiale non lo guarda più nessuno.

  10. Mich 25 Settembre 2023, 13:33

    Signori, chiedo scusa. Proprio in questi giorni mi sono scagliato, si fa per dire, contro un utente che invocava il passaggio della WC da 20 a 16 squadre dopo aver sostenuto l’inutilità di partite come quella giocata proprio tra Cile e Inghilterra. L’appiattimento dei livelli dettato dal professionsimo sta portanto risultati tangibili, con squadre come Giappone, Argentina, Scozia, Fiji e Italia che iniziano a togliersi qualche soddisfazione.
    Però dopo i tentativi del politicamente corretto di abolire i concetti di uomo e donna, non posso tollerare che si parli di classismo anche qui.
    E’ vero, le big dettano legge ma è nell’equilibrio delle cose. Se un match tra SAF e NZ o Francia e Iranda porta spettatori, la bilancia penderà sempre da quella parte. E’ ovvio. Interessi economici e visibilità.
    Io credo che il gap sia sotteso da due aspetti, uno risolvibile, l’altro no.
    In primo luogo, se invece di invocare a furor di popolo le equiparazioni ci si desse una regolata, probabilmente, e dico probabilmente, le big sarebbero meno big e le cenerentole meno cenerentole. Penso i furti ai danni delle isolane ad esempio, con giocatori di nazionalità tongana, figiana e samona sparsi per altre compagini nazionali. Questo rappresenta un aspetto risolvibile o quantomeno disciplinabile. Sarebbe opportuna una seria analisi sui livelli reali delle nazionali di rugby qualora queste dovessero basarsi su selezioni interne, senza possibilità di equiparare e naturalizzare.
    Ciò che invece non si conquista con soldi, politiche o strategie è la propensione di un paese per uno sport.
    Gli USA vantano 330 milioni di abitanti, eppure non sono alla RWC. Hanno un potere economico decisamente superiore a paesi come Cile o Uruguay, eppure non sono mai riusciti a promuovere il rugby. Questo non si risolve. Per intenderci, basta ascoltare la canzone di Elio e le storie tese “Nessuno allo stadio” del quale mi permetto di postare alcuni versi:
    “Nessuno sugli spalti, nessuno in panchina
    Nessuno palleggia, nessuno che moviola
    Nessuno allo stadio, nessuno bagarino
    Nessuno realizza, nessuno fluidifica
    Nobody at the stadium”.

    • Fabfab 25 Settembre 2023, 14:23

      Sul discorso delle equiparazioni potrei essere d’accordo, ma replico col fatto che ormai succede in tutti gli sport, a partire dal calcio, il più praticato a livello mondiale, per passare al basket (la stucchevole discussione attorno a Banchero), al volley (mvp degli ultimi europei è stato Leon cubano che gioca per la Polonia e noi abbiamo avuto Quantorena e ora la Andropova nel femminile), nell’atletica (Weir nel getto del peso o il triplista cubano Diaz che nel 2024 sarà equiparabile), ecc. Quindi ho paura che non si potrà rimediare, almeno nel breve tempo. Magari porre dei limiti sì, ma dubito fortemente che una Nuova Zelanda accetti di privarsi degli isolani, tanto per fare un esempio e, del resto, gli stessi isolani, se vogliono un futuro più roseo a livello economico hanno molto più interesse a emigrare sportivamente che a restare nei propri luoghi di origine

      • Fabfab 25 Settembre 2023, 14:25

        In realtà Weir vanta nonni italiani, ma il senso è quello

      • Mich 25 Settembre 2023, 14:42

        Si ma gli sport che citi hanno avuto tempo, avendo un professionismo più datato, di livellare le classifiche. Oggi nel calcio niente è scontato, a differenza di quanto accadeva 20 anni fa. Ci sono squadre “minori” che fanno la voce grossa e squadre blasonate, come l’Italia, per le quali la qualificazione a Europei e Mondiali è un incognita e non più una fisiologica certezza.
        Sicuramente finchè le regole lo consentono, giocatori forti di nazionalità sportivamente parlando mediocri avranno interesse ad una maggiore visibilità e, d’altro canto, giocatori sportivamente parlando mediocri di nazionalità molto forti cercano di riciclarsi in nazionali più abbordabili per loro. Insomma l’interesse e comune, d’accordo, il regolamento lo consente, ma amen. Questi sono i risultati.

      • Maggicopinti 25 Settembre 2023, 15:30

        Attenzione: un conto sono le parentele, un conto le equiparazioni. Ci può anche stare che un giocatore di calcio argentino con genitori italiani giochi per l’Italia, se ha la cittadinanza italiana e non trova spazio in Argentina; a mio parere il vulnus è dato dai giocatori che giocano qualche anno in un paese di cui prima ignoravano l’esistenza, e allora diventano selezionabili per la nazionale. Questo genera il classismo, perché un giocatore forte nato in una nazione debole finirà a giocare in un campionato competitivo di un paese forte, spesso solo per poterlo convocare in nazionale. Così si arriva alla vera e propria importazione dei giocatori dai paesi “poveri” rugbisticamente. E, ancora peggio, squadre di primissima fascia che prendono giocatori da nazioni di fascia immediatamente inferiore, e queste ultime che ne cedono altri a nazioni di fascia ancora più bassa: figiani che giocano in Australia e australiani che giocano per l’Italia, neozelandesi che giocano per la Francia e francesi che giocano per la Spagna.

  11. Maury7 25 Settembre 2023, 13:34

    Una decina di anni fa,quando ero attivamente nel mondo del rugby,una persona che lavorava per il dipartimento marketing della federazione inglese disse che voleva che il rugby si globalizzasse solo a livello di tifosi ma che i tornei e test matches fossero in mano alle poche autoelette.
    Per non parlare di tutti i “non puoi partecipare perchè non sei abbastanza questo o quello” anche solo per un semplice torneo seven alla sagra paesana.
    Ho detto tutto

  12. Sparklelight 25 Settembre 2023, 13:35

    Rugby sport elitario non solo per chi tira le fila mondiali ma anche piuttosto snob tra gli appassionati tifosi.

    • Mich 25 Settembre 2023, 13:53

      Sparklelight sto letteralmente tifando per Portogallo, Cile e le isolane, queste ultime a me sempre care. Mi fa piacere la crescita di Georgia e Romania (ok, qui sono in controtendenza) e, più in generale, auspico ad un allargamento a beneficio dello spettacolo.
      Ma tale diffusione deve essere spontanea, e solo in quanto tale sarebbe sostenibile nel tempo, ovviamente se regolarmente assistita dal board. Non si può polemizzare (non parlo di te) e spingere affinchè “la poltica faccia qualcosa”.

      • mikefava 25 Settembre 2023, 20:23

        Veramente la Romania è in piena discesa verso l’oblio…era una grande nazionale, molti anni fa, era una discreta nazionale fino a qualche anno fa, ora come ora è un sacco da allenamento. E non so come possa risollevarsi da questa situazione, visto che a quanto pare non ci sono giovani che giocano a rugby in Romania…per quanto riguarda le isolane, sì, Fiji ha avuto una bella crescita ma era già di gran lunga la migliore delle tre. Samoa e Tonga invece sono la dimostrazione che non basta inserire in squadra ex All Blacks ed ex Wallabies perché il livello si alzi realmente, ci vuole di più.

  13. fabrio13H 25 Settembre 2023, 13:44

    Provo a portare alcuni elementi relativi al gioco e meno ai soldi. Quali sarebbero gli elementi a favore del fatto che si cresca perdendo 70 o 90 a 0 o a pochissimo e, inoltre, che si cresca quasi esclusivamente attraverso ciò? Infatti che cosa ne è durante i 4 anni che passano tra due RWC, delle Nazionali di Romania, Namibia, Cile ma si potrebbero nominare Spagna (pur con progressi negli ultimi anni), Canada e molte altre tra cui gli USA, periodicamente tanto nominati come nuovo eldorado del rugby potente sul campo e con i soldi, salvo poi rimanere sempre, più o meno allo stesso punto, o la Germania, che era “venuta di moda” alcuni anni fa? Per me prendendo i “cappotti” non si migliora. Avete più sentito parlare, se non per chi come me va a vedere risultati e video di modesti incontri internazionali di quarto livello (non so quale tier sia per WR e penso conti poco), dello Zimbabwe (parlo di XV e non di Seven) o della Costa d’Avorio, che pure avevano partecipato ad almeno una delle prime RWC? E la stessa Russia, tragiche vicende attuali a parte, anche dopo le RWC gioca davanti a un gruppetto di appassionati di cui senti quasi le singole voci nei video! Il Giappone è cresciuto sensbilmente per il fatto che il rugby là è diventato business, non è stato decisivo il fatto di aver partecipato alla RWC quando ne prendeva 60. L’Italia è cresciuta, ma poi, sappiamo bene, in una misura relativa, perché il rugby ha una tradizione di una certa solidità per quanto minorataria per numeri e per aree. Ricordo comunque che tra gli anni 70 e gli 80 impegnava già talvolta i “grandi maestri” delle Home Nations, pur se poi magari perdeva alle Isole Cook o in Marocco. A fine anni 80 è poi subentrato l’uso di far giocare in Nazionale prima gli oriundi e poi gli equiparati e anche quello ha, nell’insieme, fatto fare qualche passo in avanti pur con la contraddizione di far fare meno esperienza a giocatori locali. Insomma si parla di processi lunghi e sfaccettati ben diversi dall’andare a prendersi tre “cappotti” e sperare che qualche bambino pensi: “Toh, mi piace! Anche se i nostri ne prendono una vagonata, domani dico a papà se mi trova un posto dove giocare” o che qualche imprenditore pensi: “Toh, i nostri ne prendono una vagonata ma c’è visibilità!” Eh sì! Fosse così semplice! Guardate che si dice che la Francia abbia trascorso 40 anni nel Cinque Nazioni prendendone vagonate e prima di vincerne una. Ebbene, andate a vedervi i risultati dei V Nazioni che ci sono anno per anno su Wiki, e vi accorgerete che le cose non stanno così. Si cresce facendo mille cose e, se ci si riesce, via via si fanno le competizioni proporzionate, magari da ultimi ma proporzionate, come stanno facendo la Georgia e il Portogallo. Se su tre partite, con le due “grandi” prendi un cinquantello e un 30-10, e la terza partita con la “squadra media” te la giochi e magari perdi di 10, è una cosa; se prendi un 80, un 50 e la terza magari la perdi di 10 o 20 con una già modesta, l’esperienza non ti serve di per sè a nulla (tanto quella che perdi di 10 la potresti fare come TM, ovviamente WR dovrebbe muoversi in questo senso e un po’ mi pare lo stia facendo) e, a dir poco, non serve a nulla al torneo.

    • Fabfab 25 Settembre 2023, 14:36

      Nell’articolo mi pare si parli proprio di questo, di permettere anche a squadre meno blasonate di giocare con le migliori ogni anno in modo da poter crescere. Se Irlanda, Scozia, Francia e Inghilterra non ci avessero consentito di giocare contro di loro in test match ufficiali (vorrei ricordare a chi non è anziano come me che spesso le nazionali più forti, quando giocavano contro l’Italia, non davano il cap ai propri giocatori e giocavano con la maglia diversa da quella della nazionale e per me ragazzo che vedevo queste partite in tv era una cosa molto umiliante), oggi saremmo ancora a contenderci con la Georgia il titolo europeo. In effetti penso di essere uno dei pochi che ha sempre proposto di giocare un vero e proprio campionato europeo intervallato al mondiale, così come ci potrebbe essere un campionato americano, uno africano e uno asiatico e oceanico ai quali potrebbero partecipare tutte le nazioni aventi diritto

  14. Waene 25 Settembre 2023, 13:58

    Scusate, ma c’è qualcuno che si strappa i capelli perché la nazionale italiana di cricket non è ammessa a giocare test match? Non credo, semplicemente perché, al netto dei pochi che lo praticano e degli altrettanto pochi che lo seguono, il cricket in Italia non se lo fila nessuno. Abbandoniamo per un attimo il punto di vista dell’appassionato che crede che in Cile o in Spagna ci siano migliaia e migliaia di tifosi pronti a fare la guerra ai cattivoni di WR e leggiamo la realtà per quella che è: il rugby è uno sport con un seguito solido in grado di produrre interesse e autoalimentarsi solo in una manciata di paesi, per tutta una serie ben nota di motivi storici, economici e politici. Fra le “grandi”, solo l’Italia e il Giappone riescono in qualche modo a sopravvivere grazie a regole di mercato che si accompagnano comunque a movimenti di base non proprio da ultimi arrivati. Guardate quanto hanno investito e speso in USA, sono riusciti finanche a organizzare una Coppa del Mondo (!), ma quanti passi indietro hanno fatto a livello tecnico e di pubblico? Il punto è sempre lo stesso: il tuo movimento crescerà solo e soltanto se hai un interesse che viene dalla base dei tuoi praticanti e dei tuoi spettatori, altrimenti può andar bene per un ciclo o forse due grazie a investimenti e “acquisti” in giro per il mondo, ma poi sotto sotto non c’è nulla su cui costruire.

    • Ovale 25 Settembre 2023, 14:41

      Beh, scusami ma, seguendo il tuo discorso, la Namibia dovrebbe crescere facilmente, visto che il rugby è sport nazionale (quindi ha interesse dei praticanti e degli spettatori) e una popolazione comparabile più o meno al Galles.
      I punto è inserire quei paesi “in crescita” in percorsi che li facciano migliorare, magari anche allargando la base, e non utilizzarli come contorno delle gradni manifestazioni (perchè quello è, di fatto, lo scopo attuale).
      L’Italia stessa ha beneficiato di un aumento di popolarità del rugby e quindi del numero dei praticanti, da quando ha cominciato a giocare con regolarità con le nazionali più forti. Poi ci sono tanti motivi per cui la crescita italiana è ancora incompiuta.

      • fabrio13H 25 Settembre 2023, 15:06

        @Ovale Sì e no. Secondo me l’Italia ha avuto un cammino progressivo alquanto regolare, pur con alti e bassi che vi sono certo stati, che forse, mi permetto di dire, valutano meglio i vecchiacci come me che hanno cominciato a seguire il rugby nei primi anni 70. Anche i contatti e i confronti con le Nazioni più forti sono stati progressivi e non sono mai del tutto mancati. Diffcile paragonare il percorso del rugby in Italia a quello avuto in altri continenti. Non vedo neppure una divisione completa tra il periodo “pre-professionismo uffciale” e quello post 1995, del professionismo, anche se vi sono cose che sonno enormemente cambiate ma è anche vero che se tu guardi bene, nessuna Nazione dove il rugby si poteva considerare inesistente prima del 1995 è diventata una Nazione di livello comunque rispettabile come Italia, le tre pacifiche, la Georgia, lo stesso Giappone che ha avuto forse la pecentuale di cambiamento maggiore dovuta agli “schei” e però dove il rugby non era certo nulla. Potrebbe ancxhe succedere che una Nazione dove storicamente il rugby è veramente poco o nulla (che so, la Bulgaria, che tra l’altro ho visto essere salita molto nel ranking, ma dagli ultimi posti al 50esimo circa) , diventi una Nazione con un buon livello paragonabile, per esempio, all’attuale Italia, anche nel seguito. Sta di fatto che finora non mi risulta sia mai successo.

  15. Mich 25 Settembre 2023, 14:08

    In pratica siamo tutti d’accordo che, per un motivo o un altro, si tratta dell’ennesima polemica politicamente corretta.
    Se vuoi giocare a rugby trova 15 giocatori, scendi in campo e fa parlare i risultati. Se poi c’è qualcuno che crede che le tier 2 siano li per colpa degli arbitri o perchè le big ne hanno paura… vabbè.

    • fabrio13H 25 Settembre 2023, 14:33

      @Mich …ma le tier 2 quali? (Che poi per inciso, si parla di “classismo” e si usa continuamente il sistema di classificazione ufficiale che io invece critico anche perché, se ben ricordo, basato anche su fattori quali l’entità econommica e affini del rugby in quel dato Paese e anche perché dato stabile, fino a nuov’ordine di WR, e non in conitnuo divenire come una classifica a punti (ranking) che mi pare invece venga usata nel fudballo/sokkero (permettetemi l’ironia) per stabilire le teste di serie e vari elementi della composizione di gironi, esenzioni dai primi turni nelle varie competizioni internazionali di club o per rappresentative nazionali, e molto raramente o mai (va detto che seguo poco) ho sentito qualcuno lamentarsi delle modalità con cui sono fatti i ranking. Da noi, gran parte degli appassionati per primi, sembra che il sistema cristallizzato dei Tier o Tiers sia considerato testo sacro 🙂 ) Ma tornando indietro nel disocrso: Tier 2 quali? La Georgia da molti anni e il Portogallo da un po’ di anni, hanno un livello (e principalmente perché hanno lavorato bene e anche perché hanno determinate condizioni per cui hanno potuto lavorar bene, piuttosto che per l’aver in precedenza partecipato a delle RWC) che non puo’ essere attualmente paragonato a Namibia e Romania o Canada, Brasile, Hong Kong e Algeria che potrebbero magari trovarsi dentro a un Mondiale a 24 squadre. ma che prendendo tre “capottate” non farebbero progressi. Comunque ho esposto quello che penso poco fa in un intervento in questa discussione. Chi ha fatto progressi sensibili l’ha fatti per fattori che non sono la partecipazione alla RWC che trovo sia l’ultimo dei fattori e, da sola, addirittura ininfluente se non deleteria.

      • Mich 25 Settembre 2023, 14:48

        Concordo su tutto. Ho usato il termine Tier2 per indicare TUTTE le Tier2 e usare l’attuale classificazione messa in discussione. Che poi all’interno dei raggruppamenti ci siano differenze abissali, è chiarissimo. Anzi, credo che ci sia più differenza tra Italia e Irlanda che tra Georgia e Portogallo.
        Io sostengo l’espansione del torneo, ma non mi scandalizzo e non ricorro al politicamente corretto, nè faccio dietrologia, se Costa d’Avorio prende 180 punti dall’Irlanda con un possesso palla prossimo allo 0 e mezza squadra fuori per infortunio o cartellini rossi.

  16. fabrio13H 25 Settembre 2023, 14:49

    Quindi, conludendo ciò che ho detto in altri interventi, per me RWC o Mondiale a 16 squadre con 4 gironi (non quegli obbrobri di “gironi dispari”repechage e barrage 🙂 quelli sì “classisti”, che si organizzava l’allora International Board nelle RWC degli anni 90. Prime due ai quarti come ora e terze e quarte alle qualificazioni che trovo sia sede più adatta per confronti tra “medio-forti”, e potrebbe essere il caso dell’Italia, e “medio-basse” e/o “basse”. Via, via che, si spera, vi saranno progressi, che non significa essere in grado né di vincere la coppa né di arrivare ai quarti (magari!) , ma di fare le partite che stanno facendo per esempio Uruguay e Portogallo, si allargherà il numero delle partecipanti.

    • Ovale 25 Settembre 2023, 15:26

      Si ma al di là del numero dei partecipanti al mondiale (io non allargeherei oltre le 20 attuali), sarebbe ora di capire cosa vuole fare World Rugby per aumentare la competitività oltre le nazioni storiche. Quali programmi ci sono, quali investimenti? oltre la mancetta delle nuove regole sull’eleggibilità (con cui fra l’altro concordo anche). Se Uruguay, Cile, eccetera hanno intrapreso percorsi virtuosi con le proprie forze, come possiamo aiutarli? Anche per fare da traino in quell’area geografica.
      Il discorso ha valenza anche economica: sul lungo periodo o ci si apre ad altre aree del mondo, o il giocarello si ridimensiona, i paesi tradizionalmente rugbystici, a parte la Francia, non contano su grandi popolazioni (e quindi nuovo pubblico potenziale).

      • fabrio13H 25 Settembre 2023, 16:20

        …io penso che spesso occorra anche cercare di integrare a metà, o comunque in un punto intermedio, le visioni estreme: il rugby è uno sport “non facile”, anche come sviluppo, da molti punti di vista. D’altra partre non bisogna neanche arrivare all’etremo del: “E’ così e sarà sempre così” (anche per i motivi che hai detto tu). La strada di confronti tra le Nazioni che stanno tentando di svilupparsi nel rugby, è una cosa positiva. Poi, come accduto negli anni 70 all’Italia, vi erano anche confronti ona le Home Nations, anche se spesso a livelli di club e di rappresntative minori. Per esempio invitare i giovani di Nazionali minori in Italia per dei confronti e non necessariamente per trovare altri giocatori per l’Italia 😀 potrebbe essere un’altra strada. Squadre nostre e di altri al nostro livello che giocassero con Nazioanli minori. Queste potrebbero essere strade, certo più facili all’epoca pre-professionismo uffciale, ma forse non impossibili anche ora.

  17. fabrio13H 25 Settembre 2023, 15:11

    Via, via che, si spera, vi saranno progressi, che non significa essere in grado né di vincere la coppa né di arrivare ai quarti (magari!) , ma di fare le partite che stanno facendo per esempio Uruguay e Portogallo, e a quel punto si allargherà il numero delle partecipanti.

  18. fabrio13H 25 Settembre 2023, 15:26

    …per più confronti tra tutti i livelli del rugby sono invece molto d’accordo. Se pur con tutti i liimiti causati dal professionimso che “deve far tornare i conti” e non a caso, pare sia in crisi in molti sensi come ha accennato qualche utente. Avessero successo i tentativi di organizzare nuove competizioni continentali che sono in atto, ne sarei più che contento. Un’Italia che giochi un TM in Africa non contro il SudAfrica o la Namibia ma, per esempio, lo Zimbabwe, oppure in America Latina non contro i Pumas e magari neppure i Teros ma forse in Brasile o Paraguay? Se riescono farlo rientrare nei calendari, perché no? Magari si prova qualche giocatore e per rispetto deegli avversari per quel che mi riguarda potrebbe essere proprio l’Italia e non XV o simili…

  19. TheTexanProp 25 Settembre 2023, 15:41

    L’allenatore del Chile sbotta “poter fare esperienza”: in un anno hanno perso quasi tutte le partite (Namibia, Argentina B, Uruguay, Tonga, Romania, Scozia C) e hanno vinto quelle importanti per andare al mondiale (USA, Brazil). L’esperienza non PORTA da nessuna parte. È la struttura rugby nel paese a sfornare giocatori decenti per poter competere con le grandi. Mi dite quale business plan porta ad investire in qualcosa SENZA che ci siano delle garanzie di successo? Che senso ha portare la grandi a Santiago per far prendere un 80ello al Chile ogni anno o giù di li? Che senso ha per le grandi andare a Santiago per praticamente allenarsi?

    Mi sembrano discorsi anni 90 quando gli allenatori dicevano “giocare contro la NZ porta esperienza”. Ma dove esattamente? Ti fa capire al massimo quanto indietro sei e dove devi arrivare per competere. E per arrivare la non lo fai giocando con la NZ, SA, Italia, Scozia, o che ne so. Lo fai costruendo per poi giocartela e far si che arrivino introiti e sponsors.

    Gli sponsors non arrivano se non esistono garanzie di miglioramento. E il miglioramento non lo porti prendendo scoppole ma creando una struttura rugby decente.

    Invece di blaterare, dovrebbero usare questo palcoscenico per costruire qualcosa.

    • fabrio13H 25 Settembre 2023, 16:11

      Eh già, la sostanza è proprio così! Nell’ultimo mio intervento ho scritto che non sarei contrario alla possibilità di qualche TM in Nazioni di livello sensibilmente ppiù basso nel caso in cui vi sia qualche momento libero nei calendari; comunque con qualificazioni anche per le terze classifcate dei gironi, avresti qualche confronto, ma sto scrivendo da tempo, e oggi da ore, che da soli, i confronti non portano a nulla.

    • Mich 25 Settembre 2023, 16:11

      Concordo anche con te, e con tutti quelli che considerano questa una polemica inutile, a vario titolo e per la svariate ragioni, tutte valide, finora lette.
      Non lo scrivo più 🙂

  20. mikefava 25 Settembre 2023, 17:05

    Se vogliamo chiamarla “competitività”, ok…io vedo solo la riprova di come ci siano due mondi distinti nel rugby mondiale, in alcuni casi addirittura tre…con possibilità di comunicazione tra i mondi pressoché inesistente. E il programma che sembra previsto per i prossimi anni non andrà certo a migliorare la situazione, casomai contribuirà a renderla anche maggiormente “classista”, come dice l’articolo.

  21. Interza 26 Settembre 2023, 01:33

    Leggendo qua e la. Ma nessuno pensa che spesso si investono i soldi in maniera presuntuosa e aggiungerei inutile ? Che una squadra di rugby professionistico debba per forza avere 18-20 e forse più componenti tecnici con anche il motivatore psicologico ? Parlo a livello di club e quindi lo proietto anche a livello di Nazionale ?
    E di contro paesi investono pochissimo o quasi nulla in strutture e formazione scolastica, partendo dalla convinzione che il rugby possa essere uno sport collettivo che forma un ragazzo o una ragazza, limitando le discriminazioni anche fisiche che altri sport pretendono ? Quando si dice che il rugby è lo sport più democratico ad attirare ragazzi e ragazze di “tutte le taglie” creando sinergie e libertà, non si dice il solito luogo comune. E ancora un fatto assodato. Quindi ho letto tante considerazioni sacrosante, ma se invertissimo il problema ? Non è classismo. Ma sono scelte dei singoli paesi (il nostro è un grande esempio) a non voler investire in questo sport, risorse pubbliche tolte a sport miliardari per farle confluire in sport minori. Così si crea cultura e valori che consentono di fare programmi ed aspettative di crescita. In fondo quelli che sono al comando da oltre 100 e passa anni, hanno creduto a questo. Gli altri (come noi ad esempio) hanno investito solo in uno sport, il calcio. Dalla crescita interna si passa ad essere competitivi e quindi a non poter più essere esclusi dai giochi.
    Questo processo tornerà ad essere importante e fruttuoso, quando da professionismo illusorio di questi 30 anni, si passerà ad un professionismo sano che riavrà alla base un dilettantusmo che possiamo chiamare anche simpaticamente poetico, ma che sarà il fulcro di un paese e della sua gioventù. Se non facciamo questo passaggio al passato, lo sport morirà. Anche quello che sembra invincibile e immortale, ma che di fatto non ha ancora compiuto un secolo dal suo primo Mondiale (Uruguay 1930), una inezia temporale !

  22. paoloc 26 Settembre 2023, 11:34

    Complimenti all’autore dell’articolo, anche per la qualità della scrittura.
    Purtroppo il futuro del rugby non lo vedo bene.
    Non so se avete visto gli spalti del super rugby . Sembra che ci sia ancora il covid….
    Se poi il rugby in Australia implode, le squadre neozelandesi contro che giocano ?
    Il campionato inglese è una fabbrica di fallimenti. L’URC sopravvive per la novità dell’ingresso delle sudafricane. Ma anche lì ben presto sarà la solita solfa.
    Un campionato alternativo urge (anche per farci giocare le Zebre, che con l’URC proprio non c’entrano)

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