Remi Lamerat, una vita bordolese

Il giocatore del Bordeaux si ritira dalle scene per passare alla produzione di vini

Remi Lamerat – ph. ROMAIN PERROCHEAU / AFP

Alla fine della stagione si è ritirato Remi Lamerat, centro classe 1990 che ha chiuso la carriera a Bordeaux, squadra raggiunta nel 2019 e poi più lasciata.

Era partito da lì, diciotto anni fa: Sainte-Foy-la-Grande, neanche 3mila anime adagiate sul corso della Dordogna, a meno di cento chilometri da Bordeaux. Il cuore della più conosciuta regione vitivinicola francese, lasciata a quindici anni per inseguire una palla ovale sui campi di Tolosa, qualche mucchio di chilometri più a sud.

Giovane talento di belle speranze, Lamerat sfonda subito allo Stade Toulousain, ma gli infortuni gli impediscono di prendere davvero quota. Quindi passa nell’altro grande club della zona, il Castres, ma le sfortune fisiche perdurano almeno fino al 2014 (nominalmente ha vinto lo scudetto nel 2013, ma senza scendere in campo), anno in cui riesce finalmente a rimanere in salute e ad ottenere così il debutto internazionale con la maglia della nazionale maggiore francese.

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Ci saranno altri 18 caps per lui, grazie anche al fatto che Guy Novès, che lo aveva lanciato a Tolosa, è diventato nel frattempo allenatore della nazionale dopo la Rugby World Cup 2015. È il periodo migliore della carriera: gioca a Clermont e in nazionale al fianco di Wesley Fofana, formando una coppia di centri complementare. Con il club gialloblù arriva in finale di Champions e vince lo scudetto nel 2017, poi in finale di campionato nel 2019 e, nello stesso anno, conquista la Challenge Cup. Poi, dalla stagione 2019/2020, il ritorno nella terra natìa.

E qui, Lamerat si dimostra un bordolese dalla testa ai piedi. Nel 2019 completa un ciclo di studi che gli permette di ottenere il diploma di viticoltore. Negli anni successivi combina il rugby con l’attività in cantina da apprendista. Nel 2022 decide di giocare l’ultima stagione della sua carriera. Nel frattempo, rileva dalla famiglia Guillot la tenuta Château Grand Jour, 16 ettari a Yvrac, alla confluenza fra la Dordogna e la Garonna. Cabernet sauvignon, merlot e alcuni vitigni autoctoni bianchi.

Vicino alle vigne, un grande casale che l’ormai ex giocatore sta ristrutturando, perché lui, la moglie e i due figli possano andare a viverci. Un cerchio che si chiude: cresciuto tra le vigne della regione girondina, Lamerat se le è lasciate alle spalle per inseguire la sua altra passione, caratterizzata dalla palla ovale, prima di tornare al punto di partenza. Un terzo tempo della vita, insomma: finita la battaglia sul campo, incomincia quella tra le bottiglie.

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