Italian Exiles, scovare gli Azzurri di domani nel Regno Unito: intervista a Mathew Heeks

Come funziona il progetto per individuare talenti eleggibili per l’Italia in UK, raccontato da chi lo coordina

Italian Exiles, scovare gli Azzurri di domani nel Regno Unito: intervista a Mathew Heeks

Italian Exiles, scovare gli Azzurri di domani nel Regno Unito: intervista a Mathew Heeks – ph. Sebstiano Pessina

Il primo passo ufficiale del progetto Exiles della Federazione Italiana Rugby, mirato ad individuare possibili talenti in grado di vestire la maglia azzurra tra la popolazione rugbistica con radici italiane in giro per il mondo, risale a maggio 2022 con un form tramite il quale qualsiasi giocatore residente all’estero con radici italiane poteva segnalare la propria candidatura alla Federazione Italiana Rugby.

D’altra parte gli italiani sono stati un popolo di emigranti, spesso anche in zone del mondo dove la palla ovale è assai coltivata. Con le altre federazioni che già da anni hanno  istituzionalizzato i processi di scouting di giocatori eleggibili (i form di candidatura compaiono sui siti di moltissime union), la FIR sta cercando di incrementare i propri sforzi in questa direzione, sentendo di aver appena scalfito la superficie delle possibilità da sfruttare.

Un lavoro non antagonistico, ma complementare a quello della formazione e dello sviluppo interni dei propri talenti, che negli ultimi anni ha ottenuto ottimi successi. Un lavoro che comincia a portare i propri frutti, ma che è rimasto per il momento sotto la superficie.

Mathew Heeks, sei coordinatore UK del progetto Exiles della Federazione Italiana Rugby, aiutaci ad accendere una luce sul lavoro che stai facendo. Per prima cosa, raccontaci un po’ qual è il tuo background.

La mia principale occupazione è quella di Head of Community per i London Irish, con il compito di incrementare la partecipazione e l’affiliazione dei club e delle scuole dell’area di riferimento del club: il Berkshire, l’Hampshire e il Middlesex.
Sono anche il direttore tecnico del Bracknell RFC, una squadra della quinta divisione inglese poco fuori Londra.
Sono stato un giocatore professionista, coinvolto con le nazionali giovanili scozzesi da eleggibile, perché sono nato in Inghilterra. Ho rappresentato la Scozia a livello U18, U19 e U20 e poi ho continuato la mia carriera ai Wasps e con i London Scottish nel Championship, oltre ad altri club dell’area di Londra. Mentre giocavo, ho studiato alla St. Mary’s University di Twickenham, ho ottenuto una laurea in scienze motorie con una specializzazione in coaching sportivo, e poi ho allenato e continuato ad allenare fino ai ruoli che ricopro adesso. Ai due precedenti si è aggiunto quello di Project manager del progetto Exiles della Federazione Italiana Rugby.

Eccoci al punto. Qual è il tuo lavoro per la FIR e da quando è incominciato?

Ho iniziato a luglio del 2022, quindi molto recentemente. Il mio lavoro è gestire il progetto a Londra e nel Regno Unito per trovare giocatori e giocatrici eleggibili per l’Italia per nascita o parentela (genitori e nonni) e sottoporli all’attenzione della federazione. Quindi creare un database e raccogliere informazioni su di loro, incluso monitorarne lo stato di forma, raccogliere video e highlights del loro gioco, tenerne d’occhio lo sviluppo. Si formerà così un gruppo di giocatori che vanno a far parte dell’insieme della filiera di sviluppo della federazione italiana, facendo scouting in un’area incredibilmente popolosa [si parla di circa 600mila italiani a Londra] che è stata finora trascurata e che può diventare una risorsa incommensurabile. Oltre ad essere un’opportunità per il movimento italiano, lo è anche per questi ragazzi e ragazze che vivono all’estero e che hanno la volontà e il desiderio di rimanere attaccati alle proprie radici, dando loro l’opportunità di rappresentare l’Italia a livello giovanile e poi, eventualmente, nelle nazionali maggiori.

Si tratta quindi di un progetto principalmente rivolto ai giovani, più che a trovare giocatori professionisti già relativamente affermati.

Esatto, è così. La fascia d’età a cui miriamo principalmente è tra i 15 e i 20 anni. La federazione è già a conoscenza dei profili degli atleti eleggibili di interesse oltre questo limite. Ricerchiamo giovani talenti, che se poi si rivelano effettivamente interessanti vengono coinvolti nei raduni in Italia. Per fare un esempio, il nuovo acquisto delle Zebre Ben Cambriani, che è eleggibile e giocava nel Championship, non è arrivato tramite il progetto che gestisco. Ha 23 anni, è un giocatore con una carriera relativamente già avviata, fuori dai nostri standard. Un profilo arrivato a indossare la maglia azzurra è invece quello di Darren Louw, terza linea classe 2005 che ha giocato recentemente con l’Italia U18.

Tu hai già ricoperto un ruolo simile a questo per la federazione scozzese, giusto? 

Sì, prima di lavorare per l’Italia ho svolto esattamente lo stesso ruolo per la Scozia, il cui programma Exiles è però su scala più grande. Sono stato nello staff tecnico della Scozia U16 e in quel momento mi sono occupato di identificare i talenti eleggibili all’estero.

Come sei entrato in contatto con la FIR?

Franco [Ascione] e Maurizio [Zaffiri] sono entrati in contatto con me dopo aver visto il mio coinvolgimento in diverse aree del nostro sport, prima giocatore, poi tecnico, quindi parte dello staff manageriale a diversi livelli del rugby inglese. Dopo una call di presentazione con loro, a cui sono seguite altre conversazioni, mi hanno offerto un contratto per lavorare con la FIR e costruire un database di giocatori eleggibili di possibile interesse. Ad oggi abbiamo trovato 65 profili di giovani di talento tra i 14 e i 20 anni, principalmente afferenti all’area di Londra, ma non solo.

Come funziona il tuo lavoro nel concreto, quotidianamente?

In questo momento mi sto occupando in particolare di rendere noto il progetto. Ho inviato email, scritto post sui social, dato un paio di interviste a media come The Rugby Paper e il Times. Ho creato un form per i giocatori che può essere compilato per rendere la propria presenza manifesta ed essere notati. E poi ho utilizzato i miei contatti con i vari club del paese ad ogni livello per capire se ci sono italiani nelle loro fila. Una volta che troviamo un giocatore italiano entriamo in contatto con lui, gli chiediamo di darci alcune informazioni di base come data di nascita, ruolo in cui gioca e cose del genere, materiale video, e lo inseriamo nel database. Una volta raccolte queste informazioni le giro a Franco [Ascione] e Maurizio [Zaffiri], i quali poi mi fanno sapere se sono interessati ad andare avanti. Quindi mi occupo di costruire un rapporto con la famiglia dei giocatori, di fare alcune sessioni di allenamento con i ragazzi e monitorarli su base regolare. Qualcuno di loro è già stato invitato a far parte di qualche raduno in Italia.

Qualche tempo fa, in un’intervista a un quotidiano inglese, Franco Ascione disse che l’Italia stava accarezzando l’idea di costruire, nel futuro, un club di eleggibili italiani a Londra, sulla scia dei London Irish, dei London Welsh e dei London Scottish. Pensi che sia effettivamente una possibilità?

Sì. Penso sarebbe un investimento nel movimento. Non vedo perché non potrebbe esistere un club di Italian Exiles in una delle divisioni inglesi. La federazione per il momento ha investito nel progetto di scouting, lo faremo crescere, questa è solo la pietra angolare. Stiamo percorrendo una strada che ci possa far trovare talenti che possano giocare per l’Italia, quale che sia il livello e la competizione.

Lorenzo Calamai

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