Rugby e regole: si pensa allo “Shot Clock” per velocizzare il gioco

Gioco statico, velocità di risoluzione per il TMO e ingresso in campo dei Water Boy: queste le aree di interesse

Rugby e regole: si pensa allo "Shot Clock" per velocizzare il gioco (ph. Sebastiano Pessina)

Rugby e regole: si pensa allo “Shot Clock” per velocizzare il gioco (ph. Sebastiano Pessina)

Il tempo effettivo di gioco sta diventando una delle questioni più importanti di tutti gli sport con una durata precisa, che però non si svolgono col tempo effettivo.

In queste settimane il calcio, con lo svolgimento dei Mondiali, ha provato a dare una risposta aumentando vertiginosamente il tempo di recupero dopo il 90′, il rugby invece vorrebbe provare a ridurre le perdite di tempo all’interno degli 80′ lavorando con uno “Shot Clock”  (una conto alla rovescia) rispetto alle fasi statiche.

Rugby e regole: si pensa allo “Shot Clock” per velocizzare il gioco

La fase di avvio delle mischie, rimesse laterali e trasformazioni/conversioni verso i pali. L’idea è venuta dopo un’attenta disamina rispetto ai calci piazzati che si verificano durante una partita. In teoria il regolamento prevedrebbe 60 secondi per ogni punizione e 90 secondi per ogni conversione, ma si è notato che questi intervalli non vengono mai rispettati causando numerose perdite di tempo. Per questo si vorrebbe introdurre già dall’anno prossimo un timer, sotto forma di orologio computerizzato sui maxi schermi degli stadi, come già sta avvenendo nel Top14 in occasione dei calci, per cercare di fare rispettare il tempo ai calciatori e aiutare gli arbitri a non doversi occupare di monitorare anche questa area di gioco.

Altra questione in ballo, il TMO. L’utilizzo chiaramente aiuta la gestione del gioco, ma le modalità di chiamata e risoluzione dei vari casi sembrano essere ancora troppo lunghe, per questo World Rugby sta cercando di guardarsi intorno provando a prendere spunto dal Decision Review System del cricket. Inoltre si vorrebbe implementare il coinvolgimento degli spettatori trasmettendo i dialoghi arbitrali negli altoparlanti degli stadi e spiegando sui maxi schermi cosa si sta esaminando.

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Infine l’arrivo costante sul terreno di gioco dei “Water Boy”. Si sta cercando di capire come limitarlo, magari creando delle finestre simili a quelle del “cooling break estivo” per poi evitare di vedere costantemente questi elementi dello staff in campo a interrompere la fluidità o la ripresa del gioco.

Nelle prossime settimane sono attesi sviluppi, tanto che Bill Beaumont, il presidente di World Rugby, ha affermato: “Stiamo compiendo il primo passo verso la volontà di reimmaginazione del nostro sport”. L’idea sarebbe quella di apporre delle modifiche senza stravolgere le regole facendosi aiutare, come avvenuto già nelle scorse settimane, da dirigenti, allenatori e addetti ai lavori delle principali nazioni.

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