Perché i club del Top10 puntano sui giocatori stranieri?

Saranno 31 i giocatori stranieri in arrivo nel massimo campionato, 16 in più dello scorso anno. Ma 10 arrivano dalla Serie A

Decisa la sede per la finale della Serie A femminile, la stessa del Top10 PH OnRugby.it

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L’inizio del mese di settembre e con esso l’avvio delle competizioni ufficiali si avvicina a grandi passi per le formazioni del Top10. I giochi, per le rose delle squadre del massimo campionato italiano, sono tutto sommato fatti: ad eccezione di qualche annuncio dell’ultima ora, tutti i trasferimenti, in entrata e in uscita, sono stati ufficializzati.

Come succede ogni estate, ci sono stati tantissimi movimenti. I campioni d’Italia del Petrarca sono la squadre che ha cambiato meno, acquisendo 5 giocatori, ma sei delle dieci squadre partecipanti alla prima divisione di casa nostra hanno fatto registrare ingressi in doppia cifra, spesso in corrispondenza di altrettanto numerosi addii.

Se è vero, come sostiene vox populi, che nella stagione 2022/2023 ci sarà un consistente aumento di giocatori stranieri in Top10, è altrettanto vero che la maggior parte di loro arriva dalla Serie A, il campionato cadetto. Su 31 giocatori stranieri in arrivo, un terzo (10) giocava già in Italia. Considerando che sono 15 gli stranieri che lasciano il nostro paese, la sensazione di una invasione di giocatori esteri nel massimo campionato rimane più che altro solo tale: un’impressione.

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Rimane innegabile che i club del massimo torneo contino molto sull’apporto dei giocatori stranieri di anno in anno, con CUS Torino e Viadana che nel 2022/2023 da sole rilevano per circa il 50% degli acquisti non italiani. Ma perché i club puntano su di loro?

La risposta è che, tralasciando i pur rilevanti risvolti economici, i giocatori italiani pronti per un campionato impegnativo come il Top10 sono merce rara.

Un club ha tre strade per aggiungere alla propria rosa un giocatore italiano: crescerlo in casa attraverso i settori giovanili, sfruttare i giocatori sfornati dalla filiera federale, acquisirli da altre squadre.

Partendo da quest’ultimo punto: sono stati 33 i giocatori passati da una squadra di Top10 ad un’altra, mentre 23 sono saliti dalla Serie A al massimo campionato, una cifra piuttosto alta rispetto alle recenti abitudini, e 12 giocatori arrivano dalle Zebre, in discesa dallo URC. La maggior parte di questi trasferimenti riguarda giocatori italiani.

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Per quanto riguarda i prodotti di Accademia e Centri di Formazione, la maggior parte dei giocatori è stata ipotecata già al livello superiore. I migliori talenti usciti dalla filiera federale in anni recenti (classe 2000, 2001 e 2002) sono quasi tutti già nelle franchigie, che con le nuove Accademie hanno anche immediatamente aggregato alle loro rose molti prospetti giovanissimi, classe 2003. Della più recente nazionale U20, 13 giocatori sono già aggregati alle franchigie, in prima squadra o nelle Accademie; 4 sono andati all’estero; gli altri sono quasi tutti già in formazioni di Top10.

La nota dolente arriva dai settori giovanili dei club. Solo 3 dei 10 club dello scorso Top10 hanno avuto la propria squadra giovanile qualificata alla Fase Nazionale del campionato U19 (8 squadre), 5 sono arrivati tra le prime 14: un termometro evidente degli investimenti limitati in questo senso.

Il livello del campionato giovanile inoltre è basso, con una strutturazione territoriale che consente ai club di limitare le spese, ma a discapito del livello degli incontri.

Ecco che di giocatori nuovi pronti ad entrare sul palcoscenico del Top10 per soddisfare la domanda delle squadre ce ne sono pochi, ma i club non possono aspettare. Trovandosi in un contesto competitivo, con una retrocessione che incombe, le limitate risorse da investire devono essere indirizzate ad essere pronti subito alle sfide che li attendono. Diventa difficile, quindi, poterlo fare pensando al medio-lungo termine.

Meglio il breve termine, di più sicuro valore, pescando giocatori stranieri adatti al livello in campionati con i quali il Top10 può competere economicamente, come le squadre provinciali dei paesi dell’emisfero sud, le divisioni semi-pro francesi o l’Argentina. L’anno prossimo 5 giocatori arriveranno dal paese sudamericano (più uno dall’Uruguay), 4 dalle serie minori francesi, 5 da Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda.

Insomma, parafrasando un grande classico dell’animazione, i club del Top10 non sono proprio cattivi, è che li disegnano così.

Lorenzo Calamai

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