Uno studio scientifico per spiegare i rapporti tra un club e la sua Academy

Lo ha pubblicato il manager delle giovanili del Munster, che ha preso spunto da un match giocato a dicembre senza 48 seniores tra giocatori e staff

Rainbow Cup: la formazione di Munster per la sfida alle Zebre ph. Jason O'Callaghan

ph. Jason O’Callaghan

Il manager dell’Academy del Munster, Ian Costello, ha pubblicato uno studio scientifico su come la squadra irlandese ha preparato, affrontato e vinto un match di Champions Cup lo scorso 12 dicembre contro i Wasps, nonostante le assenze di 48 persone tra giocatori e staff a causa della pandemia da Covid-19.

In quel periodo, infatti, gran parte della squadra non ha potuto prendere parte all’incontro perché era costretta all’isolamento, in quanto appena rientrata dal Sudafrica nei giorni in cui l’emergenza legata alla variante Omicron stava montando sempre di più. Alcuni, inoltre, erano risultati positivi in Sudafrica e non erano potuti tornare con il resto dei compagni.

Senza lo staff tecnico a disposizione, la società aveva dunque deciso di affidare gli allenamenti della prima squadra proprio a Costello, che aveva cominciato a lavorare a Limerick sei mesi prima. Costello poteva contare su un buon numero di giocatori internazionali e nazionali irlandesi, che poi sono scesi effettivamente in campo, ma aveva comunque dovuto chiamare ben dodici debuttanti (di cui otto dell’Academy e due appartenenti a club legati alla filiera del Munster) per inserirli nei 23 della lista per la gara. Le condizioni difficili non avevano però fermato il Munster, capace comunque di battere per 35-14 i Wasps a Coventry, in trasferta.

Creare integrazione tra prima squadra e Academy

L’articolo, scritto da Costello insieme alle accademiche Sarahjane Belton e Áine MacNamara, è lungo 17 pagine ed è partito dall’idea dell’allenatore di studiare il modo in cui un’Academy come quella del Munster può garantire alla prima squadra dei giocatori pronti per disputare partite di alto livello, e come le due componenti possono comunicare in maniera più efficace e coerente per gli obiettivi degli uni (i giovani nel loro percorso di crescita) e degli altri (i seniores che non possono prescindere da prestazioni di alto livello).

Nello studio, viene sottolineato come l’Academy del Munster segua gli stessi programmi e gli stessi allenamenti della prima squadra, e che gli allenatori delle giovanili e lo staff tecnico dei seniores si incontrino regolarmente per discutere e stabilire un metodo integrato di collaborazione. Questo livello di coesione e le relazioni costruite con il tempo hanno creato la base per il lavoro svolto in emergenza nel dicembre 2021, e la vittoria poi ottenuta a Coventry ha contribuito ad aumentare l’allineamento tra i percorsi juniores e seniores.

“Alcuni giocatori hanno dichiarato di aver sentito maggiore fiducia in loro stessi e nelle loro capacità di giocare nel rugby professionistico – si legge nell’articolo – Alcuni giocatori della prima squadra hanno detto di avere maggiore fiducia nei giovani seguiti dal Munster e nelle loro capacità di fare il salto di livello quando richiesto. Lo staff dell’Academy ha detto di aver notato una maggiore tendenza a fidarsi di loro da parte dei giocatori della prima squadra, e tutto questo ha sicuramente contribuito ad aumentare la coesione tra i due gruppi di lavoro”.

Nelle sue conclusioni, Costello ha spiegato come questo caso studio dimostri quanto sia importante avere un efficace percorso che sostenga sia gli obiettivi dei seniores sia il bisogno di avere un sistema allineato e coerente per i giocatori che devono farsi trovare pronti al massimo livello possibile. “Probabilmente, questo è ancora più importante in alcuni sport con risorse relativamente limitate come il rugby union di club, dove le dimensioni delle rose e la profondità delle squadre può essere limitata da budget ridotti”.

Il link per leggere lo studio completo

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