Garbisi: “Non voglio vincere ogni sette anni. E sogno di giocare con mio fratello”

L’apertura azzurra racconta al Times la vigilia della sfida di Cardiff, ma mantiene i piedi per terra: “Abbiamo parlato di vittoria, volevamo rovinare la festa ai gallesi. Ma questo deve essere un punto di partenza”

Paolo Garbisi mediano di apertura della Nazionale Italiana Rugby

Paolo Garbisi mediano di apertura della Nazionale Italiana Rugby – Ph. S. Pessina

Dopo una settimana dall’impresa azzurra a Cardiff, Paolo Garbisi ha potuto analizzare in maniera più lucida quanto accaduto in quel pomeriggio gallese che rimarrà nella storia del rugby italiano. Al Times, l’apertura di Montpellier ha raccontato quegli attimi di gioia: “È stato tutto molto strano. Ho dovuto rivedere il video, perché non ricordo nulla di quello che è successo dopo il fischio finale, ma è stato divertente riguardarlo.”

Garbisi è risultato decisivo con i punti messi a segno al piede, compresa la trasformazione del 22-21 finale:  “Ringrazio Edoardo (Padovani, ndr) per essere andato il più in mezzo possibile e avermi facilitato la trasformazione. Quando ho preso il pallone per la trasformazione non ero molto nervoso, era un calcio davvero facile, ma prima quando ho visto Capuozzo passare non ho festeggiato perché non ci potevo credere, non avevo parole. Ho fatto due Sei Nazioni e mezzo ed è la prima vittoria, così come lo è per molti ragazzi nel gruppo. È stata una vera liberazione per noi”

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Una vittoria cercata, voluta e soprattutto pensata fin dalla vigilia: “In questo Sei Nazioni ci siamo sempre concentrati sulla prestazione e sul nostro processo di crescita – ha detto Garbisi -. Con questa partita però pensavamo fosse il momento giusto per parlare di risultato. E prima di scendere in campo abbiamo usato la parola ‘vittoria’. Sapevamo che per il Galles sarebbe stata una festa per Biggar e Alun Wyn Jones, ma sapevamo anche che per loro avrebbe potuto avere un risvolto negativo, e positivo per noi, in caso di partita tirata”.

Come sempre, l’apertura azzurra mantiene i piedi per terra e guarda al futuro con la consueta maturità e lucidità: “È un momento che merita di essere celebrato, ma è davvero importante considerarlo un punto di partenza e non di arrivo. Sinceramente non voglio vincere una partita ogni sette anni, voglio portare a casa più partite possibili con l’Italia”.

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Infine, un’importante chiosa sul fratello Alessandro, che proprio il giorno dopo ha ottenuto il premio di player of the match nella sfida under 20 tra Galles e Italia: “Spero di giocare con mio fratello il prima possibile. Per me sarebbe un sogno. Non so esattamente quando accadrà, ma credo che prima o poi giocheremo insieme. Non lo abbiamo mai fatto a livello di club perché è due anni più giovane di me”.

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