Sei Nazioni 2022: la preview della Scozia

Il XV del Cardo ha una grande opportunità nel Championship che sta per iniziare. Nel 2021 sarebbero bastati sei punti in più e sarebbe stato Grande Slam

Sei Nazioni 2022: la preview della Scozia (Ph. Sebastiano Pessina)

Sei Nazioni 2022: la preview della Scozia (Ph. Sebastiano Pessina)

La Scozia arriva al Sei Nazioni 2022 con rinnovate e giustificate ambizioni di poter fare molto bene, in mezzo a un percorso di crescita che li ha visti sprecare due preziose occasioni nel passato Sei Nazioni e da un novembre dove ha battuto l’Australia, cedendo solo al Sudafrica.

Il fatto che un anno fa il XV di Gregor Townsend abbia chiuso al quarto posto pare un’ingiustizia della matematica, dato che con sei punti segnati in più avrebbe fatto un clamoroso Grande Slam. Ne sarebbero bastati due con il Galles (sconfitta interna 24-25) e quattro con l’Irlanda (27-24 a Dublino) per mettere insieme il cammino perfetto dopo la prima vittoria dal 1983 a Twickenham (6-11), il clamoroso blitz di Parigi (23-27) oltre al facile successo sull’Italia (52-10).

Leggi anche: Sei Nazioni, il calendario della Scozia per il 2022

Con i se e con i ma non si fa la storia, ma quanto indicato poco fa è la dimostrazione che la squadra scozzese ha raggiunto una grande maturità internazionale, complici anche la crescita delle due franchigie di Glasgow ed Edimburgo, ma non solo. I tanti giocatori impegnati tra Premiership e Top 14 si sono infatti guadagnati minuti e credibilità in contesti molto competitivi.

Il calendario

Guardando il calendario del Sei Nazioni 2022 inutile dire che molto passerà dall’esordio: sabato a Murrayfield arriva l’Inghilterra. Riuscire a mantenere la Calcutta Cup battendo gli odiati rivali darebbe ai dark blues un turbo morale importantissimo, oltre alla possibilità di poter davvero competere per qualcosa di importante.

Se è vero che le trasferte saranno tre, inclusa una gita a Roma contro un’Italia al momento più debole e la chiusura a Dublino che potrebbe invece essere decisiva per il destino della squadra. Una squadra che, sotto la guida di Townsend dal 2017, ha reso quantomeno esplosivo il suo gioco, quasi frenetico, complice anche la gestione del pallone da parte dei suoi talenti e l’arrivo di tanti giocatori equiparati dall’Emisfero Sud.

La rosa

Palese allora come il rendimento di Finn Russel ancora una volta sarà la cartina di tornasole: la geniale apertura del Racing 92 dovrà trovare compagni che sappiano “leggere” il suo gioco, in un roster che comunque può contare su altri elementi di valore assoluto (oltre che Lions) come Duhan van der Merwe, Stuart Hogg, Ali Price, Chris Harris, Rory Sutherland, Hamish Watson e Zander Fagerson.

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Visto la rosa a disposizione, sembra comunque palese il fatto che il lavoro fatto sulla profondità della squadra sia convincente in casa scozzese, visti i tanti giovani e i giocatori di talento che si stanno affacciando (o lo hanno fatto da poco) all’altissimo livello: da Cameron Redpath a Ben Vellacott, da Sione Tuipulotu a Rufus McLean, sono parecchi gli elementi di grande prospettiva che Townsend avrà da gestire.

Se tutti quelli appena citati occupano posizioni tra i trequarti, la mischia del Cardo è di altissimo livello, con diversi dei Lions citati poco sopra e comunque tanti elementi che hanno dimostrato solidità e soprattutto (ad esempio nello scorso Sei Nazioni) la capacità di giocarsela alla pari contro avversari più quotati.

Da tenere d’occhio

Rory Darge è il nome del momento del rugby scozzese. Terza linea classe 2000, ex capitano della nazionale under 20, nato a Edimburgo ma esploso a Glasgow, dove con i Warriors è protagonista assoluto della buona stagione della franchigia.

Darge è un vero e proprio sciacallo, il prototipo perfetto della terza linea rubapalloni, ma sembra avere anche riserve infinite di energia per rendersi protagonista come ball carrier e lanciare senza freni il proprio corpo contro gli avversari.

È una versione più leggera, ma anche più intensa e rapida di Jamie Ritchie, pronto ad allungare la coperta nella terza linea scozzese senza rinunciare alle caratteristiche da cacciatori di palloni dello stesso Ritchie o di Hamish Watson.

In un 2022 nel quale il Sei Nazioni appare equilibrato come non mai, c’è quindi anche da tenere sotto grande attenzione una Scozia che, dopo essere cresciuta nelle ultime stagioni, cerca il colpaccio. Molto, come detto, passerà dall’esordio di sabato con l’Inghilterra.

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