Quattro azzurre a caccia del titolo in Francia

L’analisi, alla vigilia delle semifinali per il titolo, di Valeria Fedrighi, Marta Ferrari, Francesca Sgorbini e Sara Tounesi

Sgorbini Tounesi

Sgorbini e Tounesi all’epoca del Colorno ph. Ettore Griffoni

L’Elite 1, massima serie femminile francese, entra nella fase “calda”, che vede impegnate nelle semifinali ben 4 italiane: Sara Tounesi, Francesca Sgorbini e Marta Ferrari tra le fila dell’ASR Romagnat (impegnate domani a Tolosa, alle 17, contro Montpellier), Valeria Fedrighi per lo Stade Toulosain (impegnata domani alle 17, a Bordeaux, nel derby contro Blagnac). Nella giornata di sabato la formazione di Clermont affronterà Montpellier, mentre Tolosa giocherà contro Blagnac. Due appuntamenti fondamentali per le nostre ragazze, che hanno raccontato ad OnRugby quanto questa stagione sia stata particolare e difficile ma allo stesso tempo molto soddisfacente sul piano dei risultati.

Sara Tounesi, seconda linea al primo anno in Francia dopo 5 stagioni e uno scudetto a Colorno, si è tolta subito delle soddisfazioni al primo tentativo in Elite 1. «Raggiungere le semifinali al primo anno è stato grandioso» esordisce Sara, che si concentra poi sul percorso fatto per portare a termine il campionato nonostante tutte le difficoltà: «A livello organizzativo è stato fatto un grande lavoro, ci facevano il tampone due volte alla settimana e non ci siamo mai realmente fermate, perché se ti fermi perdi la forma. È stato molto intenso e non ti nego di essere un po’ stanca, ma sabato abbiamo la possibilità di scrivere la storia».

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La sfida contro Montpellier sarà sicuramente ostica, ma Tounesi non si scompone e analizza l’impegno con lucidità e schiettezza: «Non temo nessuno, se non Dio (ride n.d.r.), ovvio che se mi trovo davanti certe giocatrici della nazionale francese devo essere certa al 100% che quando le attacco devo buttarle giù, altrimenti fanno disastri, ma io ho questa attitudine con tutte. Non importa se giochi in nazionale o in quale club hai militato, potrebbe fare più male una ragazza che non gioca con la Francia rispetto a dei nomi più blasonati, io non sottovaluto nessuno e affronto tutte allo stesso modo».

Il percorso di Romagnat si è basato su una notevole continuità di risultati, anche a dispetto di una stagione che per forza di cose di continuità ne ha avuta ben poca: «Il punto di forza della nostra squadra è il gruppo, io, Francesca e Marta ci siamo integrate senza problemi. Sicuramente la qualità ha aiutato, siamo competitive sia nel reparto di mischia che in quello dei trequarti, pur non avendo un punto di forza specifico. Penso che a questo livello dobbiamo fare maggiore attenzione ai dettagli: all’inizio del campionato la palla persa in avanti o il passaggio fatto male sono errori recuperabili, in una semifinale rischi di prendere meta».

Dello stesso avviso è Francesca Sgorbini, reduce da un’ottima prima stagione in Francia dopo essere arrivata a Clermont a soli 19 anni: «Abbiamo avuto la fortuna di poter giocare, ed è una cosa positiva perché in Italia invece il campionato non è mai iniziato. Tra covid, rinvii e lockdown non è stato facile ma siamo arrivate fino in fondo. Il nostro obiettivo era raggiungere la semifinale e ci siamo riusciti, adesso ce la giochiamo senza niente da perdere. Queste partite poi sono particolari, ci si gioca tutto in 80 minuti. Io ci credo».

Questa stagione ha portato a Romagnat una soddisfazione dietro l’altra, ultima di queste – per ora – la vittoria nel girone: «È stata una sorpresa anche per noi. Avevamo appena battuto Bordeaux e negli spogliatoi ci hanno detto che Bayonne aveva fermato Tolosa e che quindi eravamo prime, non ce lo aspettavamo».

Un percorso, anche per Francesca, in crescita costante nonostante un primo periodo dove è stato necessario ambientarsi ad un mondo totalmente nuovo: «Quando sono arrivata non parlavo una parola di francese, ero terrorizzata perché non capivo niente, era come se mi parlassero in arabo. Nel giro di pochi mesi però mi sono ambientata benissimo, anche grazie alle mie compagne di squadra che sono state tutte gentilissime e disponibili. Mi trovo veramente bene. Mi ha aiutato anche avere due compagne come Sara e Marta, e poi c’è anche un’altra ragazza francese che parla italiano, e all’inizio non mi staccavo mai da loro perché mi facevano da traduttrici (ride n.d.r.), poi piano piano ho preso confidenza e adesso va molto bene».

Una stagione di crescita sotto tutti gli aspetti, quindi, che ha portato a dei miglioramenti anche dal punto di vista tecnico tecnico: «Il livello qui è più alto, in Italia a volte avevo l’impressione di non mettermi in discussione perché alcune partite le vincevamo 60-0, qui in Francia fin dalla prima partita ho detto “caspita” e ho lavorato, gli allenatori mi hanno aiutata tantissimo e mi sento davvero migliorata sotto tutti gli aspetti. Anche in nazionale ho preso più sicurezza».

Marta Ferrari è la più esperta delle tre italiane a Clermont, che dopo tanti anni al Rennes si è tolta delle soddisfazioni anche col Romagnat: «All’inizio l’obiettivo era arrivare almeno alla fase playoff, quindi siamo tutti contenti, poi ovviamente la speranza è quella di andare avanti ancora. Rispetto a Montpellier siamo molto più libere di testa, per noi comunque vada andrà bene. Se vinciamo: benissimo. Se perdiamo sarà stata comunque una grande stagione. All’inizio pensavamo che il campionato non sarebbe nemmeno partito. A ottobre si è fermato tutto e non ci siamo nemmeno allenate, poi invece hanno ripreso e con i tamponi due volte a settimana siamo riuscite a giocare».

Una sorpresa e un ultimo traguardo da raggiungere per Marta, prima di dedicarsi ad altri progetti: «Sto già lavorando e vorrei concentrarmi su questo. E poi vorrei riposarmi un po’, per quanto riguarda il rugby il mio programma per il futuro è guardare le partite sul divano con la cioccolata calda (ride n.d.r.)». Tra le tante sorprese, anche quella di trovare due atlete italiane a Clermont: «Non era una cosa programmata, avevo già deciso di venire qui per una mia scelta personale. È stata una sorpresa ritrovare Sara – che già conoscevo – e conoscere Francesca. Mi ha fatto davvero piacere perché sono brave e simpatiche, hanno portato questa ventata di nuovo che è stata importante, era successo anche a Rennes 8 anni fa».

Dall’altra parte c’è invece Valeria Fedrighi, impegnata con lo Stade Toulousain nell’altra semifinale contro Blagnac. Se per Romagnat è stata un’avventura vissuta col gusto della sorpresa, Fedrighi fa invece parte di un gruppo e di una società che da sempre punta al massimo risultato: «L’obiettivo era di arrivare almeno in semifinale e poi in finale. Certamente è stato un anno complicato, ci siamo fermate e abbiamo ripreso più volte e anche la preparazione atletica non è stata facile. Per fortuna la nazionale mi ha permesso di mantenere la condizione e il ritmo-partita anche quando non si giocava, però per tante mie compagne di squadra è stato più complicato perché in alcuni periodi non si sapeva nemmeno se avremmo continuato a giocare il campionato. Adesso andiamo a giocarcela con Blagnac che è in super-forma».

Anche per lei, come per le altre, il passaggio al rugby francese si è sentito e ha portato ad un passo in avanti dal punto di vista della qualità: «Siamo molto seguite, ovviamente comprendono i nostri impegni perché non possiamo vivere solo di rugby, ma siamo seguito in modo fantastico, molto diverso dall’Italia. Personalmente mi ritengo in costante crescita, anche perché mi pongo degli obiettivi ma non sono mai soddisfatta al 100%, cerco sempre di fare meglio. Mi sento migliorata anche sotto l’aspetto fisico, il lavoro paga sempre».

Sullo sfondo resta ovviamente l’obiettivo della finale, con la possibilità di ritrovarsi contro altre componenti della nutrita pattuglia italiana in Francia: «Sarebbe bello giocare una finale Tolosa-Romagnat con 4 italiane. Penso di parlare anche a nome delle altre quando dico che siamo tutte contente di queste semifinali, Romagnat è una squadra molto forte. Ovviamente Tolosa è sempre Tolosa, come dissi anche in un’altra intervista: quando sono arrivata mi hanno sempre detto che qui hanno due cose, Airbus e lo Stade Toulousain».

Francesco Palma

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