Thierry Dusatoir e la pressione di essere capitano

Il leggendario flanker francese racconta come non si sia goduto pezzi della sua carriera a causa del suo ruolo

Thierry Dusatoir impegnato alla Coppa del Mondo 2015 ph. Sebastiano Pessina

Thierry Dusatoir impegnato alla Coppa del Mondo 2015 ph. Sebastiano Pessina

Un aspetto che non è valutabile numericamente, ma che sicuramente è presente nel mondo del rugby di alto livello è la pressione: ne ha parlato Thierry Dusatoir, straordinario terza linea francese dello scorso decennio, che ha affrontato l’argomento a Le French Rugby Podcast. Il nativo di Abidjan, in Costa d’Avorio, ha raccontato come i due anni della sua carriera internazionale da capitano della Francia “non sono stati piacevoli”.

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Dusatoir ha comunque accettato il ruolo propostogli dall’allora allenatore Marc Lièvremont, sottolineando come l’abbia aiutato a crescere, ma in un contesto non semplice per una persona introversa come lui. Ha giocato in Nazionale per ben 80 volte, tra il 2006 e il 2015, ed è stato protagonista di alcuni dei più alti momenti del rugby francese: indimenticabile la sua performance nel quarto di finale 2007 vinto contro la Nuova Zelanda (una meta segnata e 38 placcaggi fatti, più di tutta la squadra avversaria), e ha poi guidato la squadra al successo esterno a Dunedin il 13 giugno 2009 e nella Coppa del Mondo 2011, persa in finale proprio contro gli All Blacks. Ecco le immagini dalla storica sfida ai neozelandesi di Cardiff del 2007:

Dusatoir ha però raccontato come il fatto di essere capitano lo abbia portato fuori dalla sua comfort-zone: “Non sono uno a cui piace parlare, anzi. Preferisco esprimermi con i fatti, e ricordo che in quelle occasioni avevo enorme pressione sulle spalle: dovevo rappresentare i giocatori, parlare e a volte litigare con l’allenatore, discutere con gli arbitri. Mi toglieva un sacco di energie questa cosa, e a volte non riuscivo a dialogare con tutti i miei compagni di squadra”.

Gli è stato chiesto in maniera netta se facendo un bilancio complessivo gli fosse piaciuto essere stato il capitano della Francia e questa è stata la sua risposta: “Quando lo guardi da fuori è fantastico, perché sei il primo a rappresentare la tua Nazione e a guidare i tuoi compagni alla vittoria, ma non è così come sembra. È molto più complesso in realtà, devi gestire la squadra e anche se le cose vanno bene questo non è un compito semplice”.

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Forte di un carisma unico sul terreno di gioco, e capace di prestazioni di altissima qualità, l’incarico di capitano gli è toccato sia con la Nazionale che con il suo club, il Tolosa (con cui ha giocato dal 2006 al 2017, e ha vinto tre campionati francesi e una Heineken Cup), ma: “Il fatto di essere anche il leader del Tolosa non mi ha praticamente mai permesso di riprendermi, ero sempre sotto grande pressione e questo non mi ha fatto godere appieno alcuni anni della mia carriera”.

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