All Blacks: una terza linea per Ian Foster

Manca una casella da riempire: chi è il profilo più adatto per giocare al fianco di Sam Cane e Ardie Savea?

Ardie savea

Una terza linea per gli All Blacks: Ardie Savea – ph. Sebastiano Pessina

Certi dubbi te li può concedere solo il lusso. Quando a novembre il Rugby Championship aprirà i battenti, Ian Foster avrà l’imbarazzo della scelta per chi selezionare nella sua prima uscita da head coach della nazionale di nero vestita, gli All Blacks.

In particolare, la terza linea è un reparto dove in tantissimi, nel Super Rugby Aotearoa, si stanno mettendo in evidenza come giocatori in grado di riempire il vuoto lasciato da Kieran Read. Ci sono due giocatori che partono con il netto favore del pronostico, hanno un’ipoteca sulla maglia da titolare: il primo è Sam Cane, scelto da Foster come capitano del nuovo corso, dovrà affrontare le critiche e la pressione che in queste settimane stanno montando su di lui, visto il suo non perfetto stato di forma e le sue supposte difficoltà nell’instaurare un rapporto con i direttori di gara; il secondo è Ardie Savea, il migliore degli All Blacks alla Rugby World Cup 2019, sta tornando sui suoi recenti altissimi livelli con gli Hurricanes e dovrebbe essere quasi certo di indossare la maglia nera, probabilmente la numero 8.

Posto il fatto che comunque lo status di titolare non è assicurato per nessuno, ecco che sono in tanti a gareggiare per ottenere il privilegio di completare la terza linea degli All Blacks. Cinque nomi per una maglia sola, tutti emersi durante il Super Rugby Aotearoa.

Lachlan Boshier – Chiefs

Nel disastroso torneo dei Chiefs, una delle poche note positive è il 25enne Lachlan Boshier, ex All Blacks under 20 al mondiale del 2014. La sua caratteristica principale è essere, in questo momento, il miglior rubapalloni dell’intera Nuova Zelanda. Il che di per sé ti pone già almeno nella top 5 del globo terracqueo.

Ma Boshier, esaltato nella sua specialità dalla nuova interpretazione del regolamento, ha dimostrato di essere molto di più di un incubo al breakdown per i suoi avversari, tormentandoli in ogni dove sul terreno di gioco. Prendiamo le sue statistiche del match contro i Crusaders: una meta, due difensori battuti, un break, otto placcaggi, due palloni rubati in ruck e tre touche vinte. Una prestazione a tutto tondo se ce n’è una.

Tutto sommato, Boshier rientra nell’insieme dei flanker maratoneti: atleti capaci di farsi trovare sempre al posto giusto al momento giusto grazie a dei polmoni pressoché infiniti, a un motore eccezionale che gli consente di essere dove c’è bisogno, a un QI ovale di discreta levatura, per essere comunque efficienti oltre che efficaci. La sua partnership con Cane è ben sperimentata, anche se si tratta di due giocatori da un certo punto di vista simili, e con Savea formerebbe un trio dinamico di all around players. Non guasta il fatto che abbia il vizio della meta: 7 mete in 12 presenze quest’anno. Difetto: sotto il quintale sei leggerino per il rugby internazionale.

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Shannon Frizell – Highlanders

Fra lo schiacciasassi e il carrarmato, forse il paragone più azzeccato per Frizell è il secondo, per gli intenti bellicosi connaturati al mezzo. La sostanza l’avete intuita: questo flanker passa sopra avversari vivi e resistenti con una facilità impressionante.

Anche lui classe 1994 come Boshier, nel 2014 militava nella under 20 di Tonga, di cui è originario e di cui ha anche rappresentato la nazionale di calcio fino alla under 17. Solo nel 2011, infatti, il buon Frizell si è dedicato al rugby, trasferendosi in Nuova Zelanda nel 2015.

Flanker, numero 8, ma anche seconda linea all’occorrenza, visti i 195 centimetri, Frizell ha già 9 caps con gli All Blacks, e la sua propensione all’essere un ball carrier devastante lo rende un candidato ideale per completare la terza linea di Ian Foster. Come giocatore, infatti, somiglia un po’ a quel Liam Squire che sarebbe stato un sicuro titolare alla RWC 2019 se non si fosse tirato indietro per motivi personali.

Dalton Papali’i – Blues

Prendete le capacità al breakdown di Lachlan Boshier e la fisicità di Shannon Frizell, shakerate violentemente ed ecco uscire nel vostro bicchiere da cocktail Dalton Papali’i, il flanker dalle spalle più quadrate dell’intera Aotearoa.

Il flanker dei Blues classe 1997 è stato spesso additato dalla stampa neozelandese come un All Black in the making, un giovane di belle speranze e di sicuro avvenire. E 3 caps, in effetti, il giovane Papali’i li ha già fatti registrare a suo nome.

Nel Super Rugby Aotearoa le sue prestazioni sono costantemente salite di livello, fino a raggiungere livelli stellari. E’ un grande rubapalloni, con il baricentro basso che lo aiuta a mantenere la stabilità sugli appoggi. E’ un difensore ch accumula placcaggi su placcaggi, senza mai diminuire l’intensità degli impatti. E’ un ottimo portatore di palla nei canali esterni del campo, spesso schierato dentro i 15 metri. Il suo unico difetto è l’irruenza, che lo porta a collezionare qualche calcio di punizione e cartellino giallo di troppo, ma la qualità non si discute.

Hoskins Sotutu – Blues

Ah, quanto si è parlato di Hoskins Sotutu. Un giocatore obiettivamente fenomenale, emerso solamente nel 2020 e diventato velocemente il punto di riferimento della terza linea dei Blues, prima di infortunarsi nel decisivo scontro con i Crusaders nel Super Rugby Aotearoa.

Anche se il principale punto d’interesse è stata la sua tripla eleggibilità internazionale, la verità è che si tratta di un giocatore molto forte, che non è solo un ball carrier eccellente sia nel gioco che dalla base della mischia chiusa, ma anche un giocatore intelligente dotato di skills fuori dal comune per una terza linea. Ed è questo che fa rapidamente innamorare del suo modo di giocare.

Le sue occasionali lacune difensive e un workrate in fase di non possesso da rivedere sono due punti deboli che deve assolutamente limare se vuole contendere davvero per la maglia numero 8 degli All Blacks. Con lui, Savea potrebbe spostarsi a flanker, mentre il contrario sembra difficile. Per il momento, però, è più probabile che ottenga una convocazione che ne blindi l’appartenenza internazionale, piuttosto che una maglia da titolare.

Tom Christie – Crusaders

Nel 2017 ha vinto il mondiale under 20 con i Baby Blacks, nel 2018 ne è stato capitano. Ora, è uno dei titolari dei Crusaders in questo Super Rugby Aotearoa, portando quella maglia numero 7 che prima di lui ha portato qualcuno che, come dire, un certo peso specifico lo ha avuto, nel rugby neozelandese.

Eppure Tom Christie non si spaventa. Ha le spalle larghe, è un giocatore umile ma sempre presente, inserito in un sistema che ne esalta le capacità di ball carrier intelligente nei canali esterni del campo, anche se probabilmente il 22enne si esalta nel cuore della battaglia.

Questa è la sua prima stagione di Super Rugby, ma non sta facendo sentire la mancanza di Matt Todd: prima dello stop della stagione a marzo, ha fatto registrare numeri da primato in quanto a placcaggi e punizioni da tenuto ottenute. Forse per lui sarà ancora presto, ma si tratta di un prospetto di sicuro avvenire, che finirà presto nel giro degli All Blacks. E se questo presto divenisse subito?

Lorenzo Calamai

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