Non si canterà più “Swing low, sweet chariot”?

In Inghilterra è forte il dibattito intorno alla canzone più famosa dei tifosi, una tradizione che dura ormai da 33 anni

twickenham

ph. Sebastiano Pessina

La RFU, l’organo che governa il rugby inglese, sta rivedendo l’utilizzo della famosissima canzone “Swing low, sweet chariot”, una sorta di secondo inno quando gioca la nazionale di Eddie Jones che viene spinta dai suoi tifosi. La notizia è di portata assolutamente clamorosa perché è dal 1987, quando fu intonata per la prima volta, che in ogni partita dell’Inghilterra, con maggior risalto in quelle di Twickenham, viene cantata a gran voce.

Perché questa scelta? Il motivo sta nel fatto che questa canzone ha dei legami con la schiavitù nera, e dunque va a toccare un tema quanto mai importante in questo periodo storico, nel quale il movimento Black Lives Matter sta facendo sentire la sua voce a tutti i livelli. “Nonostante faccia ormai parte della cultura del rugby” dicono dalla RFU “non tutti ne conoscono l’origine”, che fa riferimento a Wallace Willis, uno schiavo nero che la scrisse a metà del 1800. Anche Maro Itoje ha fatto sentire la sua voce a riguardo, dicendo che il background di “Swing low, sweet chariot” è complicato, dunque il tema ha cittadinanza nell’attuale momento della società britannica.

La volontà della federazione inglese è prima di tutto quella di far conoscere a tutti la storia dietro che c’è questa storica canzone, perché serve accrescere la consapevolezza per capire esattamente da dove arrivi. L’amministratore di RFU, Bill Sweeney, ha sottolineato come: “Abbiamo preso tutta una serie di iniziative a tutti i livelli per incoraggiare una maggiore partecipazione da parte di tutti gli appassionati di rugby, dobbiamo fare di più per avere una maggiore diversità in tutte le aree del gioco”. Per capire quanto la canzone sia importante per i tifosi inglesi basta ricordare cosa accadde durante la haka prima di una sfida alla Nuova Zelanda del novembre 2012:

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