6 giugno 1998: l’umiliazione da record dell’Inghilterra

22 anni fa l’Australia diede una lezione alla squadra di Woodward. In campo un giovane Wilkinson, bocciato dai media…

Il 6 giugno non è una data come tutte le altre per gli appassionati di rugby, soprattutto quelli inglesi. Quel giorno di 22 anni fa infatti ebbe inizio quello che tutti ricordano come il “Tour of hell”, un mese in giro per l’emisfero sud a prendere letteralmente degli schiaffoni che dimostrarono come il professionismo non fosse ancora stato digerito e compreso al meglio da tutti in giro per il mondo ovale. Cosa prevedeva però questo tour? Si partiva, appunto, il 6 giugno 1988 da Brisbane per sfidare l’Australia, quindi tre settimane in Nuova Zelanda con due test match con gli All Blacks e tre partite contro selezioni (Nuova Zelanda A, Rugby Academy e Maori), prima di chiudere il 4 luglio in casa del Sudafrica. Sudafrica che era Campione del Mondo in carica, ma che l’anno precedente fu sconfitto dai British and Irish Lions infarciti di giocatori inglesi.

Per la prima volta sulla panchina inglese sedeva un full-time coach, un certo Clive Woodward che qualche soddisfazione se la prenderà più avanti, ma come detto l’alba del professionismo in Inghilterra fece più danni che altro. Un numero clamorosamente alto di partite giocate, l’assenza di pause, e i conseguenti infortuni, fecero sì che i bianchi si presentarono all’emisfero sud con una rosa infarcita di giovani, tante assenze pesanti, e elementi che erano reduci da una stagione da 50 partite o che non riposavano ormai da due anni. Per capire meglio: sui 36 giocatori selezionati, 20 avevano già esordito in nazionale, ma solo 5 avevano più di 10 caps. Matt Dawson, che fu nominato capitano, disse alla fine del tour che “Ai tempi nessuno pensava a cosa fosse meglio per i giocatori, tutto girava intorno al fatto di far guadagnare i club e la federazione”.

Leggi anche: Come andò il Cinque Nazioni del 1998? Fu un affare tra inglesi e francesi…

Gli australiani non furono esattamente contentissimi del fatto di trovarsi davanti un’Inghilterra come quella (solo per citare qualche nome mancavano Guscott, Dallaglio, Back, Hill, Leonard e Johnson), con Mark Ella che disse che quel test tra le due squadre era “Uno scherzo e una perdita di tempo”. Ancora Dawson, che tra l’altro saltò la sfida per infortunio, sembrava avere un’idea diversa: “In Inghilterra abbiamo finito la stagione da poco, dunque i giocatori saranno in forma partita per queste sfide”.

Guardando il 15 inglese, con le scelte di Woodward forzate dalla situazione estrema nella quale si trovava, si capisce come la situazione fosse molto delicata: Stimpson estremo, trequarti con Brown, Perry, Ravenscroft e Healey, mediana con Wilkinson (al secondo cap) e Benton, in mischia Diprose (capitano), Pool-Jones, Sturnham, Archer, Grewcock, Vickery, Cockerill e Rowntree. Diversi carneadi e grandi giocatori nel futuro, ma ancora acerbi, contro un’Australia che aveva una potenza di fuoco praticamente illimitata, con giocatori come Burke, Tune, Horan, Larkham, Gregan, Tune, Eales…e non certo all’inizio delle loro carriere.

Nonostante la differenza mostruosa di talento in campo il match iniziò sui binari dell’equilibrio, con gli inglesi a placcare tutto quello che potevano, due calci piazzati di Burke e due errori al piede di Wilkinson. Fa chiaramente sorridere riprendere l’articolo dell’epoca della BBC che scrisse: “Una chance per Wilkinson di dimostrare di essere pronto per l’Inghilterra e di segnare i suoi primi punti internazionali: l’ha fallita”. Dal ventesimo del primo tempo praticamente la gara si trasformò in un massacro, con l’Australia che arrivò alla pausa piazzando un 27-0 di parziale che portò lo score sul 33-0. Sette debuttanti erano troppi per quell’Inghilterra, e nel secondo tempo i Wallabies non ebbero alcuna pietà, anzi. Una meta dietro l’altra, e al 73esimo il punteggio diceva 66-0, non abbastanza per i padroni di casa. Horan trovava la meta che portava i suoi a quota 71, ma l’umiliazione finale arrivò in chiusura con una meta di Ben Tune dopo 80 metri di corsa. Vittoria record per gli aussies, ma ancora più importante sconfitta record per l’Inghilterra, demolita e umiliata per 76-0.

Quella era solo la prima tappa del Tour of Hell, ma il 6 giugno 1998 al Lang Park di Brisbane (che è stato ricostruito quasi per intero e ora è il Suncorp Stadium) venne scritta una pagina di storia che ancora resiste.

PER RIVEDERE LE IMMAGINI DELLA PARTITA CLICCARE QUI (curiosamente non esistono video su Youtube della gara, abbiamo trovato questa sintesi presa da una VHS)

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