World Rugby: Bill Beaumont rieletto presidente

Sconfitto 28 voti contro 23 l’argentino Agustin Pichot, Bernard Laporte vice presidente

World Rugby Chairman Bill Beaumont

World Rugby Chairman Bill Beaumont – Ph.Francois Mori-AFP

L’inglese Bill Beaumont, 68enne ex capitano della nazionale inglese, nonché giocatore dei British & Irish Lions, in carica dal primo luglio 2016 – quando succedette al francese Bernard Lapasset -, è stato ufficialmente riconfermato alla guida di World Rugby, governo mondiale ovale, per i prossimi 4 anni. Sconfitto – 28 voti contro 23, nella sfida elettorale – il 45enne argentino Agustin Pichot, vice-presidente al fianco dello stesso Beaumont nel quadriennio che sta per esaurirsi.

I risultati delle elezioni per la presidenza della Federazione internazionale sono stati resi noti questo pomeriggio alle 16, con dieci giorni di anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto, senza attendere, dunque, la prossima riunione del World Rugby Council, prevista per il 12 maggio. Su richiesta dei due candidati – una volta convalidati tutti i voti e verificato che non fosse necessario un secondo round di votazioni -, si è deciso di emettere il verdetto finale immediatamente.

Il programma di Beaumont

Detto di Beaumont, il vice presidente sarà il francese Bernard Laporte, che correva da solo per il ruolo. Questo, invece, il nuovo comitato esecutivo: Sir Bill Beaumont (presidente), Bernard Laporte (vicepresidente), Brett Gosper (amministratore delegato), Angela Ruggiero (indipendente), Lord Mervyn Davies (indipendente); Mark Alexander (South African Rugby Union), Khaled Babbou (Rugby Africa), Bart Campbell (New Zealand Rugby), Gareth Davies (Welsh Rugby Union), John Jeffrey (Scottish Rugby), Bob Latham (USA Rugby) e Brett Robinson (Rugby Australia).

“Come organizzazione, dobbiamo essere trasparenti, responsabili e continuare a fare il bene di tutti. Dobbiamo essere uniti nel nostro impegno per rendere questo grande sport ancora migliore, più semplice, più sicuro e più accessibile. Dobbiamo ascoltare giocatori, tifosi, tornei, sindacati e federazioni, per prendere decisioni che siano nel migliore interesse di tutti, con i nostri valori sempre in primo piano.

Ora non è il momento di festeggiare. Abbiamo del lavoro da fare. Stiamo affrontando COVID-19 e dobbiamo attuare un’adeguata strategia di ritorno al rugby, che dia la priorità al benessere dei giocatori, ottimizzando al contempo ogni opportunità di tornare a calcare il palcoscenico internazionale già quest’anno, in piena collaborazione con le competizioni di club, per il bene di giocatori, tifosi e della situazione finanziaria complessiva dello sport”; ha dichiarato Beaumont, commentando il suo successo.

I voti totali sul piatto della battaglia elettorale erano 51, così suddivisi: 3 ciascuno per le tier 1, quindi le Union che prendono parte al torneo delle Sei Nazioni ed al Rugby Championship; 2 a testa per il Giappone e per le sei federazioni continentali Africa, Asia, Europa, Nord America, Oceania, Sud America, 1 per Usa, Uruguay, Samoa, Romania, Georgia, Figi e Canada.

Ci si aspettava, in base alle forti indiscrezioni della vigilia, una competizione più serrata, risolta solamente per un punticino di differenza. Con i due fronti Sei Nazioni+Rugby Europe (pro Beaumont) e Rugby Championship (pro Pichot), compatti in direzioni opposte, decisive dovrebbero essere state le scelte di Giappone e federazione africana, sulla cui scelta di appoggiare l’uno o l’altro candidato permaneva grande incertezza sino all’ultimo.

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