Sei Nazioni 2020: Irlanda e Scozia vogliono lasciarsi il Mondiale alle spalle

A Dublino, calcio d’inizio in programma alle 17.45

ph. Sebastiano Pessina

DUBLINO – Irlanda e Scozia aprono il proprio 6 Nazioni sabato pomeriggio a Dublino (kick off 17.45) circondate da attesa e qualche polemica. Entrambe sono uscite male dal mondiale e cercano il riscatto in questo torneo, ma gli ultimi giorni non sono stati tranquillissimi per nessuna delle due. Cerchiamo di leggere la loro vigilia.

Qui Irlanda

I tifosi verdi stavano seguendo il ritiro portoghese della squadra con quel mix di attesa, incertezza e speranza tipico delle vigilie del debutto dei nuovi allenatori. Andy Farrell si è conquistato sul campo la fiducia dell’ambiente, ma ovviamente tutti sanno che da head coach è tutta un’altra cosa. Oltretutto ha annunciato un gioco più offensivo e “creativo” di quello voluto da Schmidt e questo piace, ma deve superare la prova del campo.
La serenità si è interrotta all’annuncio della formazione, avvenuto un paio di giorni in anticipo rispetto alle consuetudini di Joe Schmidt (che la annunciava due giorni prima). Il padre del mediano di apertura inglese aveva appena detto “numero 9, Conor Murray” che tutti i media irlandesi hanno facilmente previsto la bufera che si è scatenata. I tifosi di Ulster (francamente non solo loro) sono delusi perché la maglia da titolare non è stata data a John Cooney, uno dei protagonisti dell’ ottima stagione della franchigia dell’Irlanda del nord. La stagione di Cooney nel club (unita a quella di Murray…) facevano prevedere un suo debutto da titolare, invece partirà dalla panchina. Per il resto da segnalare il debutto di due nuovi talenti di Leinster: Caelan Doris in terza linea ha tolto la numero 8, mentre il prima linea Kelleher partirà dalla panchina ma è destinato a entrare. Per il resto da segnalare una squadra piena di esperienza, con il leader Sexton che torna titolare.

Qui Scozia

Inizia da Dublino il Guinness 6 Nations 2020 della Scozia, un Torneo che, dopo la cocente delusione della coppa del mondo, deve per forza essere visto come un punto di ripartenza e, in qualche modo, anche di svolta della gestione di Gregor Townsend, da più parti messo in discussione.

I Dark Blues scenderanno in campo all’Aviva Stadium di Dublino alla ricerca di una vittoria che, sull’Isola di Smeraldo, non arriva da dieci anni – allora si giocò al Croke Park, mentre in Dublin 4 si completavano i lavori che avrebbero trasformato il glorioso Lansdowne Road nel moderno catino in cui, i Dark Blues, non hanno mai vinto.

Orfana di Russell (per l’ormai arcinota punizione) e di Graham, infortunato, la Scozia si presenza nella capitale irlandese con una squadra, almeno sulla carta, comunque competitiva.

Nick Haining, terza centro di Edinburgh Rugby che tanto bene ha fatto col club sotto la sapiente guida di coach Cockerill (che lo ha fortissimamente voluto in estate) debutta dal primo minuto e verrà affiancato da Hamish Watson e Jamie Ritchie, con il rientrante Cornell du Preez che si accomoda in panchina pronto ad apportare chili ed esperienza a gara in corso mentre Bradbury viene escluso per un problema fisico.

L’Irlanda, in casa, ha perso nel Sei Nazioni solo una gara (contro l’Inghilterra durante l’ultima edizione) negli ultimi cinque anni – vincendo, nel percorso, due Sei Nazioni, nel 2015 proprio ad Edimburgo e nel 2018 – e i Verdi hanno vinto anche l’ultimo scontro diretto tra le due nazionali, giocatosi in Giappone in settembre durante l’ultima RWC, una gara che la Scozia deve, allo stesso tempo, dimenticare in fretta e non dimenticare mai.

“Abbiamo lavorato molto nelle due settimane in cui ci siamo trovati insieme e sono davvero impressionato di quanto i giocatori abbiano appreso in questo periodo,” ha detto Townsend, che ha scelto di affidare la mediana alla coppia “made in Glasgow” Hastings-Price, lasciando George Horne in panchina e portandosi, nei 23, Hutchinson che potrebbe anche essere schierato 10 a gara in corso, escludendo così Weir, ancora una volta, dal foglio gara.

“Il nostro obiettivo è di giocare sempre al massimo del nostro potenziale, qualcosa che comincia col fattore mentale e la sfida sarà di farlo già da sabato contro l’Irlanda. Giocare al massimo del nostro potenziale significa essere attenti, concentrati e saper rispondere alle difficoltà sin dai primi minuti, per essere poi pronti alla battaglia fisica che ci attende – e rimanere in partita per tutti gli ottanta minuti.”

Al centro si rivede, finalmente, Huw Jones che nell’ultimo periodo ha dimostrato di essere davvero tornato in forma; al suo fianco parte Sam Johnson, mentre il triangolo allargato dei Dark Blues è formato da capitan Hogg estremo e Maitland e Kinghorn all’ala.

Sono dieci, in totale, i cambi apportati da Toony alla squadra che, sconfitta dal Giappone nell’ultima gara della fase a gironi della Coppa del Mondo, ha dovuto abbandonare anzitempo il Paese del Sol Levante.

Scott Cummings batte la concorrenza di Ben Toolis e farà coppia in seconda linea con Jonny Gray, mentre in prima linea Fraser Brown viene affiancato da Zander Fagerson e Rory Sutherland (che torna in nazionale dopo un’assenza di quasi quattro anni, avendo vestito la maglia della Scozia l’ultima volta nel tour estivo del 2016).

“Dobbiamo essere, in campo, un gruppo che non cede di fronte a nessuna difficoltà e che dev’essere, per l’Irlanda, un incubo. Allo stesso tempo, dovremo essere capaci di imporre il nostro gioco tenendo alta l’intensità.” A parole, le premesse sono buone. Troppo spesso, però, la Scozia ha dimostrato di essere di un gruppo di giocatori stra-competitivo sulla carta, faticando però a mettere in campo prestazioni mentalmente forti, soprattutto lontano dalla Highland Cathedral.

La “nuova” Irlanda di Andy Farrell può essere difficile da decifrare, ma è sicuramente un test per provare se Hogg e compagni sono riusciti a mettersi, davvero, la disavventura giapponese alle spalle.

Damiano Vezzosi
Matteo Mangiarotti

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