Irlanda: “Troppa pressione al mondiale”, Best e Nucifora tornano sull’eliminazione

Il capitano e il direttore della performance della federazione irlandese sono tornati a parlare della deludente avventura nipponica

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ph. Reuters

Secondo la revisione ufficiale condotta dalla federazione irlandese, la deludente campagna mondiale della squadra di Joe Schmidt è stata soprattutto condizionata da fattori psicologici e da un approccio approssimativo alla gara contro il Giappone.

Lo ha detto David Nucifora, direttore della performance della Irish Rugby Football Union, in occasione della conclusione di un processo che lo ha coinvolto in prima persona, insieme ad alcuni consulenti esterni, nell’analisi della passata Rugby World Cup giocata dall’Irlanda.

“Non è mia intenzione buttare il bambino con l’acqua sporca” ha detto Nucifora in conferenza stampa, sottolineando i molti aspetti positivi del rugby irlandese e del percorso compiuto dalla squadra nazionale.

L’australiano, già tecnico dei Brumbies, dei Blues e dell’Australia ed ex direttore dell’alto livello della federazione aussie, ha sottolineato i tre aspetti principali emersi dal suo lavoro, affrontando per primo uno dei temi maggiormente dibattuti da stampa, osservatori e tifosi all’indomani dell’eliminazione dalla Rugby World Cup: lo stile di gioco molto strutturato e conservativo dell’Irlanda.

“Alcune delle critiche ricevute dicevano che avremmo dovuto utilizzare maggiormente l’offload o contrattaccare di più, ma non è che il nostro staff non abbia considerato la cosa. Hanno fatto un lavoro di calcolo del rischio, guardando ai punti di forza e alle debolezze della nostra rosa e degli avversari.”

“Avremmo dovuto sviluppare maggiormente il nostro gioco? Potenzialmente sì, ma dico questo con il senno di poi e i nostri allenatori sono stati bravi a calcolare queste cose per un lungo periodo di tempo. Avremmo potuto scegliere quella strada, ma non c’erano garanzie che tutto ciò ci avrebbe portato migliori risultati. E in più crea un rischio. Abbiamo scelto la strada del ‘andiamo avanti con ciò che facciamo e proviamo ad ottenere di più’.”

Centrano maggiormente il punto, secondo Nucifora, altri due punti: la pressione psicologica e la preparazione della partita con il Giappone padrone di casa. Se nel secondo caso si tratta di un eccesso di approssimazione per aver preparato molto più specificamente la gara contro la Scozia, nel primo caso, dopo un 2018 sensazionale, l’Irlanda ha incominciato a soffrire nel produrre performance del medesimo livello soprattutto a livello psicologico, accumulando ansia da prestazione a partire da un Sei Nazioni non esaltante. Lo staff in grado di lavorare su questi aspetti all’interno del gruppo tecnico è stato giudicato numericamente insufficiente per far fronte alla sfida, qualcosa che Nucifora ha promesso di migliorare: “Se continueremo a fare bene e riusciremo a tornare di nuovo al vertice o vicino al vertice, avremo bisogno di essere in grado di gestire meglio gli aspetti psicologici, dando a tutti maggiore supporto.”

Su questo tema è tornato Rory Best, parlando ai giornalisti in occasione di un evento di uno degli sponsor dell’Irlanda a Dublino: “Troppi dettagli e troppa tensione, troppo presto.”

“La cosa grandiosa del 2018 era che noi giocatori avevamo la nostra voce e il nostro pensiero. Alla fine della settimana ci veniva lasciata la libertà di riempire un spazio. […]. Penso che nel 2019 questo spazio alla fine della settimana si stato riempito un po’ troppo dagli allenatori.”

L’ex capitano, che ha da poco giocato la sua ultima partita in carriera con i Barbarians, si rimproverà di aver lasciato troppo spazio a Joe Schmidt e al suo staff. In un momento di difficoltà soprattutto mentale, dove la squadra faticava a ritornare ai livello dell’anno precedente, dove avrebbe voluto continuare a essere, i giocatori hanno lasciato che fosse lo staff tecnico a guidarli maggiormente. Per Best, però, tutto questo ha finito solo per creare un livello più alto di pressione psicologica, anche per l’ammontare di informazioni e dettagli richiesti ai giocatori.
Esempio principe quello della partita contro gli All Blacks: “Alleggerire la pressione dai giocatori significa che ognuno si preparerà a proprio modo nel corso delle 24 ore. Dopo la partita [premondiale] contro l’Inghilterra ci eravamo detti che avremmo lasciato ai giocatori l’ultimo giorno, ma poi [noi giocatori] abbiamo lasciato che fosse ‘Senti, non faremo l’ultima riunione prima della partita giovedì, la faremo venerdì’ e io probabilmente ho solo detto ‘Sì, mi fido’.”

L’abitudine di lasciare ai giocatori l’intera ultima giornata per rilassarsi, allentare la tensione e prepararsi al match a proprio modo era stata una richiesta fatta dal gruppo dei senatori irlandesi dopo la pesante sconfitta di Twickhenam nei warm up matches, ma per l’incontro con gli All Blacks fu una regola che venne violata.

“Qualsiasi cosa accadde, la mattina della partita contro la Nuova Zelanda gli allenatori hanno voluto rivedere e parlare di alcune giocate. Penso ci fosse qualche preoccupazione che ci fosse qualcosa che non avevamo enfatizzato abbastanza. Anche prima della partita con l’Inghilterra avevamo avuto una riunione, parlando della minaccia portata da Ben Youngs e tutti ci siamo concentrati su questo, e poi durante la partita Ben ha fatto non so quanti linebreaks semplicemente scattando.”

“Penso sia stato lo stesso la mattina della partita contro la Nuova Zelanda.”

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