Federazione e ct fissano i punti chiave del lavoro dell’anno prossimo. Parola chiave: Grande Slam
Inghilterra, dalla World Cup al Sei Nazioni 2020: la “nuova” squadra di Eddie Jones
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ma porcaccia miseria , è mai possibile che noi italioti non abbiamo una reazione, un piano A o B che sia , un educazione che obblighi in tempi brevissimi la conoscenza al tifoso bue dei programmi futuri…. ma vaffan
Il piano A è far funzionare il piano B.
Così come siamo messi, che genere di piani A o B o X credi dobbiamo avere?
Il fatto che nel servizio tu ci veda un piano per l’Inghilterra la dice lunga.
Cosa possa entrarci l’Italia adesso, poi, per me resta un mistero. Siamo alle solite autocritiche gratuite.
Il piano A è formare a dovere chi deve formare, il piano B i ragazzi che verranno formati devono giocare giocare e giocare, dalle serie minori in sù. Con il piano C riprendi in mano i campionati nazionali e lì strutturi a dovere. Poi vedrai che ti vengono fuori dei Piani per la Nazionale Maggiore e magari non per un quadriennio ma a lungo termine.
Direi un pò troppo generico. Non che mi aspetti un piano aziendale serio e dettagliato su questo blog, ma pianificare è un qualcosa che parte da mezzi e strumenti a disposizione. Gli inglesi ne hanno da vendere, noi no, quindi prima di ipotizzare interventi formativi, utilizzo di giocatori e gestione di squadre e campionati in maniera generica e senza avere idee precise, sarebbe opportuno partire dalle cose semplici.
Giusto per dirne una, non abbiamo un coach post 6N. Nemmeno ipotesi. Trovarne uno buono, motivato e lasciargli fare il suo lavoro potrebbe essere un buon inizio. Se non si parte da qui, che genere di piani possiamo disegnare?
Eh Mich infatti volevo anche aggiungere alla fine un”scusate per la “retorica e bla bla bla” 🙂
Comunque..dici bene che pianificare è un qualcosa che parte da mezzi e strumenti a disposizione e che non siamo gli inglesi ma la domanda che mi faccio è : noi con i mezzi e gli strumenti che abbiamo stiamo facendo il meglio?
Il coach della Nazionale Maggiore è sempre l’argomento di punta da anni ed anni ma sotto le cose sembrano non funzionare a dovere. E’ come dire “la macchina mi va male da anni, sò che ha vari problemi ma io ho sempre e solo cambiato il motore”.
Questa autoreferenzialità la dice lunga, imho, sullo stato delle cose.
Comunque il rugby non è il solo ambito.
Ho già “sperimentato” in altri sport esperienze analoghe e ho maturato la convinzione che il malòe sia nel dilettantismo che affligge gli sport dilettantistici, intendo dire che uno sport, un club, una federazione, non professinistica, per fare il salto di qualità hanno bisogno, sempre imho, di una gestione professionale. Altrimenti, come nel caso del rugby italico, i treni passano e tu li perdi (sigh!)
I clarini flicordatì,
li faranno i carri armati,
ed invece della grancassa,
Stukàs, Stuakààs, Stukàààs, in quantitààààà!