Sesta puntata del documentario prodotto da OnRugby sulla Webb Ellis Cup raccontata dalla voce dei protagonisti
Rugby World Cup – The History. Il videoracconto dell’edizione 2007 in Francia
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I giocatori sono stati chiari, il rapporto con Berbizier era logoro e anche Dondi non lo ha negato. Rimane da capire se il problema legato al lavoro della moglie di Berbizier è stato soltanto una scusa per coprire un rapporto già degenerato con i giocatori o quel rapporto si sia degenerato dopo l’annuncio dell’abbandono a fine mondiali, ingigantito forse dall’atteggiamento da tenere davanti alla HAKA. In ogni caso il racconto è onesto e l’attenzione che hanno riposto sul calcio di Bortolussi mi ha fatto ricordare quel momento.
Ero lì a SantEtienne, proprio nella zona delle tribune vicino a dove Bortolussi ha battuto il calcio decisivo. Era il 77esimo. Sapevo che quello era forse il minuto più importante della storia settantennale del rugby italiano. Il calcio era fattibile ma non semplice, non era vicino ai pali e un po’ defilato sulla destra. L’attesa fu surreale. Era come se si fosse fermato il tempo, sospeso in aria per vivere l’evento che avrebbe potuto cambiare tutto. Forse ha ragione Bergson, il tempo è una dimensione della coscienza, non ha alcuna oggettività.
Nel frattempo mi scorrevano le immagini della partita, mi chiedevo il perchè eravamo arrivati a giocarci tutto lì, in quel calcio. L’unica meta segnata nel match fu di Troncon, tra l’altro durante una nostra temporanea inferiorità numerica, se non ricordo male. Pioveva. Mi stringevo le spalle e mi abbracciavo ad un amico che non voleva vedere, si era girato dall’altra parte. Mi girai anch’io per qualche secondo per vedere le facce di quelli che stavano dietro. Per un attimo avevo stabilito che quelle facce avrebbero dovuto dirmi l’esito di quell’evento. Non ero fiducioso, perchè Bortolussi aveva sbagliato un paio di calci durante il match (mentre Paterson non aveva fatto sconti, li aveva buttati tutti dentro). Quando dalle facce di chi mi stava dietro si capiva che Bortolussi aveva preso la rincorsa per calciare, non ce l’ho fatta a tenere il volto girato e mi sono voltato verso il campo per vedere quel che succedeva. E lì si svolse tutto con una velocità che non aveva niente a che vedere con il tempo sospeso dell’attesa. Il calcio andò fuori e in un momento la partita finì. Lacrime di rabbia e di delusione.
Appena tornato a casa scrissi una lettera a Bortolussi, accusandolo di aver tradito la fiducia di tutti. Ma ovviamente non la mandai mai, Bortolussi non aveva tradito nessuno e lo sport è questo, bisogna accettare le sconfitte. Noi tifosi dell’ovale italiano potremmo scrivere un trattato in tre volumi sui modi di digerire le sconfitte.
Tre scozzesi che videro il match con noi sembravano sinceramente dispiaciuti e ci ripetevano che avremmo meritato di passare, che non dovevamo preoccuparci perchè l’Italia ormai era al livello delle grandi. Poi sappiamo com’è andata a finire.
Buona domenica a tutti.