Super Rugby: i Crusaders calano il tris. Jaguares battuti in finale 19-3

La meta di Codie Taylor e il piede preciso di Mo’unga fanno pendere la bilancia a favore dei neozelandesi

REUTERS/Siphiwe Sibeko

La partita inizia con le squadre che cercano di prendere in mano il comando delle operazioni con lunghe azioni alla mano, ma le difese costringono gli attacchi di entrambe le formazioni a errori di handling. Al quarto d’ora i Crusaders concedono però una punizione in zona offensiva ai rivali: Diaz Bonilla non sbaglia dalla piazzola, gli ospiti vanno in vantaggio sullo 0-3.
I Jaguares riescono a spezzettare il ritmo di gara. Mischie e fasi con poco abbrivio si susseguono. Cariche e placcaggi abbondano rispetto a corse e accelerazioni. Il tempo scorre e per arrivare a trovare un’azione degna di nota bisogna arrivare al venticinquesimo, ma che azione: up & under di liberazione venuto male da parte dei sudamericani, raggruppamento sotto l’ovale, chop tackle dei Crusaders con Kieran Read che fiuta la possibilità di recuperare l’ovale al largo e smistarlo verso Whitelock. Il seconda linea corre a tutta velocità verso la linea laterale trovando all’interno il riciclo per Taylor, il quale resiste a una carica e va in meta. Mo’unga converte per il 7-3.
I sudamericani provano allora subito a reagire: multifase sui ventidue rivali, con Boffelli che però viene catturato dalla difesa neozelandese pronta a evidenziare lo stop e il conseguente turnover. L’arbitro non può fare altro che rilevarlo. Si riparte con l’ennesima piattaforma del pack, questa volta vinta dai padroni di casa che riescono così a ribaltare il fronte di gioco.
Il tempo scorre, si va verso l’intervallo. Al trentaseiesimo, lampo argentino: da un calcio passaggio errato di Mo’unga, il team in maglia arancio-nero si mette in moto liberando al largo Moroni e la sua velocità. L’ala corre nello spazio, ma poco prima della linea di meta subisce il placcaggio del duo Hall-Havili, che fa scoppiare il pallone in avanti. Mani nei capelli, nel box tecnico, per Gonzalo Quesada. L’occasione sbagliata galvanizza i Crusaders che nell’ultima azione disponibile della prima frazione di gara si riversano ancora in attacco conquistando una penalità trasformabile: Mo’unga viene quindi chiamato ancora una volta in causa centrando i pali. Si va al riposo sul 10-3.

La ripresa si apre con un altro guizzo di Moroni. Il trequarti è scatenato sull’out di destra: corre, trova il calcetto per se stesso, ma ancora una volta sul più bello manca l’esecuzione del passaggio perfetto verso Orlando, che nel tentativo disperato di tenere vivo l’ovale commette in avanti.
I Crusaders vanno un po’ sotto pressione, ma nelle difficoltà – come spesso gli capita – si ritrovano. I campioni in carica infatti riconquistano il possesso caricando di forza a più riprese. Un fallo degli ospiti sotto ai pali, innesca un drive della formazione in maglia rossonera che va oltre. Il TMO però non concede la meta, confermando l’impressione dell’arbitro. Lo squarcio è aperto. Si riparte con una mischia dove le prime linee dei padroni di casa ara letteralmente gli avversari. Punizione e altri tre punti a referto, per il 13-3 al cinquantaquattresimo.
Dalle panchine iniziano i primi cambi. La franchigia neozelandese intanto, minuto dopo minuto, ha preso in mano il controllo delle operazioni e poco prima dello scoccare dell’ora di gioco incrementano il vantaggio ancora una volta al piede con la loro apertura che fa 4/4 dalla piazzola. Si va sul 16-3.
Ai Jaguares serve trovare avanzamento, ma le idee – soprattutto di Diaz Bonilla, che infatti viene avvicendato – iniziano a scarseggiare. La rete difensiva di Read e soci asfissia l’attacco degli argentini.
Il tempo scorre, senza che qualcosa di significativo accada. La stanchezza inizia ad affiorare, così come la profondità del roster dei Crusaders che a meno di seicento secondi dalla fine è padrone del rettangolo di gioco a Christchurch.
Arriva una nuova punizione a favore dei neozelandesi: Mo’unga va ancora a segno scrivendo di fatto la parola “fine” sulla finale, per il 19-3.
Non c’è più tempo per nient’altro, se non per aspettare l’ottantesimo e far scattare la festa dei Crusaders che vincono il loro terzo titolo consecutivo, il decimo della storia della franchigia.

Crusaders: 15 David Havili, 14 Sevu Reece, 13 Braydon Ennor, 12 Jack Goodhue, 11 George Bridge, 10 Richie Mo’unga, 9 Bryn Hall, 8 Kieran Read, 7 Matt Todd, 6 Whetu Douglas, 5 Samuel Whitelock (c), 4 Mitchell Dunshea, 3 Owen Franks, 2 Codie Taylor, 1 Joe Moody
A disposizione: 16 Andrew Makalio, 17 George Bower, 18 Michael Alaalatoa, 19 Luke Romano, 20 Jordan Taufua, 21 Mitchell Drummond, 22 Mitchell Hunt, 23 Will Jordan

Marcatori Crusaders
Mete: Codie Taylor (25)
Conversioni: Richie Mo’unga (26, 41, 54, 59, 75)
Punizioni:

Jaguares: 15 Emiliano Boffelli, 14 Matias Moroni, 13 Matias Orlando, 12 Jeronimo de la Fuente (c), 11 Ramiro Moyano, 10 Joaquin Diaz Bonilla, 9 Tomas Cubelli, 8 Javier Ortega Desio, 7 Marcos Kremer, 6 Pablo Matera, 5 Tomas Lavanini, 4 Guido Petti, 3 Santiago Medrano, 2 Agustin Creevy, 1 Mayco Vivas
A disposizione: 16 Julian Montoya, 17 Nahuel Tetas Chaparro, 18 Enrique Pieretto, 19 Juan Manuel Leguizamon, 20 Tomas Lezana, 21 Feliipe Ezcurra, 22 Domingo Miotti, 23 Sebastian Cancelliere

Marcatori Jaguares
Mete:
Conversioni:
Punizioni: Joaquin Diaz Bonilla (16)

Di Michele Cassano

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