L’australiano continuerà ad allenarsi per arrivare in forma il prossimo anno, ma intanto deve fare i conti con dei dolori persistenti

ph. Sebastiano Pessina
La peggior stagione degli ultimi 60 anni non è l’unico motivo di apprensione per l’Australia di questi tempi. Mercoledì, a Sydney, David Pocock ha ritirato un premio assegnato dalla Rugby Union Player Association, ma il tema principale non è stato il riconoscimento per il fenomenale flanker dei Wallabies, bensì per le dichiarazioni rilasciate ai media presenti sul posto.
Il capitano australiano (76 cap con la nazionale) ha soprattutto espresso preoccupazione per il suo collo, visti i dolori con cui sta convivendo nelle ultime settimane, oltre ad annunciare che salterà il periodo di vacanza previsto dopo il tour in Europa. “[Il collo] Fa ancora male, ad essere onesti. Di solito a dicembre torno in Zimbabwe (suo Paese d’origine, ndr), ma quest’anno ho deciso di restare in Australia per cominciare a prepararmi al meglio in vista del prossimo anno – ha detto Pocock – Spero che il 2019 possa essere l’anno più importante per me nel rugby, e che possa giocare al mio massimo. Devo essere pronto fisicamente per riuscirci”.
“Sono realmente preoccupato per il mio collo. Mi sta causando un bel po’ di dolore. Nella tua mente, dopo che i dottori te lo hanno ricordato, pensi anche al fatto che c’è una vita dopo il rugby. Devo conviverci e gestirlo in maniera intelligente”.
Dopo essere tornato da un anno sabbatico trascorso proprio in Zimbabwe, insieme al nonno, Pocock ha vissuto da protagonista il travagliato 2018 dei Wallabies, capaci di vincere appena 4 partite su 12 tra Test Match e Rugby Championship. Il 30enne dei Brumbies è stato costantemente tra i migliori in campo per Michael Cheika, coach sempre più discusso in patria, ma ad un certo punto dell’anno Pocock ha cominciato ad attirare le attenzioni di analisti e media soprattutto per il trattamento ricevuto dai suoi avversari.
Sia il suo coach nel Super Rugby, Dan McKellar, sia lo stesso Cheika si sono lamentati per le tecniche irregolari utilizzate per evitare i grillotalpa di Pocock nel breakdown, dove secondo loro gli avversari puntavano costantemente a “pulire” il flanker prendendolo per il collo.
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