World Rugby, Agustin Pichot: “Lavoriamo per la Nations League. I Test Match non riscuotono più interesse”

Il vicepresidente della Federazione Internazionale punta il dito contro i “Paesi tradizionali” di Ovalia volendo un rugby più paritario

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Marte_ 11 Dicembre 2018, 11:36

    D’accordissimo con il sistema Nation League che nel calcio dopo la diffidenza iniziale ha macinato consensi. D’altronde è quello che spesso invochiamo quì su OR.
    Solo che creare solamente 3 fasce mi sembra un’assurdità. In pratica non cambierebbe nulla, anzi le tier2 alla tredicesima in poi avrebbero meno possibilità di giocare con le tier1.
    Io creerei invece delle fasce da 6 con il torneo che si rinnova ogni anno (sarebbero 5 partite a squadra divise 3+2 fra Novembre e Giugno) con il risultato di vedere partite equilibrate e la vittoria finale in bilico, oltre alla possibilità per le Tier2 di essere promosse nella fascia dal 7imo al 12esimo.
    In realtà lo stesso meccanismo si potrebbe fare con fasce da 3/4/5…

  2. Arazon 11 Dicembre 2018, 12:17

    Sarebbe veramente interessante. In pratica si prenda come modello il mondiale U20 replicato per le tre fasce.

  3. Jager 11 Dicembre 2018, 12:50

    È giunto secondo me il momento che il sistema dei test match venga rivisto . Non so se sia propio il caso di creare un nuovo torneo , ma anche vero che il “giocarsi” qualcosa può accendere un interesse maggiore . Non mi stupisce il fatto che ad opporsi siano le home nations .

  4. Dusty 11 Dicembre 2018, 13:04

    Pichot è indiscutibilmente uno con le palle. Avrebbe potuto sedersi sulla poltrona che gli hanno dato e adeguarsi al sistema vivendo a lungo una bella vita da dirigente invece prova a cambiare qualcosa combattendo contro i templi sacri.

  5. Zamax 11 Dicembre 2018, 13:54

    E perché non fare con coerenza un passo più in là? Una Nations league annuale che – se ben studiata – andasse a conglobare Test match, 6 Nazioni e Rugby Championship e perfino campionati mondiali? Liberando così un calendario internazionale troppo fitto che troppo condiziona i vari campionati e dando un respiro più vasto al movimento rugbistico mondiale? Io sarei favorevole.

    • Nuvole! 12 Dicembre 2018, 04:47

      Questo si potrá fare quando la Nations League annuale porterá piú soldi alle Sei Nazioni del torneo delle Sei Nazioni (e del The Rugby Championship), che sono privati e giocati per il profitto esclusivo dei partecipanti.

      Se anche tu obbligassi “con la forza” le nazioni del tier 1 a partecipare ad un torneo annuale che non rende quanto i tornei privati giá in essere, basterebbe che le nazioni del tier 1 mandassero la seconda (o terza squadra) al torneo per distruggere qualunque interesse degli sponsor, he resterebbero col Sei Nazioni e The Rugby Championship. Se poi WR decidesse di cancellare d’imperio Sei Nazioni e The Rugby Championship, le nazioni del tier 1 si creerebbero un nuovo organismo mondiale e si terrebbero i loro sponsor.

      Alla fin fine, nel rugby professionistico, parlano i soldi e WR puó fare tuuuutto quello che vuole, ma solo se prima trova i soldi. Piaccia o non piaccia.

  6. ginomonza 11 Dicembre 2018, 14:09

    Potrebbe andar bene ma prima andrebbe rivisto il sistema del ranking.
    Ci sono squadre favorite da questo sistema e squadre sfavorite!

  7. gian 11 Dicembre 2018, 14:27

    personalmente sono assolutamente d’accordo con il fatto che le tier 1 giochino molto di più con le tier 2, e si potrebbe facilmente realizzare dicendo che su 3 partite per finestra, una deve essere giocata contro una di tier inferiore, una a pari e una a tier superiore (chiaro che se non ci sono inferiori o superiori, a seconda di dove vai e chi sei, due con pari livello) ciò significherebbe che tutte quelle del 6 nazioni dovrebbero incontrare, almeno, una isolana più giappone ad ogni novembre e le quattro australi le nordamericane e le europee, poi, magari, con accordi bilaterali, si potrebbe vendere il “pacchetto” tier 1 e 2 con un giro solo, per cui chi affronta il sudafrica, per esempio, automaticamente, si organizza anche con la namibia (anche se non so adesso come siano i rapporti, una volta ottimi) e simili.
    il discorso del torneo a fasce è proprio una sparata clamorosa, intanto perdi tutto il fascino del test match che distingue il rugby da tutti gli altri sport, poi cosa risolvi? che a seconda del momento una tra scozia, italia, argentina, georgia e giappone, gioca un anno con germania, fiji, tonga, samoa, spagna, etc etc, per l’anno dopo tornare a fare il valzer con la NZ, australia, inghilterra etc etc, cambiando un paio di cenerentole a giro? guardate il mondiale U20, che è fortemente influenzato dalle nidiate per cui ci sono squadre che vanno in giostra tra il 5° ed il 10° posto da un anno all’altro, alla fine ci sono sempre le home union, le tre australi, argentina, e a giocarsi di volta in volta l’uscita sono l’italia, che negli ultimi anni pare essersi issata tra le intoccabili, georgia e una isolana, cosa credete che sarebbe diverso a livello seniores, che l’italia non sarebbe così tranquilla, probabilmente, ma poco altro.
    le partite hanno poco fascino perché a casa me ne vedo 18 via streaming gratis, senza prendere freddo e perché ormai posso vedere grande rugby 365 giorni l’anno, con ogni nazionale che non gioca meno di 5 partite all’anno extra TM, esattamente come succede agli altri sport, anzi, il lottare per la coppetta del nonno, toglie ulteriore appeal a certe partite, piuttosto che giocare per la gloria e per l’onore, perché perdere o vincere significa solo dimostrare quanto si vale, andare a vedere, spettacoli desolanti a parte, NZ – italia per la coppa Rimetti, dove sai benissimo che hai perso al 99,99% e che quelli brutti e neri fanno il bonus, quanta gente in più del fatto di poter vedere vero sport e basta per il gusto di vederlo potrebbe attirare? è tutto un discorso di soldi, una competizione così si vende molto meglio di tanti tour separati, tutto qui

    • Parvus 11 Dicembre 2018, 14:42

      però non ha torto neanche gian….

    • aries 11 Dicembre 2018, 15:36

      Credo che tu abbia proprio colto nel segno nella seconda parte del tuo scritto, divano al caldo, coppa del nonno e format a vendere…

      • gian 11 Dicembre 2018, 16:53

        e le home unions, che sono quelle in cui girano più soldi e che hanno zoccoli duri di fans tra i più ampi, non vogliono una cosa del genere mica perché sono dei bacchettoni conservatori, ma perché sono quelli che ci rimetterebbero più soldi non vendendosi da soli, cosa che, tra l’altro, rischierebbe di rompere un giocattolo che mostra già diverse criticità; quello che non sembra sfiorare Pichot è il pensiero che se si spezza qualcosa dove girano i soldi veri, a cascata ci rimettono anche le piccole, con le grandi che hanno un bacino e un’economia tale da potersi permettere un pro straccione o un semipro esasperato, mentre le piccole tornerebbero all’età della pietra con i brontosauri a fare da pali giocando in un campo di patate pareggiato con il rullo la sera prima

        • aries 11 Dicembre 2018, 20:49

          Beh, complimenti per ľimmagine dei brontosauri nel campo di patate!
          Nel caso, noi ripartiremmo avvantaggiati, con il Flaminio già calato in un contesto giurassico.

    • Nuvole! 12 Dicembre 2018, 04:54

      I test match riscuotno meno interesse perché ce ne sono troppi.
      Questo accade in molti sport: quando la partita che mi offri non é piú un “evento” raro, allora mi cala la voglia di “sacrificarmi” per andarlo a vedere.

  8. xnebiax 11 Dicembre 2018, 14:45

    Scusate, ma a me una test series come quest’estate I 3 test dell’Inghilterra in Sudafrica mi mancherà.

    • Totalmente incompetente 11 Dicembre 2018, 18:55

      Anche a me!! Le serie sono romantiche ed emozionanti

  9. Parvus 11 Dicembre 2018, 14:46

    certo è che tonga samoa ecc…., non dovrebbero faersi saccheggiare il parco atleti dalla n.z. e dall’australia ed ora dal giappone! dovrebbero avere più fondi così da legare i migliori a contratti federali…..
    forse rispettando queste nazionali potremmo vedere un rugby più livellato e forse più favorevole alle nazionali seconda fascia tier 1.
    per esempio una argentina salirebbe di molto le classifiche e lo stesso per il sud africa…..

  10. Marte_ 11 Dicembre 2018, 15:31

    Riformulo io farei fasce da 5. Quindi 4 partite in totale, 2 a Novembre e 2 a Giugno.
    Le fasce sarebbero Nz, Ire, Wal, Eng, SA. La nostra Jap USA Geo Tonga Italia. Gironi equilibrati con nessuna partita scontata.
    Dato che solitamente le finestre internazionali si compongono di tre partite, se ne organizza una con la fascia superiore e una inferiore a Novembre e Giugno.
    Il problema principale è l’equilibrio. E avere in palio qualcosa. Dopo due o tre volte che incontri gli All Blacks e ti massacrano, l’interesse scema

  11. fabrio13H 11 Dicembre 2018, 16:05

    Ho scritto moltissime volte su questo e su altri forum che il rugby union, piano piano, si avvicinerà ai sistemi di organizzazione delle competizioni esistenti in quasi tutti gli altri sport e anzi è giusto dire che si sta avvicinando, poiché si tratta di un processo in atto almeno dall’istituzione della RWC. Tra l’altro è verosimile che anche negli ambiento delle Home Unions convivano diverse posizioni quindi penso che le resistenze verranno superate poiché, a medio termine, lo sviluppo allargato sia quello che offre maggiori possibilità di sviluppo al rugby.

    • fabrio13H 11 Dicembre 2018, 16:12

      correzione: ” …lo sviluppo allargato è quello che offre maggiori prospettive al rugby.”

    • gian 11 Dicembre 2018, 17:19

      mi trovi d’accordo sul fatto di sviluppare il rugby in maniera più orizzontale, meno sull’appiattirsi sui modi degli altri, ma questi sono gusti personali, e meno sul fatto che l’allargamento avvenga a discapito di chi macina risorse.
      per fare un esempio banalissimo, nel calcio (ma anche nel basket o nella pallavolo), non si sono andati a toccare gli interessi dei grandi interpreti, ma, anzi, si sono usati come promoter del movimento, questo ha portato più realtà secondarie a strutturarsi, si sono date le possibilità di confrontarsi con le migliori e si sono inseriti tantissimi interpreti nelle società delle realtà maggiori, questi interpreti sono cresciuti di numero e, quando hanno potuto rappresentare la propria nazione, senza le buffonate rugbystiche di giocatori che saltano come conigli da una convocabilità ad un’altra come se passassero tra superclub, hanno alzato il livello della squadra portando più interesse, più soldi e più qualità, nel tempo, al loro movimento. adesso ci sono squadre che 10 anni fa non venivano affrontate neanche dalle riserve, che arrivano in semifinale al mondiale i cui migliori club fanno fatica a qualificarsi alla fase a gironi della champions cup, ma che costruiscono talenti da esportare che in patria non potrebbero lavorare, mai, ad un livello abbastanza alto, in compenso, dato questo fatto, ci si è resi conto che le amichevoli non piacevano più a nessuno perché si era perso il gusto dello sport per lo sport, e per tirar su quattro soldi in più, che stavano finendo, si è inventata la nations cup, da vendere alla televisione, invece di partitelle senza capo ne coda, così noi italiani possiamo vedere la finale tra due squadre di cui mai la nostra televisione, avrebbe preso i diritti; trent’anni fa, il volley, per lo stesso motivo, ovvero sostenere economicamente le nazionali maggiori, si era inventato il torneo mondiale da fare ogni anno, etc etc, ma nessuno ha mai tolto risorse per le nazioni trainanti, altrimenti si rischia di ottenere il risultato opposto

      • fabrio13H 12 Dicembre 2018, 01:21

        La tua risposta, @gian, mi pare sollevare questione interessanti e in modo non banali e quindi ti ringrazio. Intanto mi viene da dire che tocchi alcuni punti che, se capisco bene, mi ricordano delle cose che penso e su cui scrivo spesso qui sul forum. Una è l’utilizzo di giocatori non formati localmente, quindi anche oriundi, soprattutto se non si tratta di casi sporadici ma di una “condotta continua ad alta intensità” e tra i motivi ho sempre incluso anche il fatto che una linea favorevole all’allargamento internazionale del rugby sarebbe quella di un Visser che gioca nel campionato scozzese ma che poi gioca per la Nazionale olandese. Legato a questo anche il fatto che auspichi di molti giocatori di Nazioni minori che riescano a giocare in campionati importanti e infatti sono sempre stato contrario alle lamentele quando un giocatore italiano si è accasato nei maggiori campionati d’oltre Manica o di Francia.
        C’è da dire che, da vari punti di vista, in altri sport le realtà sono assai differenti: si va dal football americano, dove mi sembra che gli operatori siano ben contenti che la disciplina non si allarghi geograficamente e il pubblico non se ne fa un problema, a uno sport come il calcio che si è invece “allargato” già in fase amatoriale e ai primordi del professionismo, contribuendo poi tale fattore allo sviluppo di un equilibrio tale che già 80-100 anni fa gli incontri internazionali a risultato non scontato, erano in numero molto piu’ elevato che nel rugby union attuale, a sport che si sono sviluppati professionalmente e allargati geograficamente in epoche recenti partendo pero’ da situazioni in cui non vi era la netta e continua predominanza (agonistica ed economica) di uno o di pochi competitori, e mi viene in mente la pallavolo, ad altri con storia simili a questi ultimi ma con netta prevalenza di una Nazione (pallacanestro-USA). Mi sembra di poter affermare che, dal punto di vista che stiamo trattando, si possono dividere gli sport in tre gruppi. Vi sono quelli che non hanno mai superato un certo punto critico come il pallone elastico e la pelota basca, e sono sostanzialmente da sempre limitati alle piccole zone d’origine, il che non preclude vi siano delle limitate forme di professionismo e di giri di scommesse. Vi sono poi quelli che hanno raggiunto alti livelli di evoluzione da vari punti di vista, in un’unica realtà nazionale e mi vengono in mente il football USA, quello australiano e quello gaelico. In questi casi è stato raggiunto nella Nazione d’origine un livello di seguito e di giro economico, tale da essere soddisfacente per chi vi è coinvolto e, di conseguenza, da risultare non pagante il rischio dnella Nayione d sviluppo nella Naone tendano ad allargare anche geograficamente la propria influenza per partecipare alla competizione di seguito e quindi anche di giro d’affari a livello piu’ ampio possibile.

  12. fabrio13H 11 Dicembre 2018, 16:32

    Aggiungo i complimenti a Pichot per aver dichiarato che se il rugby del suo Paese non riesce a tenere il passo di quello dei migliori è giusto che scenda di livello. Mi suscita ancor piu’ tristezza vedere che in Italia solo qualche raro appassionato dice qualcosa di analogo (non certo qualche dirigente) e viene subito subito attaccato persino nei forum di internet.

    • fabrio13H 11 Dicembre 2018, 16:35

      …attaccato, e, si noti bene, dalla maggior parte dei forumisti.

  13. Niven 11 Dicembre 2018, 20:14

    Ma a nessuno viene in mente che prima di fare altri torneo a fine di pecunia (altro che eroe Pichot !) Bisognerebbe mettere mano al gioco in campo ?
    Viviamo una regressione sulla bellezza di questo sport. Tutta forza di sportellate, fisici e teste troppo stressati, ed esasperazione nei punti di incontro (scavatori idolatrati, gate inesistente, ecc..).con gli arbitri che fanno una grandissima difficoltà ad avere mille occhi. I tecnici sono appiattiti nel proporre gioco diverso.Forse gli stadi sono vuoti anche perche si e persa la poesia di aprire il gioco e giocare in 15 fino alla meta. Ci si diverte di piu a vedere le serie minori…

  14. fabrio13H 12 Dicembre 2018, 02:31

    Un po’ di confusione con i tasti 🙂 provando a riprendere:
    “…Vi sono poi quelli che hanno raggiunto alti livelli di evoluzione da vari punti di vista, in un’unica realtà nazionale e mi vengono in mente il football USA, quello australiano e quello gaelico. In questi casi è stato raggiunto nella Nazione d’origine un livello di seguito e di giro economico, tale da essere soddisfacente per chi vi è coinvolto e, di conseguenza, da risultare non paganti i rischi legati a un allargamento geografico.
    Vi sono infine la maggior parte degli altri sport che hanno vissuto, seppur in modi differenti ma da molti decenni e già in epoca amatoriale, un allargamento geografico che è andato ben al di là dei confini di una Nazione e il rugby union fa parte di questi, basti pensare che le 8-9 Nazioni che possono ottenere risultati di vertice sono distribuite quasi equamente tra Emisferi Nord e Sud e distano tra loro molte migliaia di chilometri.
    Nel caso di sport limitati a una singola Nazione o ad aree geografiche ancor minori, facendo un paragone con il mondo dell’economia, si puo’ parlare di realtà di mercato protetto (almeno nei fatti), mentre in tutti gli altri sport la tendenza sembra essere, pur con differenze di intensità e velocità, quella di andare a esperire le possibilità offerte da un allargamento ai “mercati” internazionali e alla partecipazione di molti piu’ competitori. Penso che tra i motivi un ruolo importante abbia il fatto che tali sport non sono in una situazione di relativo equilibrio, come chi vive nella realtà di mercato protetto, ma, all’opposto, in una situazione di relativo squilibrio dato per esempio dal fatto di essere, rispetto a uno sport solo locale, meno univocamente controllabili dal momento che coinvolgono parecchie Nazioni anche considerando solo quelle di alto livello cosa che è anche foriera di concorrenza tra linee di sviluppo al loro interno e per superare queste concorrenze e divergenze è anche logico cercare uno sviluppo globale invece di un equilibrio “di protezione”.
    E’anche altrettanto logico che all’interno delle Nazioni guida dei vari sport vi sia chi è favorevole agli allargamenti e chi, anche in percentuale non indifferente vi si oppone. Meno logico è che tali spinte siano forti anche in Nazioni di seconda fascia come è nel rugby, l’Italia

  15. fabrio13H 12 Dicembre 2018, 03:20

    Su questo so di essere in netta minoranza ma sostengo da molto tempo una posizione assai radicale.
    Tornando per un attimo ai motivi della posizione di sviluppo allargato che mi sembra quasi inevitabile in sport già sviluppati in aree sovranazionali, vi è da dire che la necessità è quasi automatica poiché se non tento io di conquistare nuovi mercati io (pallavolo), lo farai tu (pallacanestro) e via cosi’.
    Dicevo invece che per me l’Italia del rugby avrebbe molto da guadagnare in un percorso di allargamento e rafforzamento qualitativo del rugby union a livello internazionale poiché, in linea anche con quanto tu stesso hai scritto, in altri sport si sono riusciti a coinvolgere Nazioni un tempo di seconda o terza fascia ma non si è coinvolto (aggiungo io) o tentato di coinvolgere, una o due Nazioni di fasce minori, ma parecchie, e si è arrivati al punto che i polacchi erano in gran numero (certo nella pallavolo il numero di spettatori non è quello di uno stadio), a vedere in giro per il mondo la propria Nazionale giunta al vertice, cose, l’una e l’altra, penso impensabili un po’ di anni fa. Penso anche che l’idea di grande fallimento dell’esperienza 6Nazioni da parte dell’Italia con la quale facciamo in qualche misura, i conti tutti, anche chi, e sappiamo essere un gran numero, la difende strenuamente (per dare un’idea con un “numero” che viene nominato poche volte, ho verificato un paio d’anni fa che l’Italia ha finora vinto tre, e semmai sbaglio di una, partite con punteggio oltre i 7 punti di break in 19 tornei, cioè 95 partite), derivi in gran parte dalla realtà di “torneo chiuso”, privato si dice, ma comunque chiuso. In un ipotetico Campionato Europeo o Nations League o altro nome, aperto ad esempio a 12 squadre, saremmo semplicemente “una non delle prime” come puo’ forse essere nel calcio (non ne so molto) la Slovenia, la Slovacchia o la Danimarca, e non saremmo gli “innominabili” come come la massa degli sportivi non rugbysti giudica l’Italrugby. Questo si potrebbe fare se anche l’Italia si unisse a Nazioni come Georgia (invece di fare le battaglie degli sconfitti), Russia, Spagna, Germani, Romania, etc. per portare avanti progetti tipo quello di Pichot (tutto si puo’ discutere e ritoccare) anche in Europa ma qui qualcuno ancora è legato a cose tipo la Coppa Europa dei poveri nel ghetto, con l’Italia XV o A o del Presidente Emergente 😀 che vi partecipa. Io penso che uno Scozia-Inghilterra farebbe il pienone con tutto il pathos del “derby” anche nell’ambito di un “normale” Campionato Europeo come lo fa nel 6Nazioni e cosi’ anche le loro casse non ne risentirebbero. Ho letto che quando fu creata la Coppa dei Campioni nel calcio, vi erano anche delle perplessità ma furono vinte dal grande entusiasmo suscitato fin dalle prime partite. Penso che proprio la curiosità della novità, spesso, sia un grande fattore di sviluppo, anche se come tutto va mediato. I britannici, i celtici e i francesi gremirono le tribune italiane fin dalle prime edizioni del 6N non solo perché l’Italia è bella, le italiane sono belle e il clima è bello, cose di cui discutiamo spesso su questi forum, ma, sono convinto, anche per la curiosità di vedere come se la cavano questi “macaroni” con il rugby (purtroppo non come avrebbero potuto in questi 20 anni, ma questa è un’altra storia) e se stanno veramente andando avanti o no.

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