Perché bisogna seguire la terza giornata del Rugby Championship

Perché Mo’unga gioca dal primo minuto, per esempio, ma anche per vedere Toomua e un’ala sudafricana molto attesa

ph. Reuters

Le formazioni di All Blacks, Argentina, Australia e Sudafrica per la terza giornata del Rugby Championship 2018 rappresentano dei calorosi inviti a restare sul divano per tutto il sabato mattina, fino ad ora di pranzo inoltrata. I quattro allenatori, in misura diversa, hanno cambiato molto rispetto alle partite giocate due settimane fa e le modifiche richiamano non poca curiosità per vedere come si comporteranno le novità selezionate dai CT. Riserve, giocatori superati nelle gerarchie e in cerca di riscatto, oppure atleti di ritorno da un infortunio: ecco alcuni nomi su cui puntare la lente d’ingrandimento.

All Blacks – Argentina

Richie Mo’unga (All Blacks)

Il momento atteso più o meno dall’intera Nuova Zelanda è arrivato. Il miglior giocatore dell’ultima finale di Super Rugby si prenderà per la prima volta la maglia da titolare numero 10 della Nuova Zelanda, scavalcando – almeno per il momento – pure McKenzie nelle gerarchie. Mentre Beauden Barrett si godrà un turno di meritato riposo, Mo’unga dovrà dimostrare di sapersi subito calare a fondo nella realtà All Black, come forse non era successo completamente a Lima Sopoaga, altro numero 10 sempre all’ombra di Barrett.

Mo’unga, classe 1994, è un mediano diverso dal fuoriclasse degli Hurricanes, straordinario per intuito, linee di corsa, atletismo e capacità di attaccare la linea in prima persona. L’apertura dei Crusaders è invece un playmaker che per caratteristiche si discosta da Beauden Barrett e può essere considerato più convenzionale, oltre ad avere un miglior passaggio e migliori capacità di distribuzione (ma ha dimostrato di essere un pericolo anche palla in mano, ovviamente). Come con i Crusaders, inoltre, Mo’unga potrà fare affidamento su un pack probabilmente dominante sull’avversario. La curiosità sta soprattutto nel capire quali compiti gli assegnerà Hansen e le differenze nell’interpretazione del ruolo rispetto a Barrett.

Nehe Milner-Skudder (All Blacks)

Ogni qualvolta Milner-Skudder mette piede in campo, ci si chiede se la frizzante ala degli Hurricanes tornerà mai quella fenomenale e sorprendente della Coppa del Mondo 2015. I tanti infortuni hanno pesantemente condizionato la sua carriera, tant’è che dei suoi 11 cap totali ben 6 si riferiscono al trionfale torneo iridato di tre anni fa. A parte l’avversario di turno degli All Blacks, nel mondo del rugby difficilmente qualcuno avrà gioito della sua assenza.

Lo scorso anno trovò un minimo di continuità nella seconda parte del Championship, tanto da segnare 3 mete in 3 partite, ma poi fu costretto a saltare i Test Match di novembre. A giugno non ha giocato, ma a Nelson potrà finalmente ripartire dai suoi imprevedibile sidestep e dalla sua bruciante accelerazione da fermo. Lo aspettano tutti al varco: lui è pronto ad accendersi e ad infiammare la platea.

Te Toiroa Tahuriorangi (All Blacks)

Come Barrett, anche Aaron Smith sarà tenuto a riposo per la partita contro i Pumas. Nel caso dei mediani di mischia, Steve Hansen ha rispettato in maniera scientifica le sue rigide gerarchie: Perenara passa dalla panchina al campo, Tahuriorangi dalla tribuna alla panchina, con debutto in maglia nera a questo punto molto probabile soprattutto se le cose dovessero mettersi bene per gli All Blacks.

Il mediano classe 1995 è tenuto in grande considerazione dallo staff tecnico nazionale sebbene non sia un titolare nella sua franchigia, i Chiefs, dove ha iniziato 12 partite dalla panchina su 17 presenze totali alle spalle di Brad Weber. Il nativo di Rotorua potrà mettere in mostra la sua grande velocità nell’uscita del pallone, la qualità che forse più gli è stata riconosciuta in questi anni.

Tomas Lezana (Argentina)

Mario Ledesma ha apparentemente trovato la sua quadra in terza linea con Matera, il confermato Kremer (che era stato spostato in terza già da Hourcade) e Ortega Desio da numero otto. A pagare dazio, nelle prime due giornate, è stato Tomas Lezana, quasi sempre impiegato dal primo minuto nella precedente gestione ma scivolato in panchina finora.

Per la sfida di Nelson, invece, Ledesma ha optato per un avvicendamento tra Matera e Lezana, facendo esordire dal primo minuto nel torneo il terza linea 24enne. Ball carrier tenace e abile nel fare metri a contatto, anche da placcato, Lezana è un giocatore bravo a muovere il pallone e aggressivo in ambedue le fasi del gioco, cosa che rischia di renderlo indisciplinato in difesa. Ma per gli All Blacks sarà da tenere d’occhio.

Australia – Sudafrica

Matt Toomua (Australia)

L’ultima volta di Matt Toomua titolare con la maglia dei Wallabies non evoca grandi ricordi alla nazionale: era il 25 giugno 2016, e l’Inghilterra vinceva la sua terza partita su tre in Australia trionfando nella serie. Da quel momento, Toomua ha giocato solo 49 minuti con la maglia oro degli aussie: sabato avrà un’occasione importante per mettere pressione a Cheika e Foley, sacrificato dal CT per far posto a lui, e rivendicare una maglia da titolare fisso.

Il primo centro classe ’90 dovrà districarsi all’interno di una squadra complessata, che a disposizione un attacco tanto efficace in teoria quanto poco armonico, perlomeno da quello che è emerso contro gli All Blacks. La classe di Toomua, in questo senso, potrebbe aiutare: passatore sublime e playmaker di assoluto livello, il 28enne potrebbe anche alternarsi con Beale da primo ricevitore in piedi, visto che nessuno dei due è un 10 puro. La redenzione dei Wallabies passa anche da lui, a patto che abbia recuperato dalle tante ore di jet lag accumulate con il viaggio di ritorno dall’Inghilterra.

Damian de Allende – Jesse Kriel (Sudafrica)

Una coppia di centri finora incompiuta, dalle grandi potenzialità ma su cui è sempre rimasto qualche legittimo dubbio di affidabilità. Il record degli Springboks con loro titolari è rispettabile (sette vittorie su dieci partite giocate in coppia, dal primo minuto), ma nessuno dei due ha mai convinto fino in fondo in patria, anche se Kriel vanta forse qualche credito in più rispetto a de Allende.

Erasmus li ha rimessi insieme per la sfida di Brisbane, togliendo dal campo Esterhuizen e Am dopo la brutta sconfitta rimediata a Mendoza contro l’Argentina. A differenza degli altri giocatori già citati, la curiosità nei loro confronti non sta tanto in quello che potremmo offrire sul campo, ma anche a quello che non potrebbero offrire. Se dovessero superare questo e altri test nel corso della stagione, la coppia diventerebbe l’indiscussa favorita in vista della Coppa del Mondo in Giappone.

Cheslin Kolbe (Sudafrica)

Avrebbe tutte le carte in regola per partire dal primo minuto, visto il suo background: 35 mete in 120 partite in carriera a 25 anni ancora da compiere, 9 mete nella sua prima stagione in Francia e tanti commenti positivi sul suo impatto nella stagione d’esordio nell’Emisfero Nord. Fino ad una settimana fa, Kolbe aveva dichiarato di non aver mai sentito Rassie Erasmus da quando era diventato allenatore del Sudafrica, ma le cose a quanto pare sono cambiate.

A testimonianza della stima riposta nell’ala, il CT ha subito incluso Kolbe nella lista dei 23 per la delicata sfida di Brisbane, dove potrà far valere la sua elettricità e l’imprevedibilità tipica delle ali sotto i 90 kg (con Kolbe siamo abbondantemente sotto quella soglia), con cui potrebbe far subito innamorare i tifosi Boks.

Daniele Pansardi

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