Piccolo manuale per i Mondiali Under 20, vol. 2: Figli di papà ovale

La rassegna iridata giovanile in partenza in Francia vede la partecipazione di tanti eredi di nomi eccellenti

ph. Reuters

L’ereditarietà, si sa, è una prerogativa del gene ovale: si trasmette di padre in figlio, accomuna tante coppie di fratelli. In uno sport professionistico globale, è davvero bizzarro pensare a quante coppie di fratelli, dai Barrett ai Bergamasco passando per decine di altre, hanno vestito la maglia dello stesso club e della stessa nazionale, e a quanti figli di grandi giocatori sono diventati essi stessi stelle del gioco, a partire da Owen Farrell.

La famiglia è importante, e la cultura che si respira dentro l’ambiente familiare ancor di più. Tradizione, d’altronde, viene dal latino traditio, per consegna, trasmissione. Una trasmissione che in certi casi funziona in maniera particolarmente brillante, e ne è una dimostrazione il prossimo World Rugby under 20 Championship, il Mondiale giovanile che parte mercoledì 30 maggio nel sud-ovest della Francia, fra Beziers, Narbonne e Perpignan.

Alcune delle stelle più brillanti della rassegna, che aspettiamo di vedere alla ribalta nella competizione in vista di un ancor più roseo futuro, portano nelle vene il sangue blu conferitogli da una discendenza nobile in senso ovale. E come per ogni ragazzo di vent’anni che si rispetti, l’obiettivo di questi è quello di imporre il proprio nome su quello del padre.

Romain Ntamack – Francia

Il nome di Romain Ntamack circola sui taccuini dei più attenti addetti ai lavori ormai da qualche anno. Già durante la scorsa primavera, il mediano di apertura della Francia under 20 ha trascinato a suon di prestazione la propria squadra alla conquista di un Sei Nazioni di categoria che tutti davano per vinto dall’Inghilterra ancor prima di scendere in campo.

Per il figlio di Emile non sarà facile superare la grandezza del padre, leggenda tolosana da 46 caps in nazionale fra il 1994 e il 2000, e oggi direttore generale della formazione allo Stade Toulosain. Nel palmares di Emile Ntamack ci sono 6 campionati francesi e 3 coppe europee, fra cui la prima edizione dell’attuale Champions Cup nel 1996, alzata da capitano di quel Tolosa.

Giocatore versatile capace di occupare i ruoli di estremo, centro e ala, Ntamack padre possedeva un’eleganza nei movimenti, una classe e una rapidità di appoggi che parzialmente si rivedono nelle movenze del figlio, anche se il tratto più comune fra i due sembra essere la fiducia e la convinzione nei propri mezzi.

Romain Ntamack è un mediano di apertura completo, che abbina alle skills più classiche di un numero dieci come il piede preciso e la capacità di mettere in azione i compagni, un certo gusto per l’avventura personale grazie a una notevole rapidità di gambe e di pensieri. Quest’anno Ntamack è sceso in campo per 10 volte con la maglia di Tolosa, guadagnando esperienza nel massimo campionato francese ai livelli più alti.

Essendo nato nel 1999, Ntamack rappresenta la generazione dei più giovani in questo Mondiale under 20, al quale aveva peraltro anzitempo potuto partecipare lo scorso anno, seppure fermato già nella prima partita da un infortunio.

Nel girone C la Francia padrona di casa ritroverà l’Irlanda già battuta comodamente al Sei Nazioni proprio grazie a una ottima prestazione di Ntamack. Non dovrebbe essere un problema nemmeno il confronto con la Georgia, mentre preoccupa la presenza nel girone di una corazzata come il Sudafrica, con la quale contendersi l’accesso alle semifinali.

James Grayson – Inghilterra

La stella della nazionale inglese dovrebbe essere Marcus Smith, il mediano di apertura che ha giocato l’intera stagione di Premiership da titolare con gli Harlequins e che ha impressionato nonostante i 18 anni di età, tanto da meritarsi la convocazione di Eddie Jones ai camp della nazionale maggiore. Per la prima partita del Mondiale under 20, però, l’Inghilterra ha preferito schierare in cabina di regia James Grayson, già titolare nella finale del torneo lo scorso anno.

James Grayson che quest’anno ha debuttato con i Northampton Saints e che è uno dei migliori prospetti del rugby giovanile inglese, James Grayson che è il figlio di Paul Grayson, Member of British Empire, reso tale dalla conquista della Coppa del Mondo 2003 come prima alternativa a Jonny Wilkinson.

Trentadue caps e 400 punti per la nazionale inglese: questo era da giocatore Paul Grayson, il terzo miglior marcatore di tutti i tempi per gli albionici, un mediano di apertura dal piede accurato e che ha aiutato Northampton a diventare un club importante, vincendo la allora Heineken Cup del 2000. Oggi commenta la Premiership per BBC, dopo essere stato a lungo nello staff tecnico dei Saints.

Il figlio James sta crescendo sulle sue orme, da titolare della nazionale inglese giovanile e della squadra A dei Northampton Saints, con la quale quest’anno ha vinto la A League, il campionato delle seconde squadre. Le sue caratteristiche comprendono un piede preciso e potente, un’ottima visione tattica. Abbinate a un fisico ancora da strutturare ma con buone premesse, fanno di Grayson un numero 10 di stampo classico che però non disdegna l’attacco della linea.

Caleb Clarke – Nuova Zelanda

Fra il 1992 e il 1998 ebbe modo di ottenere dieci presenze con la maglia degli All Blacks il centro di origine samoana Eroni Clarke. Nato ad Apia, nelle Samoa occidentali, e poi emigrato in Nuova Zelanda, Clarke sr. ebbe modo di mettersi alla prova nel rugby provinciale neozelandese: per Auckland detiene la quinta posizione nella speciale classifica del numero di presenze con la maglia del club, a quota 154 insieme ad un certo Sean Fitzpatrick.

Primo o secondo centro dalla velocità impressionante, abbinata alla classica potenza muscolare isolana, Eroni Clarke ha giocato anche il Super Rugby con i Blues e gli Highlanders fino al 2001, anno del suo ritiro. Oggi fa il presentatore per Maori TV, l’emittente neozelandese in lingua indigena.

Suo figlio Caleb Clarke potrebbe invece essere la prossima stellina neozelandese ad esplodere nel ruolo di ala. Ritorna quest’anno al Mondiale under 20 dopo aver segnato sei mete nella scorsa edizione in Georgia.

Clarke si è cimentato anche in un paio di turni delle World Rugby Sevens Series, accrescendo così il proprio bagaglio tecnico. Somiglia ad un Julian Savea un po’ più basso, ma la sua velocità e la rapidità della falcata sono impressionanti, soprattutto se unite a forme quadrate e a una buona corsa rotta.

Guy Graham – Scozia

Nel girone dell’Italia si trova un altro degli eredi nobili: si tratta di Guy Graham, uno dei due figli di George Graham, ex pilone della Scozia con 25 caps fra il 1997 e il 2002. Graham padre era fra gli highlanders di Jim Telfer che conquistarono quel preziosissimo Cinque Nazioni del 1999, l’ultimo titolo conquistato da una nazionale scozzese e ottenuto nell’ultima, storica edizioni di quello che con il nuovo millennio sarebbe diventato il Sei Nazioni.

Lasciato il rugby giocato, George Graham ha continuato la propria carriera allenando: è stato allenatore della mischia scozzese al fianco dell’head coach Frank Hadden fino al 2008, e poi diventando il lodatissimo head coach del Gala RFC, lo storico club di Galashiels caduto in disgrazia in quegli anni e da Graham aiutato a risollevarsi.

Il fratello Gary ha invece invece in qualche modo rinnegato le proprie origini scozzesi: di stanza a Newcastle, dove si è distinto per le proprie qualità in terza linea con i Falcons, Gary era fra i convocati di Eddie Jones per la trasferta di Roma dell’ultimo Sei Nazioni.

Guy, il più giovane dei due fratelli, lo raggiungerà a Newcastle invece il prossimo anno, dopo una stagione che lo ha visto ben figurare sia con l’Hawick, il proprio club di Premiership scozzese, che con la Scozia under 20 al Sei Nazioni. Anche Guy Graham gioca in terza linea. E’ un flanker che lavora duro ed è disponibile al sacrificio.

La Scozia sarà il primo avversario degli Azzurri, in un match subito decisivo per capire le ambizioni di entrambe le squadre. Da tenere d’occhio la prestazione in terza linea di Graham, che oltre a placcare è un notevole portatore di palla, come dimostrato anche dalle due mete contro la Francia nello scorso Sei Nazioni under 20.

 

Lorenzo Calamai

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