Sei Nazioni 2018: il borsino azzurro dopo la sconfitta in Francia

Negri ovviamente tra i migliori, mentre in diversi stanno pagando l’adattamento all’intensità del Torneo

ph. Reuters

Nella sconfitta in Francia, l’Italia ha offerto probabilmente la peggior prestazione della gestione O’Shea, ovvero da (quasi) due anni a questa parte. Tralasciando le reali possibilità di vittoria, più o meno basse a seconda della prospettiva, gli Azzurri non hanno mai dato l’impressione di poter realmente espugnare il Vélodrome di Marsiglia, anche a causa di prestazioni individuali deficitarie della maggior parte dei protagonisti. Pur avendo in media minor tasso tecnico rispetto ai dirimpettai francesi, in pochi (pochissimi) si sono mostrati all’altezza della situazione.

Chi sale

Sebastian Negri

A questo punto, vien da chiedersi anche perché a novembre il flanker è stato l’unico del reparto ad essere ignorato dallo staff tecnico. A suon di sportellate, cariche, metri guadagnati (63 a Marsiglia) e anche un paio di offload ben assestati nell’occasione, il classe ’94 ha impiegato appena tre partite per diventare indispensabile alla causa azzurra grazie alla sua fisicità e alla capacità di mettere sempre la squadra sul piede avanzante. C’è ancora qualcosa da registrare in difesa, ma la strada è quella ideale.

Alessandro Zanni

Diciannove placcaggi riusciti su diciannove tentativi, ma l’intensità e l’energia messa in campo dal friulano vanno oltre i numeri negli interventi difensivi, oltretutto portati spesso in arretramento. La competenza rugbistica e la presenza nel gioco aperto rimangono di prim’ordine per la Nazionale, nonostante i 34 anni, gli infortuni e le generali difficoltà della Nazionale nell’impatto fisico.

Jayden Hayward

Finora ha giocato appena 50 minuti, tutti di garbage time, ma non senza sfigurare. Anche per questo il suo apporto sembrerebbe sottovalutato, ma le qualità dell’estremo nato in Nuova Zelanda nel contrattacco e nella copertura del campo potrebbero fare di lui una risorsa importante anche a partita in corso. Gli sprazzi di dialogo visti finora con Minozzi sono stati molto interessanti.

 

Stabile

Marcello Violi

Tempi duri per un mediano di mischia metodico, disciplinato e più abile nella distribuzione che nella difesa e nell’attaccare la linea come il nocetano. Il nove delle Zebre è costretto a lavorare con un attacco mai avanzante e un pack ostantemente respinto all’indietro e prova a trarre il possibile da questa situazione, anche se le sue scelte peccano un po’ di fantasia e i calci dalla base non sono ancora di livello sufficiente al contesto.

Simone Ferrari

Il pilone milanese purtroppo è stabilmente in difficoltà dall’inizio del torneo, forse complice anche l’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi tra dicembre e gennaio. Ferrari sta faticando a tenere il ritmo dei match giocati finora, con la conseguenza di compiere scelte magari poco lucide e di non riuscire mai a impensierire il diretto avversario in mischia. Nelle sue prestazioni è racchiusa probabilmente tutta la differenza tra il rugby dei Test Match – in cui il prima linea ha sempre brillato – e quello del Sei Nazioni, dove Ferrari non aveva mai giocato prima.

Mattia Bellini

Più efficace del solito in difesa, visto che per la prima volta nel Torneo chiude una partita senza placcaggi mancati (7 riusciti su 7 tentativi). Tra i personali highlights, inoltre, anche uno splendido scippo su Fall che dimostra le buone competenze dell’ala padovana. In attacco, però, non riesce ancora ad essere un fattore quando prova delle iniziative individuali.

Maxime Mbandà

Dopo due ingressi dalla panchina, il terza linea delle Zebre non va completamente in apnea alla sua prima da titolare, ma paga come tutti la fisicità dei diretti avversari. Ha spesso l’ingrato compito di prendere in consegna Mathieu Bastareaud da prima fase, non riuscendo mai a trovare le contromisure all’indemoniato centro francese. In affanno, ma senza mai crollare del tutto.

 

Chi scende

Tommaso Benvenuti

Il trequarti del Benetton è a quota 13 placcaggi mancati su 42 tentati nel Torneo, ovvero una percentuale del 69% troppo bassa per gli standard internazionali, anche per un’ala. Sul suo canale Grosso ha sempre trovato terreno fertile per la sua ottima partita, mentre l’azzurro rincorreva dopo interventi portati senza l’attitudine che ci si aspetterebbe da lui. La bella prestazione alla prima giornata contro l’Inghilterra rischia di restare soltanto un’illusione.

Dean Budd

Gioca solo 34′, sufficienti però per dimostrare come lo scalino da saltare per essere efficienti anche nel Sei Nazioni sia molto alto, per lui come per molti altri suoi compagni di squadra. In poco più di mezzora è costretto anche a compiere ben undici placcaggi, sbagliandone due e non riuscendo mai a frenare le avanzate dei Bleus. Una prestazione in linea con quanto visto finora dal capitano del Benetton, specialmente nella trasferta irlandese.

– Il borsino dopo la partita contro l’Irlanda

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