Simone Favaro: dalla nazionale ai Barbarians passando per le Fiamme Oro

Il flanker racconta gli eventi successi nel suo ultimo anno sul campo. E la volontà di essere un poliziotto

italia nazionale favaro

ph. Sebastiano Pessina

Era lo scorso 26 novembre 2016: Stadio Euganeo Padova, Italia 17-19 Tonga. Simone Favaro, in mancanza di Sergio Parisse, è il capitano degli azzurri; una settimana dopo aver battuto a Firenze il Sudafrica. Nessuno poteva immaginarselo, ma quella sarebbe stata una delle ultime presenze del terza linea con la maglia della nazionale.
In un anno un sacco di cose sono cambiate per Favaro che nel frattempo è diventato un giocatore delle Fiamme Oro, con l’ambizione di realizzarsi nella professione di poliziotto, ed in questi giorni è in giro per l’Emisfero Nord con i Barbarians, essendo peraltro l’unico giocatore europeo della selezione ad inviti più prestigiosa di Ovalia; anche se domani non sarà della partita nella sfida agli All Blacks.

 

Intervistato dal Telegraph, il rugbysta veneto si è così espresso: “Dopo lo scorso novembre, e quella vittoria contro il Sudafrica, avevo ricevuto tante grosse offerte. C’erano tanti club di buon livello, ma io aspettavo di sentire cosa avesse da dirmi Glasgow (club per cui all’epoca giocava, ndr): sarei voluto rimanere lì perchè mi trovavo bene..

 
“Ci sono state richieste, ma ad essere onesti – prosegue Favaro – ho iniziato a giocare a rugby perchè avevo motivazioni e volevo migliorarmi e ho trovato le offerte arrivatemi non soddisfacenti, e non solo per lo stipendio. Così ho deciso di cambiare vità: ho voluto tenere il rugby come una passione. Non voglio essere un lavoratore e non essere felice. Quando ho iniziato a giocare a rugby ero ambizioso e con degli obiettivi nella mia testa. Ora ho lo stesse sensazioni e motivazioni per la carriera da poliziotto.
Da bambino ho sempre desiderato fare questo mestiere o quello del veterinario, ma ora è tardi per mettersi a studiare medicina. Sono ancora giovane e la scorsa stagione non mi aspettavo di lasciare Glasgow, ma è andata così. Stavo cercando “un lavoro” dove ci si senta come nel rugby, in una grande famiglia e le Fiamme Oro me lo hanno consentito: qui si vive in maniera completamente diversa rispetto ad una squadra normale. Passiamo molto tempo insieme”.

 
Infine conclude: “L’unica cosa che rende il rugby frustrante è l’aspetto economico. Parlare di stipendio è la situazione peggiore che ti possa capitare. Soprattutto per questo che è un bellissimo sport”.

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