Dopo Agen e Bath. Due partite e due sconfitte da leggere in modo diverso

Dal The Rec abbiamo intervistato coach Crowley e Sebastian Negri. Ducali in cerca di amalgama tra tutta la rosa

benetton treviso kieran crowley

ph. Ettore Griffoni

E’ andato in scena tra venerdì e sabato l’esordio delle nostre franchigie nelle Coppe Europee. Due sconfitte diverse per come sono maturate e per il loro significato nell’economia delle squadre e della loro stagione.

 

Treviso: Crowley e Negri dopo Bath

Fuori casa, contro una squadra quinta in Premiership e capace di battere nelle scorse settimane Leicester, Saracens e Wasps, Treviso ha dimostrato di poter reggere il campo. Alcuni numeri danno idea del tipo di partita che è andata in scena davanti ai 13.000 del The Rec: possesso e territorio a favore di Treviso rispettivamente al 64% e al 68%, 391 metri corsi dai veneti contro i 285 di Bath, 163 palle portate avanti contro 94, 23 difensori battuti contro 15, 8 mischie vinte su 8 di propria introduzione. Quando si dice, è mancata solo la meta.

 

Eppure sarebbe potuta arrivare, al ventesimo con Barbieri dopo splendida galoppata da prima fase di Negri – tra i migliori Leoni in campo con 18 carries, 60 metri guadagnati, 2 break, 5 difensori battuti e 9 placcaggi. Oppure dopo la serie di mischie ordinate ai cinque metri di casa, o ancora con Benvenuti lanciato alla bandierina. Poi nel momento migliore di Treviso e peggiore nell’equilibrio del match, è arrivata la bella meta di Mercer, mentre la parola fine l’ha messa Brew con una marcatura troppo facile da prima fase e su cui pesano 3 placcaggi sbagliati. Al termine del match, abbiamo analizzato gli 80 minuti con coach Kieran Crowley.

 

“Sono contento per come siamo stati sul campo, con tanto possesso e mettendo tanta pressione addosso a Bath, ma dobbiamo capitalizzare le occasioni che riusciamo a costruire, sia al largo sia per quanto riguarda la serie di mischie ordinate”. Come si migliora il cinismo in zona rossa? “Prima di tutto analizzeremo la partita al video, per capire dove abbiamo sbagliato o cosa ci è mancato. Poi in settimana ci lavoreremo sopra per risolverle e far sì che non si ripetano più”. Una parola infine sulla mischia, “anche oggi bene il confronto ordinato, siamo contenti di questa fase” e una su Andrea Bronzini e Manu, alla prima stagionale: “Hanno avuto un buon impatto sul match. Con tanti infortunati è importante che i giocatori recuperati dimostrino di essere subito in grado di dare il proprio contributo”.

 

Sulla stessa lunghezza d’onda Sebastian Negri. “Oggi abbiamo fatto un altro gradino verso la direzione cui stiamo andando non solo noi come squadra, ma in generale il rugby italiano“. Cosa è mancato ai Leoni? “Cinismo nei loro 22, in un paio di occasioni c’era l’opportunità di marcare. Per la partita fatta e per il lavoro in settimana, penso che ce lo meritavamo”. Ma per il terza linea classe 1994, arrivato in estate dall’Hartpury, il segnale è stato dato: “Abbiamo mostrato che nell’economia della competizione non vogliamo essere solo un numero, ma dare filo da torcere, lavorando duro settimana dopo settimana per migliorare e mostrare il nostro valore”.

Ora arriva Tolone, un’altra partita in cui buona prestazione non è sinonimo di vittoria, poi sarà di nuovo PRO 14. “Non credo che un’altra sconfitta possa demoralizzarci. Come gruppo abbiamo tanta confidenza e coesione e possiamo contare su giocatori bravi ed esperti“.

Nel corso del tour dello scorso anno nelle Americhe, Negri aveva esordito con l’Italia maggiore dopo aver rappresentato i colori azzurri con Under 20 ed Emergenti. Deluso per la non chiamata in vista di novembre? “Un pizzico di delusione c’è sempre, non posso nasconderlo. Ma il mio focus è al 100% su Treviso, se poi farò bene qui le cose verranno di conseguenza”.

 

 

 

Zebre: tra profondità della rosa e confidenza nel piano di gioco

Contro Agen i ducali di coach Bradley hanno dimostrato prima di tutto un problema di amalgama collettivo. Il piano di gioco del tecnico irlandese è ormai chiaro e lui stesso lo ha ricordato a fine gara: “La nostra filosofia è quella di muovere palla, in ogni caso usare il piede ha una discrezionalità. Abbiamo perso 15 palloni, concesso molte penalità: siamo andati male in attacco e di questo siamo delusi. Un paio di occasioni per segnare le abbiamo avute, ma non siamo stati concreti”. Per attuare un simile game plan servono preparazione atletica, skills e capacità di muovere palla anche sotto pressione. E ad Agen – a differenza delle scorse partite – così non è stato: “Quando attui questo tipo di gioco devi essere molto confidente, gli skills devo essere al top”.

 

zebre rugby scarlets

ph. Luca Sighinolfi

Contro la squadra francese in campo sono andati molti giocatori che fin qui hanno trovato meno spazio. Qualcuno potrebbe obiettare che giocare con il XV ideale avrebbe sortito un effetto differente e dato il via con il piede giusto il cammino nel Girone 3 di Challenge Cup, in vista perché no di una storica qualificazione ai quarti di finali. Sarà, ma la realtà dei fatti dice che ad oggi in campionato alcuni giocatori hanno già accumulato tanti minuti di gioco: 383 Violi, 462 Canna, 437 Castello, 390 Bellini, 320 Minozzi, 390 Giammarioli, 400 Licata, 405 Sisi, 417 Fabiani e 365 Lovotti. Pensare di affrontare primi impegni di Coppa senza turnover è semplicemente una follia, considerando anche che molti dei citati sono attesi da un duro novembre internazionale.

 

Perché il piano di gioco di coach Bradley entri nelle corde di tutta la squadra servono tempo, affiatamento e minuti giocati assieme da parte di tutta la rosa. E qui subentra il reale punto critico delle Zebre, che è la coperta a disposizione dello staff tecnico: ancora corta e con eccessiva differenza di qualità al suo interno. Al momento alla squadra mancano almeno un mediano di mischia, un seconda/terza linea e un giocatore del triangolo allargato. Nella conferenza stampa post vittoria contro gli Ulster, lo stesso Team Manager De Rossi aveva anticipato l’arrivo di forza fresche.

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