Scudetto, Mondiale Under 20 e Treviso: la lunga estate di Marco Riccioni

Settimane intense per il giovane pilone, capitano degli Azzurrini. Lo abbiamo intervistato

marco riccioni italia rugby

ph. Levan Verdzeuli/World Rugby

Prima la vittoria del titolo di Campione d’Italia con Calvisano, poi la guida in campo degli Azzurrini nel miglior Mondiale di categoria di sempre, a metà luglio l’inizio dell’avventura celtica con Treviso. Con Marco Riccioni abbiamo parlato della stagione conclusa, ma anche di mischia ordinata, Under 20 e fitness.

 

 

Marco, dopo un difficile Sei Nazioni è arrivato il miglior Mondiale di sempre. Come te lo spieghi?

Siamo usciti da un Sei Nazioni con cinque sconfitte, in cui è stata abbastanza dura. Ci siamo ripromessi di lavorare tanto individualmente e così è stato. Dopo la vittoria con l’Irlanda e le quattro mete agli All Blacks, il morale era davvero alto per le successive partite. La sconfitta con la Scozia ha rischiato di dare uno scossone, sapevamo di poter vincere ma avevamo altre due partite: una oggettivamente dura, peccato per l’ultima con il Galles. Ce l’abbiamo messa tutta, sappiamo come è andata.

 

 

Abbiamo visto una squadra particolarmente pericolosa palla in mano. Attacco e difesa come sono andate?

Durante il Sei Nazioni abbiamo provato questa nuova difesa, con la salita molto veloce per levare opzioni all’attacco. Ci abbiamo lavorato anche singolarmente ai club e in Accademia e devo dire che è andata alla grande. Dal punto di vista del gioco, credo sia stato abbastanza elementare, molto diretto e non troppo difficile e questo ci ha aiutato. Poche cose ben fatte, ecco. Gli errori ci sono stati, ma rispetto al Sei Nazioni avevamo le idee molto più chiare.

 

 

Da capitano sei soddisfatto di quanto avete fatto?

Ai ragazzi non ho detto nulla: non dobbiamo recriminare, abbiamo dato il 100% e contro le avversarie europee abbiamo perso e vinto di poco, dimostrando che a questo livello possiamo competere. Una cosa mi fa particolarmente piacere ed è l’aver meritato il rispetto delle altre squadre, una cosa per me importantissima. A fine partita il capitano All Blacks è venuto a parlarmi, ci ha fatto i complimenti per la nostra solidità.

 

 

A proposito, ci sono squadre davvero di un altro livello già a quell’età

Fisicamente credo che l’Australia abbia qualcosa di più, ma i Baby Blacks sono di un altro pianeta. Hanno competenze di velocità e tecnica individuale assurde. Abbiamo rivisto le loro mete al video: ci sono piccoli particolari nella loro esecuzione che sembrano niente, ma cambiano il modo di giocare, attaccare…Aumua e Perofeta sono giocatori assurdi. L’Australia ha una gran prima linea, che ci ha messo in difficoltà. Ecco, forse sono l’unica squadra con cui abbiamo sofferto lì davanti.

 

 

La mischia ordinata è andata molto bene. Avete anche giocato con nuove regole sperimentali, come ti sei trovato?

Obbligo di tallonare e nessun comando dell’arbitro per introdurre. Per quanto riguarda la spinta, controllavano molto di più i sinistri che incrociavano che non è una cosa facile e immediata da capire per gli arbitri; abbiamo preso qualche calcio contro che ci ha lasciati un po’ perplessi, ma ovvio nessuna polemica. Capire cosa succede in mischia talvolta è davvero difficile. L’obbligo del tallonaggio costringe il pack che introduce a spingere in sette: quando il tallonatore alza il piede la sua mischia si ritrova con un uomo in meno, appena solleva il piede lo attaccano e tenere è difficile. Comunque ci siamo trovati bene, anche con il tallonaggio veloce per dare palle pulite ai trequarti. Per il gioco della linea veloce forse è meglio avere questo tipo di conquista.

 

 

Negli ultimi anni non sono certo mancati i cambi di regolamento in mischia. Come ti trovi a doverti adattare?

La vivo come una sfida, mi piace sperimentare e ricevere nuovi stimoli. Forse tra le tante questa è quella che più mi ha dato difficoltà, perché cambiano un po’ gli equilibri destro/sinistro e bisogna trovare una nuova impostazione. Ma devi lavorare, trovare soluzioni, provare…Uno stimolo.

 

 

Tutte le modifiche tra l’altro favoriscono la ball in play e i minuti di gioco. Per voi pesanti l’asticella atletica è sempre più alta

Sicuramente è un punto in cui dovremo migliorare tutti. Il fitness è sempre più decisivo tanto più per i primi cinque uomini con i vari cambiamenti di regole.

 

 

Capitolo Calvisano. Un riassunto della stagione

E’iniziata con un po’ di alti e bassi. Ma da subito oltre che alla prestazione, si è creato un gruppo di amici. E quando giochi con amici, non semplici compagni di squadra, tutto è più facile. Però a Calvisano c’è un grande lavoro di tutti: staff tecnico, ambiente e ci metto dentro anche il paese. Lo scenario che hai attorno aiuta. Poi ci sono stati alcuni scivoloni come Mogliano, ma col senno di poi dico che sono serviti per farci capire che nessuno ti regala niente. Per il resto è andata benissimo. Anche dopo la semifinale di andata persa a Viadana sapevamo che ci saremmo rifatti al ritorno.

 

 

La finale era iniziata col piede sbagliato, poi l’avete raddrizzata

Dopo i primi 12 punti di Rovigo abbiamo visto  un po’ le ombre della scorsa finale, ma quando siamo riusciti ad impostare il nostro gioco non ci ha fermato nessuno e il risultato lo dimostra.

 

 

Cosa ti lasciano i due anni in giallonero?

Sono arrivato che ero il ragazzino, uscito dalle Accademie e abituato ad un allenamento basato più sulle strutture. Quando arrivi in Eccellenza capisci che devi imparare ad adattarti sempre: ci sono situazioni in cui le cose non riescono, altre in cui non fai quello che vorresti e devi adattarti. Comunque, tra Eccellenza e Under 20 sono cresciuto molto, come atleta e come persona; avere accanto persone come Costanzo mi ha aiutato molto in entrambi i sensi.

 

 

Chiamata a Treviso. Dove dovrai lavorare e dove ti senti più confidente?

Sono molto emozionato di poter lavorare circondato da persone da cui devo solo imparare. Dovrò lavorare molto sul fitness, che è cruciale per la competitività nel futuro. In mischia mi sento forse più confidente, ma so che è un campionato completamente diverso.

 

di Roberto Avesani

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