Il rugby italiano e le Zebre salutano Quintin Geldenhuys

Il seconda linea torna in Sudafrica per motivi familiari. De Rossi: un esempio per tutti

zebre rugby geldenhuys

ph. Luca Sighinolfi

“Di comune accordo con il club il giocatore ha anticipato di due mesi il suo ritorno in Sudafrica per motivi famigliari, salutando ufficialmente il rugby giocato”. Inizia così il comunicato stampa rilasciato dalle Zebre Rugby che salutano il seconda linea Quintin Geldenhuys, che torna in patria finendo con un po’ di anticipo la stagione.

 

Classe 1981 e 67 caps con la maglia della Nazionale con cui ha esordito nel 2009 contro l’Australia, il seconda linea nativo di Krugersdorp milita da 12 stagioni in Italia, dove è arrivato al termine della Currie Cup 2005 per giocare cinque stagioni a Viadana, poi agli Aironi e infine con la franchigia bianconera. Prima di allora aveva militato con Natal e Pumas in Currie Cup e con i Junior Springboks campioni dal Mondo 2002. Nel palmares anche tre presenze con i Barbarians nelle tre vittorie contro  AllBlacks, Sudafrica e Inghilterra. Lavoratore silenzioso e mai sopra le righe, il suo è stato un caso di equiparazione lungimirante in un reparto in cui da sempre soffriamo per la coperta corta.

 

Le parole di Geldenhuys: “Ringrazio le Zebre Rugby per questi cinque anni insieme; ci sono stati anche momenti difficili ma a Parma ho costruito amicizie solide e condiviso tante buone esperienze di rugby e di vita. Guardando al futuro penso che con pochi cambiamenti e con continuità nelle scelte tecniche i miei compagni potranno cogliere buoni risultati. Torno a casa a lavorare nella fattoria di famiglia dove c’è bisogno di me; 5000 ettari tra Johannesburg e Bloemfontein. Spero di poter rientrare presto nel mondo del rugby; magari per aiutare i giovani nel futuro”.

 

“Salutiamo soprattutto una grande persona – dice invece il team manager Andrea De Rossi – Quintin è stato un fulcro della storia celtica di questa franchigia e della nazionale degli ultimi dieci anni, arrivando anche a indossarne i gradi di capitano. Persona da prendere come esempio sia in campo che fuori; si è dimostrato un serio professionista ed allo stesso tempo collante nel gruppo delle Zebre Rugby. E’ stato un punto di riferimento per tutti gli stranieri arrivati in Italia ed altresì per quello che riguarda la dialettica tra lo spogliatoio e gli staff tecnici che si sono avvicendati a Parma negli ultimi anni”.

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