Viaggio nella Leinster Senior School Cup: qualche aneddoto e la storia di BOD

Dall’ “errore più grave della storia di Belvedere” al corteo che bloccò O’Connell Street…

o'driscoll rugby

ph. Reuters

DUBLINO  Per un adolescente che partecipa alla Leinster Rugby School Cup di rugby, vincere il torneo in quel momento è di gran lunga la cosa più importante della vita, ben più del voto all’esame di maturità. Tadhg Peavoy, oggi cronista di rugby, giocò per Belvedere alla fine degli anni ’90. Racconta: “È incredibile l’emozione che si prova nello scendere in campo a 16-17 anni per la propria scuola in uno stadio pieno, con tutti i propri compagni di scuola a fare il tifo per te“. Già, perché i 6000 posti dell’impianto di Donnybrook dove spesso si giocano i turni preliminari sono quasi sempre esauriti. La preparazione alla partita e la partita stessa sono un’esperienza da semi-professionista, spesso l’unica della propria vita. In quelle settimane anche le lezioni scolastiche passano in secondo piano rispetto agli allenamenti. La scuola insegna il gioco dalle regole alla retorica che lo ha reso tanto amato. È anche qui che i giovani diventano gli spettatori che all’RDS e all’Aviva Stadium non fischiano gli avversari che calciano o che a fine partita tributano il primo applauso alla squadra ospite.

Anche per gli arbitri è un onore essere scelti per dirigere una delle partite del torneo. I fischietti che arrivano ad arbitrare al massimo livello ricordano con straordinario entusiasmo le partite del torneo che hanno arbitrato. Alan Lewis, per esempio, ha arbitrato incontri ai mondiali del 2003 e del 2007 ma ricorda la tensione che precedeva le partite della School cup. “Ci veniva ripetuto fino allo sfinimento – ricorda – che se avessimo sbagliato qualcosa sarebbe stato ricordato per sempre, e lo sapevo perfettamente perché avevo giocato il torneo non molti anni prima”. Come si può immaginare, l’aneddotica su un torneo con una storia e una partecipazione così lunga è infinita. Un paio che hanno come protagonista una leggenda dello sport.

 

 

L’errore più grande della storia di Belvedere

All’inizio degli anni ‘90 un bambino di Clontarf che stava terminando la scuola primaria di Willow park, stava cercando di ottenere l’iscrizione a una scuola secondaria privata. Scelse la più vicina a casa, il Belvedere college, ma fallì il test di ammissione e i genitori decisero dunque di mandarlo al Blackrock College, dove riuscì a entrare. L’aver rifiutato quel bambino è considerato appunto il più grave errore della storia di Belvedere, perché quel bambino era Brian O’Driscoll.

 

La storia di BOD al torneo

Il giocatore che sarebbe diventato la leggenda irlandese dello sport, non ebbe molta fortuna con i tornei scolastici. Brian O’Driscoll infatti non riuscì a entrare nella squadra di Blackrock per la Junior cup, che comprende gli studenti fino al terzo anno delle superiori. Anche nella Senior Cup il suo destino non fu dei migliori. Nel 1996 giocò le prime due partite ma poi andò in panchina per il resto del torneo. Non prese alla parte alla finale nella quale la squadra con Leo Cullen e Bob Casey come seconde linee trionfò 37-3 contro Newbridge. Nel 1997 era il capitano della squadra ma Blackrock venne sconfitta nei quarti di finale da Clongowes, che schierava fra gli altri Gordon D’Arcy. Ultima curiosità: a Blackrock O’Driscoll non giocò mai come centro. In Irlanda la sua storia scolastica viene citata come esempio di quanto si possa ottenere nel rugby impegnandosi, senza arrendersi alle prime difficoltà.

 

Il corteo che bloccò O’Connell Street

Negli anni del suo “più grande errore” Belvedere stava cercando di terminare un lunghissimo digiuno di vittorie nel torneo. L’ultima era stata nel 1972, la seguente sarebbe stata nel 2005 e anch’essa è legata a un aneddoto memorabile. Alla fine della finale vinta 16-10 contro Blackrock (“we did knock the rock”), esplose la festa. Il trofeo fu portato fino alla scuola da un corteo di diverse migliaia di persone che bloccarono completamente il traffico sulla centralissima O’Connell Street. I numeri sono facilmente immaginabili, gli studenti della scuola sono mille e tutti vanno alla partita. Insieme a loro ci sono i loro genitori, altri 2000 persone. Se si aggiungono alcuni amici e gli ex studenti si raggiunge facilmente un gruppo di 5/6 mila persone che è capacissimo di bloccare anche un’arteria centrale come O’Connell Street.

Questo torneo infatti ha un’importanza enorme presso tutti gli irlandesi e il senso di appartenenza alla scuola secondaria che si frequenta rimane per tutta la vita. Accade regolarmente che uomini di 30,40 o anche 50 anni indossino la maglia della propria squadra delle scuole superiori e vadano all’RDS a vedere la finale, se la propria ex scuola vi partecipa.

Domenica 29 gennaio inizia la 130’ edizione di questo torneo, un’altra storia.

 

di Damiano Vezzosi

(3_continua)

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