Vent’anni guardando al futuro: dietro il modello rugby della Capitolina

Il club romano festeggia (con libro) un importante traguardo. Lo presentano il primo e l’attuale Presidente

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Katmandu 18 Dicembre 2016, 10:41

    Complimenti alla capitolina costruire qualcosa di così importante non é semplice

  2. frank 18 Dicembre 2016, 11:11

    Molto bello. Immagino piacerebbe anche a loro un bel campionato Nazionale U20

    • malpensante 19 Dicembre 2016, 12:17

      “Piuttosto, auspico un investimento forte della FIR in un Campionato Under18 da subito Nazionale, perché la prima fase non è del tutto competitiva e quindi formativa per i ragazzi”. E io aggiungo: con tanti ma tanti soldi in palio, che è il modo per rafforzare gli staff di chi già è capace di tirar su giocatori.

  3. Il Bonzo Tama 18 Dicembre 2016, 11:15

    bravi davvero

  4. Cinghio 18 Dicembre 2016, 11:52

    Mi ha sempre intrigato l’esempio della capitolina, avranno sicuramente anche loro cose che non vanno e da fare meglio ma ad oggi sono l’esempio più forte di un club che fonda tutto sui ragazzi e fa della formazione il proprio credo.

  5. panda 18 Dicembre 2016, 17:01

    Un grande esempio di rugby sostenibile, da prendere come esempio virtuoso.
    Grande è stata la scelta di abbandonare l’ eccellenza non economicamente sostenibile negli anni.
    La Capitolina meriterebbe il massimo campionato italiano per organizzazione e quanto da al movimento romano e nazionale.
    Purtroppo si preferisce l’ eccellenza fatta di squadre con futuro incerto, legato a finanziatori e sponsor instabili.
    Squadre infarcite di mediocri stranieri in italia solo per sbarcare il lunario e di giocatori italiani, pronti a girovagare per l’ Italia a caccia di un ingaggio di incerto pagamento.
    E’ significativo il fatto che abbiamo avuto squadre campioni d’ Italia fallite subito dopo aver vinto.
    Il sistema rugby Italia è talmente fragile che un ricco capriccioso potrebbe organizzare una squadra competitiva dal niente.
    Preferisco la solida tradizione della Capitolina rugby, che deve i propri successi ad un lavoro duro e costante.

  6. frank 18 Dicembre 2016, 17:29

    E’ anche singolare che non ci sia nessuno sponsor che voglia mettere qualche picciolo nella società e vedere il proprio nome sulla maglia.

    • Antonio9 18 Dicembre 2016, 17:38

      La Capitolina aveva sponsor molto importanti come HDI assicurazioni, Lottomatica, Almaviva …

  7. Meridion 18 Dicembre 2016, 18:39

    Pippone di San ??? 😀

  8. fabiogenova 18 Dicembre 2016, 19:14

    Belin, comprerei volentieri il libro, ma 35 euro son palanche….

    • San Isidro 19 Dicembre 2016, 04:01

      se lo avessi prenotato prima ti sarebbe costato 25 o 30 se non erro, adesso è in vendita al prezzo pieno di 35…
      ps: non fare il solito genovese e sfrutta l’occasione per venire a Roma così ti prendi il libro e pranziamo all’Hostaria del Campo…

      • malpensante 19 Dicembre 2016, 12:13

        Oh, si è dimenticato il canonico “a spese tue”. Sarà ammalato?

  9. flanker79 18 Dicembre 2016, 21:09

    La scelta di lasciare il super 10 è legata alla messa in liquidazione della SPA? quanti debiti ha lasciato la spa?
    Nel libro si parla anche della Unione Capitolina s.r.l.?

    • pinturicchio 18 Dicembre 2016, 23:10

      La Spa non lascio alcun debito e si trasformo durante il processo di liquidazione in srl. Il bilancio finale di liquidazione è stato regolarmente depositato al registro imprese e mai impugnato, per chi vuole consultarlo è pubblico.

  10. Sergio Martin 18 Dicembre 2016, 22:57

    Una giornata di sole, il pranzo alla club house, la partita, una bella birra e due chiacchiere dopo e ti passi un gran pomeriggio… Piu’ che una squadra, un’istituzione. Sempre forza URC!!

  11. San Isidro 19 Dicembre 2016, 03:51

    Bell’articolo e giusta riconoscenza ad un club virtuoso come quello della Capitolina che è un esempio non soltanto nel contesto romano/laziale, ma anche a livello nazionale…il lavoro dell’URC in tutti questi anni è stato enorme dal punto di vista della formazione e il modello della società bluamaranto dovrebbe essere preso come riferimento da molti altri club: investimento sul vivaio e un gruppo seniores amatoriale che poggia essenzialmente su ragazzi formati in casa (e oggi l’80/90% degli atleti della prima squadra e della cadetta sono tutti di scuola Capitolina o comunque in diversi hanno terminato la loro formazione giovanile lì provenendo da altri club)…
    Sotto l’aspetto conviviale non posso non concordare con l’amico @Sergio Martin sopra, spesso compagno di forchetta all’Hostaria del Campo, andare alla Capitolina è sempre un piacere, pranzo economico, abbondante e di notevole qualità (se dovesse essere tra i piatti del giorno, consiglio vivamente i tonnarelli cacio, pepe e tartufo), birra (o caffè) e chiacchiere in club house (se fa freddo di fronte al camino), poi partita dalla tribuna o dalle staccionate e di solito con la Serie A non ci si annoia mai…come si accennava, l’importanza di avere una struttura propria è determinante per sviluppare la vita di club e un maggiore senso di appartenenza…
    In ogni caso, nonostante questo sia uno spazio meritatamente dedicato all’URC, vorrei spezzare una lancia a favore anche delle altre società romane che lavorano sui giovani e sulla formazione, magari non con gli ottimi risultati della Capitolina, ma sempre con impegno, dedizione e qualità e, in termini di traguardi raggiunti, un vivido esempio è quello della Primavera che da due stagioni lotta in Serie A poggiando su un folto gruppo di atleti cresciuti in casa propria…

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