I fratelli Vunipola e quelle birre offerte per Tonga…

Il tecnico del’Inghilterra Eddie Jones svela un aneddoto del terzo tempo post vittoria contro l’Argentina

COMMENTI DEI LETTORI
  1. western-province 2 Dicembre 2016, 10:11

    ma se sono tongani e tifano per Tonga allora perchè giocano per l’Inghilterra? 😉

    • Pumba 2 Dicembre 2016, 10:35

      Era solo una scusa per farsi un giro di birra 🙂

    • Unforgiven79 2 Dicembre 2016, 14:04

      A Tonga non ci sono i birrifici artigianali, in Inghilterra sì

  2. Jock 2 Dicembre 2016, 10:40

    Chissà che la birra gli sia andata di traverso.

  3. albe 2 Dicembre 2016, 10:55

    À me questa cosa invece mette tristezza ed ha ragione da vendere Pichot, loro si sentono tongani ma, giustissimamente, vanno a lavorare li dove possono prendere di piu rispetto alla loro brève carriera.
    Purtroppo per come e’ stato impostato il sistema la nazionale non e’ piu la nazionale…

    • Mr Ian 2 Dicembre 2016, 10:59

      ma insomma….loro sono solamente nati downunder, poi la formazione scolastica e rugbistica l hanno fatta tutta in Europa, nello specifico in Galles…ovvio che come ognuno di noi neanche loro dimenticano le loro radici. E se una banda di raccattati, perchè in fondo Tonga non sono nè le Fiji, nè Samoa, vengono in Europa e vincono tutte le partite, sconfiggendo niente popodimeno che l Italia; il minimo che puoi offrirgli è una birra…

      • albe 2 Dicembre 2016, 12:02

        Per carita Mr Ian, nei fatti hai ragione, pero posso pensare che quando tuo padre e’ stato capitano della nazionale tu possa avere un po piu che una simpatia? Poi in realta scrivendo pensavo non solo à loro ma a tutti i fijani che giocano nelle varie nazionali

        • Mr Ian 2 Dicembre 2016, 12:07

          sugli isolani da supermarket hai pienamente ragione e anch io condivido le parole di Pichot

  4. narodnik 2 Dicembre 2016, 11:07

    che teneri.

    • lupin 3 2 Dicembre 2016, 11:37

      aahaahhahaahah pensa quando si siedono a pranzo affamati …

  5. Shane McDriscoll 2 Dicembre 2016, 13:01

    Non seguo certi ragionamenti che leggo nei commenti. Io conosco diverse persone che hanno genitori di differenti nazionalità o che sono nati e/o cresciuti in un paese diverso da quello dei propri genitori. Gente per metà italiana e metà spagnola o nata e cresciuta in Inghilterra da famiglia irlandese, ecc. Questi ragazzi, che si parli di calcio o rugby tifano entrambe le nazionali delle loro origini (anche se magari ad una si sentono più vicini). Io non ci trovo nulla di strano se dopo 3/3 vittorie della propria squadra e dopo 3/3 vittorie della nazionale delle proprie origini, della quale il padre è stato capitano e per la quale 3 o 4 zii hanno giocato si sentono di festeggiare. Lo farei anche io

    • frank 2 Dicembre 2016, 14:29

      bravo Shane, condivido appieno. Chi non si è mai mosso dal prorpio buco difficilmente riesce a condivedere certi ragionamenti.

      • Shane McDriscoll 2 Dicembre 2016, 14:47

        Che poi se si inizia a parlare di Vakatawa, Hughes ecc ma ci metto dentro anche i vari Gelde, Vosawai e Griffen (precisando che li rispetto e che hanno fatto benissimo a sfruttare la possibilità di giocare per l’Italia e li ho sempre tifati) allora è diverso. La regola dei 3 anni per me non va bene. Ma neanche se fossero 5. Passaporto e/o cittadinanza altrimenti niente. Ripeto, critico la regola, non gli atleti

        • maxon 2 Dicembre 2016, 15:20

          eccolo qui il punto, d’accordo al 110%.
          Non sono i 3 nè i 5 anni… qui dobbiamo mettere la regola della cittadinanza/passaporto; consapevole del fatto che noi come Italia ne abbiamo beneficiato molto (e lo siamo ancora), non posso vedere pacifici che si vendono alla nazionale “migliore offerente”.

          diventa un club, non più una nazionale.

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