Difesa e tre ruoli, ma anche soliti problemi: cosa lascia il novembre azzurro

Verso il Sei Nazioni dai trequarti indicazioni positive. La coppia mediana resta però una X…

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ph. Sebastiano Pessina

Il novembre internazionale dell’Italrugby si è concluso nel weekend con la sfida di Padova. Mettere le tre prestazioni sulla bilancia e capire se le sconfitte contro Nuova Zelanda e Tonga pesino più o meno della vittoria contro il Sudafrica è esercizio puramente di forma, ma quello che è certo è che nei 240 minuti di rugby azzurro internazionale si sono viste cose positive e altre in cui ancora c’è molto da lavorare. Nella speranza che il gioco a tratti positivo e propositivo visto in Nazionale si rifletta ora anche nelle franchigie.

 

In fondo e in mezzo al campo
Tra i giocatori più in evidenza delle tre sfide un posto è riservato ad Edoardo Padovani. Man of the Match contro il Sudafrica a Firenze, il giocatore in forza alle Zebre sembra aver definitivamente trovato la propria posizione in campo. O meglio, a fondo campo, da dove ha dato sicurezza nelle palle alte, contrattaccato e/o calciato, calciato in campo e/o fuori dal campo, a seconda del piano di gioco. Senza dimenticare i fondamentali placcaggi salva meta contro il Sudafrica.

Anche dalla cerniera centrale sono arrivate indicazioni importanti da parte di due giocatori reduci da un avvio di stagione difficile con la Benetton. Eppure, statistiche e immagini alla mano, Luke McLean e Tommaso Benvenuti contro Sudafrica e Tonga hanno collezionato rispettivamente 19 e 18 placcaggi, senza contare che spesso l’ex giocatore di Sale è riuscito a dare avanzamento anche da prima fase vincendo la collisione e in più di un’occasione ha rappresentato una valida alternativa al piede di liberazione con Canna impegnato nel breakdown (4 possessi calciati contro Tonga e 11 contro il Sudafrica). Cose positive sono arrivate anche dai canali laterali di Venditti e Bisegni, senza contare che erano assenti per infortunio tre dei nostri trequarti più pericolosi (Morisi, Campagnaro e Leonardo Sarto).

 

La difesa
La mano di Brendan Venter si è vista, eccome, nella difesa messa in atto dall’Italia durante questo novembre. Passi la partita contro gli All Blacks, ma contro Tonga e Sudafrica il sistema difensivo degli Azzurri ha superato di gran lunga la sufficienza. E attenzione a non confondere tutto ciò con i clamorosi buchi da prima fase o nell’uno contro uno sbagliato su contrattacco ospite, che tanto male hanno fatto nelle tre uscite. Qui piuttosto si vogliono sottolineare l’efficacia delle salite da spia e i molti placcaggi raddoppiati visti durante i multifase avversari: un obiettivo questo ben preciso e allenato finanche nel riscaldamento pre gara. Insomma, la struttura del sistema difensivo c’è e deve rimanere una costante.

 

Continuità
La sconfitta contro Tonga lascerà un forte amaro in bocca che impiegherà un po’ di tempo per andare via. L’occasione per chiudere alla grande una finestra di novembre con due vittorie, una delle quali storica, era davvero ghiotta. Ma a fare ancora più male è il modo in cui è maturato il risultato di Padova, con indisciplina, un possesso calciato troppo frettolosamente e incapacità di convertire in punti le occasione avute, siano calci piazzabili o incursioni in pieni 22. Situazioni già viste e su cui sarà importante intervenire al più presto.

 

Mediana
Dopo la buonissima gestione del gioco per oltre un’ora contro il Sudafrica, la coppia Bronzini-Canna non ha saputo offrire una prestazione ugualmente efficace contro Tonga, quando l’ingresso di Gori e Allan ha dato maggior piglio alla manovra azzurra. In vista del Sei Nazioni una coppia che possa dirsi sicura del posto da titolare ancora manca, in attesa di capire come funzioneranno Canna e Violi nei prossimi mesi in maglia ducale.

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