Vigilia di Italia-All Blacks, qui Nuova Zelanda: la conferenza delle C

Chicago, captaincy, Cane, Cruden, Canna e cena. Tanti i temi toccati durante l’incontro con la stampa

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ph. Sebastiano Pessina

Parola d’ordine non pensare più all’Irlanda (almeno per qualche ora ancora) e rimanere concentrati sull’Italia, in piena filosofia una partita alla volta.

 

Nella conferenza stampa del giovedì è coach Steve Hansen a parlare dell’impegno di sabato all’Olimpico. “La selezione dei giocatori per questo weekend non ha nulla a che vedere con l’Irlanda – tiene a confermare il tecnico degli All Blacks – E’ solo l’Italia e questo era comunque il piano che avevamo per la squadra per questo sabato”. Un avversario da non sottovalutare, studiato e analizzato come in ogni altro caso: “Oggi ci sono telecamere puntate su ogni angolo del campo. C’è personale che si occupa appositamente di vagliare le immagini per tirare fuori ciò che più interessa, noi siamo fortunati e ne abbiamo due. Questo ci consente di pianificare e capire che tipo di squadra serve per ogni avversario e a noi dello staff tecnico adeguare il game plan di conseguenza. In questo caso non ci sono troppe partite a disposizione (tre da quando si è insediato il nuovo corso tecnico azzurro, ndr): cerchi di capire lo stile di gioco imposto dall’allenatore anche se poi questo può cambiare a seconda de giocatori a disposizione”.

L’obiettivo è una prestazione diversa da quella di Chicago: “Vogliamo sicuramente migliorare la nostra prestazione dallo scorso sabato. Non saranno gli stessi giocatori ma è pur sempre la stessa maglia e quindi ci si aspetta sempre uno standard alto di prestazione. Tornare a giocare il nostro rugby”.

I gradi di capitano saranno portati da Sam Cane: “Questa è la seconda occasione. Prima di tutto deve giocare bene per dare l’esempio agli altri: è anche nel gruppo della leadership. Ha giocato molto bene contro l’Irlanda dopo l’infortunio, ora mi aspetto una partita forte ma condotta con calma, deve riassicurare i compagni nei momenti di alta pressione in modo che i giocatori possano rispondere al meglio ai suoi comandi e al suo stile. E deve consultare gli altri giocatori più anziani per prendere le giuste decisioni in campo. Sta imparando, quindi non sarà perfetto ma nemmeno mi aspetto che lo sia”.

Queste invece le parole su Steven Luatua: “Vogliamo una partita molto fisica dal momento che gioca numero otto. E’ a capo della rimessa laterale quindi vogliamo anche una lucidità nei momenti di pressione: ma è il primo a sapere cosa vuole dalla propria prestazione”.

 

In chiusura, Hansen ha parlato della cena fatta tra i due staff tecnici congiunti. “Si parla della vita, di cosa ci piace fare. Fare l’allenatore a questi livelli è spesso una vita molto solitaria. Fa piacere poter trovare qualcuno con cui condividere certe esperienze. Di solito non si parla molto di rugby anche se penso che da All Blacks il nostro lavoro sia quello anche di aiutare altre squadre e altre Union se ne hanno bisogno, senza rivelare i nostri segreti. Comunque è più un creare una nuova relazione con gli staff tecnici, magari una nuova amicizia. Succede anche con altre squadre”.

 

 

La parola è poi passata ad Aaron Cruden, in campo anche nel 2012 all’Olimpico contro gli Azzurri: “Ho dei bellissimi ricordi di quella partita. Lo stadio è molto bello e c’era una grande atmosfera sugli spalti anche grazie al sold out. Essendo una partita che inizia alle tre del pomeriggio mi aspetto di vedere molte maglie azzurre ma anche nere”. A proposito invece di Chicago, “anche se lo scorso week-end non è stata la nostra partita, gli All Blacks hanno avuto un anno di successo. Non c’è nulla in particolare che devo fare per ridare luce al marchio All Blacks. Dobbiamo solo uscire in campo, onorare la maglia”. Assieme a Cane, Cruden è co-capitano dei Chiefs e spende parole importanti per il terza linea: “E’ migliorato e cresciuto tantissimo negli ultimi anni. Soprattutto nel modo in cui si relaziona con la squadra. Sicuro vuole dare esempio anche con le sue azioni e il suo esempio in campo. Per quanto riguarda il rugby giocato, capisce molto meglio le dinamiche della partita. Sa quando deve parlare, cosa dire, il tipo di messaggio da dare al momento opportuno. Certamente però lo aiuterò, dal momento che è un capitano molto giovane”. Un compito, quello di guidare la squadra, non certo facile: “E’ abbastanza difficile fare il capitano, i bravi leaders hanno la capacità di capire quando essere giocatori e quando essere capitani, per esempio quando si parla con l’arbitro. E’ difficile da spiegare: è più una sensazione che sia ha”.

 

Oltre che per Cane, parole di stima e rispetto sono state rivolte anche a Carlo Canna, sua controparte in maglia azzurra: “Ho visto dei video su di lui. E’ un giocatore giovane e ancora nuovo nella scena internazionale, però mi è piaciuto ciò che ho visto fino ad ora: non e’ il tipico giocatore italiano. Ma ciò vale anche il resto della squadra: di solito la mischia è molto forte, ma ultimamente hanno dei trequarti molto promettenti a cui piace far girare la palla e per noi è importante essere pronti a contenerli da subito soprattutto in difesa”.

 

Di Melita Martorana

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