Eddie Jones e i consigli ai tecnici inglesi: serve l’Emisfero Sud per diventare grandi (e internazionali)

Il ct dell’Inghilterra esorta gli allenatori della Premiership a esperienze down under. E i risultati parlano chiaro…

COMMENTI DEI LETTORI
  1. Dusty 14 Luglio 2016, 08:54

    In alternativa potrebbero cominciare con un’esperienza nella parte sud dell’emisfero nord. Come ha fatto OS

  2. Maggicopinti 14 Luglio 2016, 09:29

    Comunque, la definizione “dell’emisfero sud” è fuorviante. Sono TUTTI tecnici neozelandesi, più Eddie Jones l’australiano. Zero sudafricani, quasi zero australiani, nessun argentino.

  3. Geddar 14 Luglio 2016, 09:57

    Invece in ItAlia basta averre il patentino…… Ed essere italiani

  4. berton gianni 14 Luglio 2016, 10:16

    Varo, rendimi le mie Legioni !

    OR, rendimi il mio Mez !

    #jesuismez#

    • Maxwell 14 Luglio 2016, 10:22

      Palle niente…….. almeno la cortesia di mandargli una mail ?

    • venezuela 14 Luglio 2016, 10:33

      #jesuismez#

    • mamo 14 Luglio 2016, 11:12

      #jesuismez#

      • fracassosandona 14 Luglio 2016, 12:59

        è già stato fatta una richiesta congiunta di tutti e tre i candidati presidenti alle ultime elezioni di onrugby, in rappresentanza del 100% degli utenti attivi sul sito…
        Rosa, Marroni e Gialli chiedono unanimemente l’immediata riabilitazione dello storico utente, che apporta al sito la voce della minoranza sarda, omosessuale, colored, agricola, giudaica, calva e oserei dire pure comunista…
        non si può bannare uno che ha già tutto il mondo contro… 🙂

  5. carpediem 14 Luglio 2016, 10:19

    se ben ricordo, mr G. ha motivato la scelta di OS e non un coach down under perchè un australe sarebbe stato troppo”duro” per noi….

    • maximages 14 Luglio 2016, 10:48

      …e meno male che almeno è arrivato uno d’oltremanica, visto che sembrava che dovessimo seguire il filo franco-italiano per continuare nella decadenza.

  6. Mr Ian 14 Luglio 2016, 11:44

    Assolutamente in disaccordo con le parole di Jones, in primis perchè un allenatore può essere bravo quanto vogliamo, ma tantissimo dipende dalla materia prima. Abbiamo visto le mete spettacolari di Highlanders e Chiefs nell ultima giornata di SR, c’è la mano dell allenatore in tutto questo??? Downunder è fuori di dubbio che esiste materiale umano migliore e c’è poco da fare…
    Se poi dovessi valutare l operato di un allenatore di SR dall attenzione che questi pongono sulla fase difensiva, bè gli direi di venire in Europa a fare un pò di ripasso…il rugby europeo alle volte può essere boring, ma certe battaglie in campo e la gestione dell aspetto psicologico nel corso degli 80 minuti sono di livello superiore rispetto al SR. In questo caso, la mano dell allenatore si può notare..infine, aspetto da non sottovalutare, oggi come oggi parlare solamente dell allenatore è molto riduttivo, rappresenta la punta dell iceberg di uno staff di professionisti, ai quali magari molte volte va il merito delle vittorie senza che gli venga mediaticamente riconosciuto..

    • Giorgio Brera 14 Luglio 2016, 12:15

      Ho pensato la stessa cosa leggendo l’articolo. E’ vero che a volte le difese nel SR (anche nelle squadre NZ) sembrano un po’ “allegrotte”. Nell’ultimo numero di Accadde a Ovalia c’è il filmato della meta di Genia nella finale del 2011 Reds vs. Crusaders. L’ho vista e rivista e non riesco a togliermi dalla testa l’impressione che, nonostante la bravura dell’australiano, gli abbiano lascaito un po’ troppo campo libero. Bho.

      Rimane però il fatto incontestabile che quassù quando arriva una neozelandese ad allenare (o un Jones australiano) le nazionali migliorino parecchio. Quindi è vero che laggiù possono anche imparare un po’ di fase difensiva dal rugby europeo, ma il bilancio ad oggi mi sembra favorire l’importazione di allentori down under. Quindi, bene che gli alenatori euopei vadano in SR a imparare, ma che non insegnino la difesa laggiù, altrimenti è finita 🙂

      Comunque è da anni che dico che gli allenatori e i formatori italiani dovrebbero andare a fare un po’ di Erasmus in Nuova Zelanda.

  7. xnebiax 14 Luglio 2016, 12:21

    OR, rendimi il mio Mez !
    #jesuismez#
    rivogliamo la #frangiarumorosa
    #silenzioassordante

  8. xnebiax 14 Luglio 2016, 12:36

    È la Nuova Zelanda che è avanti in strategie, tattiche e allenamenti (e giocatori). Come dimostrano i risultati del SR di quest’anno.
    I Giappone poi, per influenza rugbistica, appartiene praticamente all’emisfero sud: molti giocatori sudafricani, neozelandesi, australiani e tantissimi, più tanti allenatori dell’emisfero sud nella loro Top League.
    Io sono molto contento dell’arrivo di Kieran Crowley a Treviso che penso porterà un gioco più di movimento, più veloce e con più passaggi, ma anche, spero, una buona mischia e rimessa laterale.
    Poi guardare cosa ha fatto la Georgia, ha mantenuto i suoi punti di forza, gli ha potenziati, e ha poi aggiunto cinismo e gioco dei 3/4, col risultato di andare nelle isole del Pacifico, vincere due partite e pareggiare l’altra.
    Nel suo piccolo anche il nuovo allenatore del Rovigo ha portato i soui giocatori ad un cinismo, una fame agonistica e una organizzazione che con Frati non avevano.
    Vediamo cosa farà Aboud, ma mettere un neozelandese a formare gli allenatori italiani, di tutte le categorie, mi convincerebbe assai.

  9. giobart 14 Luglio 2016, 14:04

    E’ ovvio che più esperienze hai e meglio è, nulla di nuovo.

  10. Danthegun 16 Luglio 2016, 08:55

    Come detto da altri, l’articolo parla di emisfero sud ma la verità è che sarebbe meglio parlare di NZ + Jones che fa storia a se.
    Il vero problema (ma in verità anche la soluzione) sta nel fatto che NZ è superiore sia a livello di giocatori che di allenatori perchè lì il rugby, oltre ad essere una religione, è fatto in un modo professionale a tutti i livelli e sotto tutti gli aspetti.
    L’articolo tocca un altro tema indirettamente che è l’importanza di avere allenatori di livello. Un allenatore bravo può crescerti 30 atleti per volta e quindi ti ripagherà 30 volte l’investimento che farai.
    D’accordo con Jones anche quando dice che gli allenatori (per me come i giocatori) devono fare esperienze all’estero e se possibile nell’emisfero sud.
    Anche solo a livello mentale è una occasione che nella carriera può essere utilissima.
    Per questo se fossi una federazione cercherei di promuovere e sostenere gli scambi e trasferimenti verso l’estero perchè al momento abbiamo molto più da apprendere che da insegnare. Inoltre creerei una sorta di erasmus per giocatori e coach per fare esperienze downunder o nei campionati europei.

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