Eddie Jones, lo psicologo e il Leicester City (in tempi meno sospetti)

In pochi mesi il rugby inglese è passato dal disastro Mondiale al tetto d’Europa. Perché a volte la differenza…

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Era dall’edizione 2006/07 che non si vedevano tre squadre inglesi qualificate per le due semifinali della massima competizione europea. Quell’anno furono Leicester, Northampton e London Wasps e a giocarsi l’accesso alla finale e alla fine il trofeo venne sollevato dalle vespe, che batterono in finale i Tigers, ultimo successo di un club di Premiership nella competizione regina. A dieci anni di distanza è di nuovo il rugby inglese a farla da padrone, con Saracens, Wasps e Leicester che nello scorso weekend si sono giocate l’accesso alla finale di Lione. A mettere i bastoni tra le ruote il Racing92, capace ai quarti di finale di eliminare Tolone da tre anni campione in carica e che in semifinale ha battuto i Tigers. Ma al di là di ciò che accadrà nella finalissima, è innegabile che il paese di Sua Maestà si sia ripreso alla grande dopo la più disastrosa Rugby World Cup di sempre, tra l’altro organizzata in casa e in pompa magna. Francamente era lecito aspettarsi che ci sarebbe voluto più tempo per riprendersi sia sotto l’aspetto tecnico che di quello di immagine, eppure a distanza di sei mesi dalla sconfitta contro l’Australia che ha sancito l’eliminazione dalla competizione iridata abbiamo assistito al trionfo nel Sei Nazioni prima e all’approdo in finale di Harlequins in Challenge e Saracens in Champions Cup.

 

Protagonisti in prima persona di questa reazione sono alcuni (anzi, più di alcuni) dei giocatori usciti con ossa e morale rotti dalla sfide contro Australia e Galles che hanno significato eliminazione anzitempo dal Mondiale. I vari Brown, Barritt, Farrell, Vunipola, Haskell, Launchbury e per finire Robshaw, capitano che ha dovuto portare sulle spalle la delusione di un intero popolo ovale che a pochi mesi di distanza poteva già consolarsi con la vittoria nel Sei Nazioni. Difficile non pensare che con l’avvento di Eddie Jones qualcosa sia cambiato nella testa dei giocatori. Già, il tecnico capace di convincere 23 giapponesi che sì, avrebbero potuto battere 23 Springboks sul palcoscenico più prestigioso. “Voglio che i miei giocatori siano confidenti e non delusi. La più grande energia è la forza di volontà. Prendete il Leicester City, esempio perfetto di dove possa portare la forza di volontà di un gruppo che rema nella stessa direzione”. Parole del 13 febbraio di Eddie Jones all’Express, con una classifica di Premier League meno sospetta ma un comune denominatore: a volte la differenza sta tutta nella testa. “State lavorando con uno psicologo? – hanno chiesto durante il Sei Nazioni a Dylan Hartley – Sì, si chiama Eddie Jones”, ha risposto il tallonatore inglese…

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