Video: quando la ramanzina di Nigel Owens tocca a Sergio Parisse…
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Con un pizzico di vergogna ammetto di non conoscere molto bene l’inglese. Sarebbe carino che da ora in poi si mettesse la traduzione intera di dialoghi, testi, articoli etc… anche per andare incontro a capre come me. E purtroppo non succede mai. Spero di non chiedere troppo.
non è che NO parli un inglese tanto chiaro e cristallino…io che ne ho sentiti parlare tanti devo dire che per capire ciò che dice ho bisogno di riascoltare 4,5 volte…
ma poi cosa sarà mai questo EUSE che dice ogni santa ruck??? 😉
Per non parlare della forma contrattittissima di “Is that clear” che diventa “Sæcclìa”
Euse non si può sentire! Anche perchè davvero non significa nulla. Perchè aggiungere una vocale? Non è una forma contratta n’è un dialetto. E’ un atteggiamento linguistico e basta, un vezzo lessicale. Inoltre non credo intenda Is that clear con quel neologismo che prontamente segnala MostardAlex, ma piuttosto Is it all clear -> It’s all clear -> t’s all clear ecc ecc.
L’ho ascoltato nell’ultimo pro 12 delle zebre e davvero non si può sentire. Rinvio quindi le mie considerazioni all’intervento di qualche giorno fa. Noi ci applichiamo a studiare e comprendere una lingua straniera. Bene. Che gli anglofoni facciano un piccolo sforzo per essere più chiari perchè non se ne può più.
se ti può consolare, anche dopo aver letto la traduzione, non ho capito una mazza.
Ok sono una capra anche io, ma siamo sicuri che sia inglese quello che parla Nigel?
Credo non sia sicuro nemmeno Sergio, a giudicare dalla reazione… 😀
Ho visto ora: ringrazio la Redazione per aver provveduto alla traduzione. Molto gentili.
Fondamentalmente, in entrambi i casi, gli dice di non incitare i compagni al possibile fallo. Ci sono dei punti che non ho capito al primo ascolto. Se riesco più tardi lo ascolto di nuovo e provo a riportarti quello che gli dice 😉
Troppo gentile. La mia nella fattispecie era solo curiosità, ma ci sono tanti casi in cui vorrei vedere la traduzione completa di ogni testo che per uno come me che ha fatto anni di tedesco e l’inglese lo mastica poco sarebbe manna dal cielo. Spero che la Redazione possa adoperarsi per accontentare me e i pochi come me. Grazie ancora.
Parisse è sempre carico, ha sempre voglia di lottare e vincere però veramente giocatori che segnalano continuamente cose, allungano le mani, urlano falli veri o presunti, sta un po’ passando il segno tutto quanto…
Diciamo che, visto da fuori, sembra che ad alcuni giocatori riesca meglio lamentarsi ed essere accontentati dall’arbitro. Uno dei più bravi in questo “fondamentale” è Laidlaw.
Le chiacchiere stanno a zero. Non ci si lamenta!!! E basta!
Però è vero che il nostro eccellente capitano è molto polemico. Ricordo che POC si avvicinava agli arbitri come un’educanda in collegio, rompendo le palle come un trattore continuamente, ma mai come se stesse discutendo di un’ingiustizia subita, al contrario di Parisse… Capisco che prenderle 41 a 13 dia un po’ di frustrazione, ma oramai dovrebbe essere abituato… 🙂
VErissimo il confronto tra il modo di porsi di Poc e Sergione nostro. Per altro se parli in modo educato per me hai anche miglior effetto alle tue richieste di chiarimento, chiamiamole così…
beh, c’è da dire che, a mio parere, il caro Nigel qualche abbaglio lo prende anche lui. nel primo caso il 2 inglese inizialmente spinge Parisse, quando Parisse esce dalla maul sempre il 2 entra lateralmente e contende il possesso al 7 francese. certamente, Parisse & Co si agitano, chiamano l’infrazione anche platealmente ma se Nigel avesse fischiato l’irregolarità, almeno in questo caso non ci sarebbe stato niente. nel secondo episodio, l’inglese si butta a terra e contemporaneamente prende il pallone dalle mani del francese. nessuna ruck formata ma uomo che gioca con i piedi non a terra. non era solo mischia per l’avanti ma punizione per i francesi. anche qui, parecchi francesi si lamentano, anche platealmente ma se Nigel avesse fischiato il maniera corretta non sarebbe accaduto niente.
detto questo, concordo nel rilevare un comportamento sempre più calciofilo da parte dei giocatori di rugby.
l’aumento della velocità del gioco e la aggressività (sportiva) mettono in seria difficoltà l’arbitro che per la maggior parte dell’incontro, non può avvalersi della collaborazione dei guardalinee (lontananza, prospettiva, …).
potrebbe avere un senso provare il doppio arbitro come in altri sport di squadra rapidi (basket), di contatto (football) o dove lo strumento è giocato molto velocemente (volley, tennis).
non sono d’accordo invece di ampliare il raggio d’azione del TMO perchè ne risentirebbe la spettacolarità.
buona giornata
Parisse si è innervosito dal match a Parigi nel Sei Nazioni, da quando gli hanno fischiato quel fallo palla in mano che ha consentito alla Francia di vincere. Su diversi episodi ha ragione e un po’ lo capisco, ma la sostanza non cambia: gli sta un po’ sfuggendo di mano la situazione; è il capitano, è un appassionato di rugby oltre ad esserne un giocatore e sarebbe meglio per tutti se tornasse ad essere un leader sereno. Auguri, Sergio. Sempre tanta stima per te.
Anche a me sembra che Sergio abbia afferrato soltanto un 25/30 % di ciò che Owens dice. La media italiana, insomma, di comprensione della lingua inglese parlata. Bisogna considerare che Sergio parla fluentemente l’inglese e che Owens è gallese, e da quelle parti hanno ancora molta contaminazione del gaelico (Cymraeg), quantomeno nell’accento. Io ho un amico gallese e, già non essendo una cima con l’inglese, faccio molta fatica a capirlo.
Tutto ciò non ha nulla di attinente con l’articolo, ma vedo che in molti cogliamo l’occasione per ammettere le nostre lacune linguistiche. A volte però non dipende da noi. Non in tutti i paese anglofoni l’inglese è parlato in maniera chiara. Se si stabilisce a livello globale che la lingua inglese è la lingua di comunicazione internazionale, sarebbe opportuno che anche gli anglofoni facciano un piccolo sforzo (sicuramente più piccolo di quello compiuto da chi dall’italiano o dal greco deve passare all’inglese) per rendersi più comprensibili ed abbandonare, almeno in ambito internazionale, dialetti, slang ed inflessioni che rendono questa lingua incomprensibile.
Sergio, scoltame.
…..a prossima volta che te o vedi, queo la, mandeo in mona…