Italia, un gruppo davvero poco abituato a vincere. Lo dicono anche le statistiche

Tra gli internazionali con almeno 20 caps e con le più basse percentuali di vittoria di sempre piazziamo molti uomini. Troppi

ph. Sebastiano Pessina

ph. Sebastiano Pessina

Marcel Communeau, chi era costui? Un giocatore di rugby francese che tra il 1906 e il 1913 vestì per 21 volte la maglia della sua nazionale, in 18 occasioni da capitano in una delle quali guidò i bleus alla loro prima vittoria internazionale, contro la Scozia nel 1911. Giocò anche nello Stade Francais e il Beauvais Rugby Club organizza un torneo che porta il suo nome e che ha cadenza annuale. Non solo, sempre a Beauvais (a nord di Parigi), c’è anche uno stadio del rugby a lui intitolato.
Bene, direte voi, ma perché ne parliamo? Perché quella vittoria sulla Scozia è l’unica che Communeau ottenne nella sua carriera internazionale e questo fa di lui il giocatore con almeno 20 caps con la percentuale di vittorie più bassa di sempre, il 4,76%.
A farcelo sapere è una statistica aggiornata allo scorso fine settimana che abbiamo trovato su ESPNscrum e non è una bella classifica per i nostri colori: nelle prime 50 posizioni ci sono 16 azzurri. Leonardo Sarto è secondo con l’11,53% di vittorie, sesto è Garcia (16,66%), Tommaso Allan è 14° con il 19,04% di vittorie, stessa percentuale raccolta anche da Michele Campagnaro. Presenti anche Minto, Tebaldi, McLean, Orquera, Ghiraldini, Botes e Rizzo. In questa particolare classifica il nostro portacolori che è messo meglio è Luca Martin, che in 38 presenze ha vinto 9 volte per una percentuale del 23,68%.
La lista completa con tutti i dati la potete trovare a questo link.

 

E’ poco più di una curiosità, lo ricordiamo, stiamo parlando dei giocatori internazionali con almeno 20 caps con le percentuale di vittoria più basse di sempre, però deve anche far riflettere. L’aspetto che per primo salta agli occhi è che la nazionale italiana vince poco, ma questo – purtroppo – lo sappiamo già. La seconda cosa da sottolineare è che la quasi totalità degli azzurri qui compresi sono giocatori ancora in attività, che fanno tuttora parte del giro della nazionale o che ne sono usciti da poco.
C’è però un terzo aspetto da considerare e che forse è un qualcosa che si muove a un livello più profondo, quasi inconscio: il gruppo azzurro è composto nella sua quasi totalità da giocatori che in carriera hanno vinto poco. Martin Castrogiovanni è l’unico ad avere un palmarés importante grazie alle vittorie ottenute con il Leicester Tigers e il Tolone. Lo stesso Sergio Parisse è un giocatore straordinario che però ha ottenuto poche affermazioni in carriera, sicuramente meno di quanto il suo valore potrebbe far pensare. Poi più nulla o quasi.
Vincere aiuta a vincere si dice spesso, e nella costruzione di una mentalità vincente (scusate il brutto gioco di parole…) questa cosa è verissima: la capacità di non mollare nemmeno dei momenti più difficili, lo sviluppo del “killer instinct” sono tutte legate anche all’abitudine che diventa attitudine alla vittoria, cosa che la nostra tradizione ancora non può vantare né a livello di nazionale e neppure a quello di club. Per costruirla ci vorranno anni, è stato così per tutti e non solo per noi, ma questa non è una consolazione. Purtroppo.

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