Il Presidente di Rovigo quasi sconsolato di fronte alla situazione del massimo campionato nazionale
Zambelli: noi società di Eccellenza, neutralizzate nel limbo tra Pro12 e Accademie
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Ha perfettamente ragione!
Concordo, ragione ne ha da vendere.
Il difficile è come far coesistere e rendere funzionali l’eccellenza alle due franchigie.
Le società del nord-est dovrebbero ritrovarsi e riconoscersi nei Dogi/Benetton e il nord-ovest-centro-sud nelle Zebre ma per davvero, venendo chiamate in causa anche in certi aspetti decisionali e non solo quando si ha bisogno di permit player.
Difficilissimissimo lo so.
Su Repubblica oggi è pubblicata una breve intervista a Dominguez che, con parole diverse, dice le stesse cose riguardo alle Accademie. In sintesi: i ragazzi devono crescere rugbysticamente e umanamente a casa loro e solo dopo, una volta maturati, decidere del loro futuro.
OT: L’articolo si incentra sulla pessima percentuale dei “calciatori” italiani e Dominguez ritiene che la responsabilità ricada sui “formatori”.
dove voglia arrviare il Sig. procuratore Dominguez ancora non l’ho capito. Quando era assodato che la maggior parte delle societá non era in grado di fornire ai ragazzi un adeguata preparazione, abbastanza gare di livello, boh… tutti all’Espoirs in Francia?
Beh tutti tutti, furono 3o4
Prendere per oro colato tutto ciò che dice Dominguez solo perché è stato un grandissimo giocatore sarebbe un po’ come prendere per profeta Vieri o Pirlo. Non che abbia sempre torto, anzi, però fa molto ridere la contrapposizione Dominguez buono – Gavazzi cattivo.
Però sulla questione calciatori non mi pare gli si possa dare torto…Per la verità è un’osservazione lapalissiana..
Abbiamo, a tutti i livelli, un sistema di gioco limitatissimo e quasi totalmente concentrato sugli avanti e NON abbiamo, a nessun livello, giocatori capaci di concretizzare questo punto di forza…nè con i piazzati, nè con i calci di spostamento.
Laddove ho potuto osservare gli allenamenti delle giovanili, il gioco al piede in tutte le sue sfaccettature no è proprio allenato, quasi non facesse parte del gioco, ma fosse un ‘appendice eventuale e fastidiosa.
Il che spiega anche come la controparte del gioco al piede, cioè il gioco sulle palle alte, sia per noi così gravemente deficitaria da farci sembrare novellini in tutte le categorie… triste osservare come non sanno giocare questa fase gli accademici dell’U20, ma anche le franchigie e la nazionale
su questo hai ragione, concordo in pieno
Discorso sensato di Zambelli, se Pro 12 deve essere che allora si ridisegni il sistema in funzione di esso senza pero’ affossare completamente il sistema di club ma cercando di fare in modo che si sviluppi in funzione di un modello diverso.
Cercare di tenere i pied in due staffe come si fa da anni non funziona e non ha senso.
Io sono anni che stostengo il fatto che il sistema vada ridisegnato in funzione di un modello diverso finalizzato alle franchigie e quindi alla nazionale, ma quando lo scrivevo io non è che riscuotessi tutto questo entusiasmo (non mi riferisco a te Stefo, in generale), alla fine c’ è arrivato anche Zambelli ed allora tutti “E’ vero!”, “Ha ragione”, “Santo subito!”, “Presidente FIR”, non sarà che ha usato un po’ di logica ed ha soltanto osservato come, ormai da anni, hanno impostato il sistema le altre celtiche?
Hro sai come la penso benissimo, io non sono convintissimo la CL sia la soluzione per l’Italia, pero’ se si facesse un’analisi seria, indipendente ed oggettiva di costi-benefici, pro-contro con sul piatto possibili alternative valutate secondo gli stessi metri e si dimostrasse che la CL e’ la migliore via o anche la meno peggio, benissimo solo il primo che concorda da anni che allora ci si ristrutturi in nase ala scelta ricordandosi pero’ bene di una cosa, che certi aspetti di altre realta’ non ci sono e mai ci saranno per cultura e tradizione e su questo so che lo sai, ti gireranno le balle che te lo repto ma per un’analisi o e’ completa o e’ fuffa…e su questa analisi bisogna capire che i club a livello locale devono essere potenziati per far funzionare la giostra e non sviliti.
Ah tra il rsitrutturarsi per me c’e’ la cancellazione dell’Accademia slegata da tutto e tutti che vive in una bolla per i fatti suoi…Accademie nelle due celtiche come succede altrove, doppio tesseramento, Accademia/Celtica e club sotto (il club che l’ha formato sarebbe meglio ma se per distanze geografiche non e’ possiible si puo’ discutere di alternative) e via.
Che il Rugby giovanile, scolastico e la base non possano essere strutturati come nei paesi delle isole britanniche, ahimè è lapalissiano (a meno che Odino e Thor non mi cocedano poteri tali da proclamarmi…Imperatore d’ Italia con poteri assoluti!!!), però qualcosa per migliorare la situazione, impegnandosi” si potrebbe fare.
E’ chiaro che l’ accademia slegata non ha senso e che ci vogliono delle accademie legate alle franchigie, doppio tesseramento, domestic dilettantistico ecc., come dici tu, “come succede altrove”!!!
Posto hro che un’analisi con sul piatto delle alternative prima di legarsi mani piedi e culo al sistema celtico e’ come minimo auspicabile se non assolutamente necessaria comunque.
Pensiero assolutamente condivisibile.. Il problema è trasferire un progetto di questo tipo nel complicato (per varie ragioni – economiche, territoriali, campanilistiche) e delicato panorama rugbistico italiano.
Vero….però quà se non ci si da una smucchiata non si va a rotoli, si va a Rotoloni!
È diventata la Serie A di fatto (la seconda serie).
Quello che gli contesto (a quasi tutti i club), che non sarebbero riusciti in ogni caso di tenere il passo con il professionismo. Non sono riusciti a mettere su n giro d’affari, alle partite anche in tempi di Super 10 c’era troppo poca gente, hanno scoperto tardissimo il marketing, cioé comunicazione, cercare di “fare evento”.
Bisogna trovare una soluzione
Mi sembra anche logico che non ci siano riusciti, non erano in grado di farlo irlandesi, gallesi e scozzesi e ci volevano riuscire questi “scalzagatti”!!!
In un sistema in cui appena punti su un giocatore, quando le tue previsioni hanno successo e diventa di qualità te lo portano via, è ovvio che non si cercherà mai di avere ottimi giocatori, altrimenti ogni anno devi rifare la squadra da zero, è di gran lunga preferibile avere una sfilza di giocatori mediocremente discreti, con cui sai di poter vincere senza rischiare che te li portino via. Ma con giocatori mediocremente discreti non si migliora il campionato.
enri, se uno vuole il bene dei ragazzi che ha e del Rugby italiano capisce che è un sistema giusto e sarà orgoglioso di aver formato dei ragazzi che possono arrivare a dei livelli che tu non puoi e non potrai mai dargli, se non lo capisce è solo per egoismo!!
Questo è l’evidente motivo per cui le squadre di Eccellenza NON possono essere squadre professionistiche, ma dilettantistiche. Come poi si sta dicendo da un pezzo, ormai…
basterebbe un riconoscimento economico per chi forma il giocatore, cosa al momento difficile perchè ci sono di mezzo le accademie non legate ai club
noi i riconoscimenti formativi li diamo solo per gli equiparati
Esatto!! Al posto delle accademie, i soldi vanno dati ai club sia come indennizzo per i giocatori più talentuosi formati, sia per progredire nella formazione!!
Per enri: se ognuno bada al suo orticello non si cresce mai come federazione, e la federazione non deve slegare la formazione dei club dallo sviluppo del suo movimento..è un cane che si mangia la coda purtroppo
zambelli presidente f.i.r. subito, non lo conosco personalmente ma credo sia
rimasto uno dei pochi personaggi che amano il rugby italiano.
Zambelli ha ragione…perchè non dare la possibilità a chi vince l’eccellenza di scontrarsi con la peggiore delle due celtiche italiane con in palio la partecipazione al pro 12 sucessivo?
probabilmente per i primi anni non ci sarebbe storia, ma poi potrebbe premiare qualche progetto lungimirante oltre dare linfa al campionato italiano…
Perdonami se mi permetto, “compagno di ruolo”, io su questo sito e sul Grillotalpa prima, in questi anni, di stravaganze ne ho lette molte, ma questa si piazza tra le prime!!!
figurati! permettiti pure! stravanganza in che senso? se partiamo dal fatto che il pro 12 serve al “movimento”, questa regola potrebbe permettere chi decide di investire in programmazione nella società, secondo me, potrebbe attirare anche sponsor…
sicuramente è di difficile attuazione…
è un’idea…potrebbe essere anche una cavolata astronomica, mica mi offendo!
in sintesi (e buongiorno prima di tutto) quello che proponi è un sistema misto in cui a fine stagione la peggiore delle franchigie e la vincitrice del campionato si giocano l’ammissione al pro12 dell’anno dopo… e (secondo logica) chi va in pro12 si gioca anche la coppa minore… e si becca i 4 Ml di contributo pubblico… come direbbe George: “immagina, puoi…!” 😉
@la_solitudine_dell_ala
la tua idea la considero “bislacca” perchè le franchigie sono state create (non solo da noi ma ovunque esistano, noi poi, come al solito, le abbiamo fatte male, dando la licenza ad un club privato che adesso è finanziato dai soldi federali, affossando l’ altra esistente, per poi farne una federale, nuova di zecca, che adesso vorremmo privatizzare, dandola a gente che non ha una lira, ecc., va be’…lasciamo perdere!!!) per essere le palestre finalizzatrici dell’ alto livello in funzione della nazionale, il loro “compito” è di prendere il meglio dal domestic, testarlo e prepararlo al livello pro e per questo sono foraggiate dai soldi federali, ora capisci che non puoi nemmeno pensare di mettere in discussione il sistema, se, molto molto ipoteticamente, la vincente del domestic battesse nello spareggio la franchigia, chi glieli da dopo i soldi per affrontare il Pro12, e se tu gli girassi quelli della franchigia sconfitta , dopo, a quest’ ultima chi glieli da i fondi per affrontare il domestic?
E taccio su altri problemi perchè troppi ce ne sarebbero.
effettivamente in tanti dicono che sono un “sognatore”…
ma veramente l’ha ordinato il medico di partecipare al pro12?… anche nell’intervista qualcuno dice “indietro non si torna, boia chi molla!”… ma perché invece non si tenta una serena analisi costi-benefici, e poi si valuta se continuare una esperienza ormai collaudata, verificata ed i cui risultati (sportivi, di ritorno di immagine, spettatori, raccolta pubblicitaria etc) sono tutti con il segno meno?…
si però senza pro12 dove vuoi andare? ritirarsi in un misero domestic semi-pro? sarebbe la morte del movimento e della competitività,torniamo indietro di 20 anni…piuttosto meglio pensare a come gestire meglio e sistemare il sistema in funzione del pro12 che abbandonarlo
non so, io vent’anni fa avevo già una certa età, e non trovo si “vivesse” rugbisticamente molto peggio di adesso… forse un po’ meno esposizione mediatica nel periodo del 6N (ci siamo arrivati con quel sistema la, però) e meno rugbisti nella pubblicità televisiva (ma ce n’era molto meno per tutti), ma salvo questo non vedo grossi passi avanti, meno che mai grazie alla partecipazione delle franchigie e simili al pro12 (e peggio ancora alle coppe europee)…
puntualizzo, meno esposizione nel periodo del 6N perché allora era ancora il 5N… 😉
magari sarà anche vero che vent’anni fa si stava meglio, sicuramente avevo più capelli e la Benetton dominava il domestic. Certo è che il rugby di vent’anni fa era quello degli anni ’90, non un grande professionismo in giro per il mondo e dove “the black train” era tale perchè non ce n’erano di più grossi, adesso basta andare in terza linea del SA e trovi bestioni che spaventerebbero anche il Lomu dei bei tempi. Mandare un nostro eccellente a scontrarsi con loro è omicidio premeditato.
E’ cambiato tutto in questi vent’anni, si può essere d’accordo o meno con la partecipazione al Pro12 ma raffrontarsi con quel tempo è da nostalgici. Quelli, per capirci, che prendono le tranvate sui pali dell’illuminazione pubblica
mauro, tranvate a parte, il momdo del rugby è cambiato per tutti, non solo per l’italietta bella… all’epoca nella penisola si era “precursori” in un professionismo (camuffato), e in italia giocavano i grandi nomi del rugby mondiale, e l’italia andava anche benino come nazionale (grazie o nonostante ciò)… cosa sia avvenuto dopo lo sai anche tu, non è nostalgia, è solo costatare che il sistema messo in piedi non regge e che l’avventura celtica, calata dall’alto e venduta come una grande conquista in realtà sta diventando un onere insopportabile (un po’ come quelle grandi e belle proprietà di famiglia per le quali mancano i soldi per la manutenzione e per pagarne le tasse, che ne fai?)… un piano di ristrutturazione, se stai fallendo, lo devi fare… se non si che becchi le tranvate, quelle vere.. ma se sei para-pubblico chettefrega?… qualcuno pagherà! 😉
Bravo mistral, come si possa vincolarsi mani, piedi e culo alla CL senza un’analisi seria dopo 6 anni e’ per me assurdo…
forse siamo noi a vivere in modi paralleli…! 🙂
Ragazzi non è colpa della CL e delle franchigie (sarò ripetitivo ma se le hanno messe su irlandesi, gallesi, scozzesi ed adesso anche argentini, un perchè ci sarà!! Oppure noi siamo i più intelligentoni di tutti???) ma di un movimento che non si è saputo, o voluto, adeguare ed allora la riflessione non va fatta sulla partecipazione alla CL ma a tutto il movimento che le sta sotto!!!!
Concordo.
@hrot, io non credo che ci sia bisogno di cercare “colpe”, ma di analizzare ciò che è successo in modo critico, e se il percorso/strumento fino ad oggi individuato ed utilizzato è da “rettificare” lo si possa fare senza indugiare troppo… in 6 anni di CL, senza contare la “tassa” di iscrizione, si sono bruciati (malcontati, vado a spanne) una trentina di milioni di euro per far ri-giocare in italia giocatori che erano sotto contratto all’estero (alcuni) fare naturalizzazioni e ingaggiare terze/quarte scelte dell’emisfero sud, rovinare completamente il campionato domestico e lucidarsi le medaglie accademiche… se non è da rivedere questo sistema, e quindi anche da valutare la proficuità della partecipazione alla CL, beh… e senza mettere in croce tutto il movimento, quello di base è ancora nonostante tutto ben vivo, un miracolo all’italiana!
Ciao Hrot, perché non pensare pure a un rugby senza Celtic? Secondo me la Celtic ha la data di scadenza, come lo yogurt. Metti che Irlandesi, Gallesi e pure scozzesi vadano in Premier: noi che si fa? Se i nostri migliori poi se ne vanno comunque all’estero, hanno senso tutti quei soldi tra Celtic e Accademie? Giocare semipro e tanto giovanile, e quelli di valore vanno all’estero, no? e Non dico che sia meglio o peggio, dico che ci si dovrebbe pensare. Anche perché, se la dovessero chiudere, da pasdaran ci si trasforma automaticamente nel giapponese sull’isola.
@mistral, come vedi ti sei risposto da solo, il problema non è stato entrare in CL ma è stato entrarci male e continuare a starci male dentro, abbiamo franchigie private che però vengono sovvenzionate quasi totalmente dai soldi federali, un domestic semi pro praticamente slegato da esse che è soltanto un inutile spreco di risorse, accademie slegate sia dalle franchigie che dai clubs del domestic, una formazione in cui tutto è demandato a dei volontari che si fanno un mazzo tanto e gratuitamente ma che, a loro volta non sono formati a formare e fanno del loro meglio, qui il discorso da fare è, per continuare ad avere una nazionale che possa stare dignitosamente nel gruppo di quelli che contano necessitiamo di uno sbocco professionistico tale da poter testare ed abituare gli atleti a quei livelli e questo, come ci insegnano le esperienze delle altre celtiche, ce lo può dare soltanto la CL, a quel punto abbiamo due scelte, se vogliamo continuare con il 6Ns, la fedrazione ha il dovere/diritto di imporre (e da altre parti, con ben altre tradizione, organizzazione e qualità ciò è stato fatto!!) un cambiamento del movimento sottostante alle franchigie per organizzarlo in funzione di esse e della nazionale, la seconda dire, “Va be’ ci abbiamo provato, ma non siamo all’ altezza”, ci ritiriamo nel domestic e ci accontentiamo di battagliare con georgiani, rumeni, spagnoli, portoghesi e tedeschi!!
@hrot, io non mi sono risposto perché non mi sono neanche posto una domanda… ma se dici che il problema non è stato “entrare nella CL ma …entrarci male” oggi il problema potrebbe essere (e lo dico sommessamente) volerci rimanerci, ma rimanerci male, anzi malissimo… 😉
Appunto mistral, si deve trasformare il movimento perchè la nostra permanenza possa essere migliore, più sostenibile e più fruttuosa.
Sembra l’ uovo di colombo ma è così.
Mal se 4 irlandesi, 4 gallesi e 2 scozzesi andassero in Premier a quel punto potremmo fare un campionato con le inglesi, perchè il campionato inglese non esisterebbe…più!!!
discorso sensato e mi trova perfettamente d’accordo,ma siamo sicuri che i club accetterebbero una soluzione del genere? secondo me no,e per accontentare un po tutti si è finiti in questa situazione dove alla fine finiscono danneggiate sia le franchigie che i club di eccellenza…
La strada è solo una: PROFESSIONISMO.
Altrimenti i professionismi tedeschi, portoghesi, rumeni, usa, canada, russia tra 4 anni ci batteranno alla grande
si ma il professionismo,per un movimento come quello italiano è praticabile solo tramite il sistema a franchigie,al di sotto di queste si è notato dai fatti che già realtà semi-pro sono difficili da mantenere
…e intanto i Blues archiviano la prima vittoria ai danni degli Highlanders. Mentre i Brumbies stanno massacrando gli Hurricanes!
…aspettando nel pomeriggio lo scontro tra felini africani e sud-americani…
Zambelli ha ragione ma solo in parte. Ok le squadre di Celtic dovrebbero coinvolgere maggiormente i club di Eccellenza, ma allora perché i club di Eccellenza non iniziano a coinvolgere club di A o B? non solo prendendo loro i migliori giocatori, ma aiutandoli nello sviluppo di coach e dirigenti.
Il fatto di richiedere aiuti, quando poi non si riesce a fare sti benedetti Dogi un po’ mi fa sorridere….In Welsh Premiership non si vince nulla ugualmente, eppure non vedo tutta sta gente che si lamenta, sanno che l ambizione massima è arrivare in Celtic e continuare a crescere, non di certo vincere scudetti o fare la terza coppa
Mogliano collabora con numerosi club per formazione e supporto di B e C, oltre a dare un canale ai migliori giocatori delle stesse.. non so quante altre società lo facciano.. manca fondamentalmente un sostegno, contro gli ideali di questo sport tra l’altro, e una collaborazione mediate da regole chiare e definite.
sarebbe necessario mettere le regole nero su bianco, perché se squadre come Mogliano danno i permit players, a loro volta devono essere libere di prendere permit dalla A. Finchè non si capirà che il lavoro da fare deve avvenire in ottica nazionale e sviluppo del movimento non si va da nessuna parte.
Oggi come oggi un campionato solamente nazionale sarebbe la tomba del rugby in Italia
mi correggo: società di A, B e C (Tarvisium, Silea, Pordenone, Leonorso, Bassano e Casale)
Ma pensare di fare un campionato italiano pro, uscendo dalla celtic, no?
I soldi mi pare non ci siano neanche per la celtic ultimamente…
E quanti d’indirizzo servono per fare una stagione “pro”
Pensa bene emoltiplica per 10……. quanti han soldi da gettare in una cosa che non dà rientri
Celitic si/Celtic no…
Non riesco ad avere chiaro se, come e in quanto tempo si potrebbe arrivare ad a avere un domestic decente. Sono perplessa più sul “se” per la verità, che sul resto.
Ricordo che già il Super Ten, in epoca , ante Celtic, era abbastanza inguardabile sia dal punto di vista tecnico che da quello mediatico. Andare a vedere una partita era un dovere, più che un divertimento…e pure vederla in TV.
Come oggi.
D’altro canto, ricordo di avere letto in un intervista a Zanni, un paio di anni fa direi, in cui si diceva convinto che se i giocatori della sua generazione avessero cominciato ad avere dimestichezza con il rugby della Celtic da giovani sarebbero stati migliori…che per se stesso non aveva dubbi sul fatto che giocare nella celtic fosse motivo di miglioramento.
Mi ha molto colpito all’epoca questa osservazione proveniente da un giocatore.
Poi, ho paura che il domestic di livello sia un sogno irrealizzabile per il momento, perchè la qualità tecnica della base (quella dei giocatori non può che essere lo specchio della povertà dei formatori, a partire dal minirugby) è quella che è e non si innalza di botto.
Ritengo che sia un imperativo cercare di innalzare il livello tecnico della base – e parlo proprio della base, dal minirugby in su.
Credo anche che se questo livello tecnico si alzasse gradualmente, sarebbe più facile anche conquistare materiale umano (ragazzi con le potenzialità di atleti veri) che oggi oggettivamente non è attratto dal rugby per via dell’oggettiva povertà con il quale è giocato (Eccellenza, serie A, serie B e giù dicendo).
Secondo me, bisognerebbe mettere mano pesantemente al sistema formativo, avendo l’umiltà di ammettere che in Italia non possediamo abbastanza know-how del gioco per poterlo fare in forma autonoma e quindi concentrando le risorse nell’acquisire formatori stranieri pe il rugby di base.
Porre in essere cioè ad un processo di rieducazione generale che può essere solo a lunghissima scadenza.
E intanto, per il cosidetto rugby di elite, non resterebbe che tenersi la Celtic, cercando di farla diventare, mediante le franchigie, il motivo per cui i club voglionio produrre giocatori di qualità, nonchè il mezzo attraverso il quale ricevere benefici tecnici ed economici.
totalmente incompetente? mah! 🙂 detto questo, e solo su un punto vorrei esprimerti il mio pensiero: Zanni è a pare mio (o comunque è stato per un lungo periodo) uno delle migliori terze europee, non ha scelto l’estero (pur avendo avuto fior di proposte) ed ha preferito rimanere in italia… la CL gli ha permesso di crescer, mi chiedo cosa sarebbe potuto diventare “crescendo” in un ambiente inglese o francese… pensa ad una accoppiata Zanni-Parisse anche in campionato, la nazionale ne avrebbe sofferto?… non credo proprio, e neanche il movimento, viviamo in un mondo persin troppo globalizzato, per il ragazzino che gioca a torino o messina è più “vicina” ed attraente Parigi che Treviso (con tutto il rispetto per Treviso, naturalmente… 😉 )
sono d’accordo su Zanni e quello che avrebbe potuto diventare …ma non penso che possano essere tutti Zanni o Campagnaro.
E il problema nostro, o meglio non quello più pressante, non sono affinare i giocatori talentuosissimi (che per quello un modo si trova, all’estero appunto), ma rendere possibili a quelli buoni, anche se non fuoriclasse, di giocare e soprattutto “saper giocare” un buon rugby.
Concordo con Zambelli, collegare 5 club di Eccellenza ad ogni franchigia, una cosa che già succede ovunque nel pro12.
Il modello per dovrebbe essere il seguente:
_ 2 franchigie, Benetton e Zebre
_ a queste devono essere collegate 4 squadre ciascuna (8 squadre in tutto) che giocano un campionato di eccellenza con un girone di andata e ritorno da settembre a dicembre e un secondo girone di andata e ritorno da febbraio a marzo. Campionato senza retrocessioni. 4 squadre del nord e 4 squadre del centro sud.
_ a queste 8 squadre di eccellenza devono essere collegate 8 accademie che ne costituiscano il settore giovanile e che disputano un campionato parallelo fino all’under 20
@Danthegun io sostituirei Benetto con i Dogi in più iscriverei al domestic le squadre B delle franchigie, con il sistema dell’ ascensore, dove possano giocare i non convocati od i “convalescenti” del Pro12 e dove possano essere testati i ragazzi delle accademie che giocano nel campionato U20.
zambelli ,occhio che rischi un deferimento pure te.
Nessuno che fa un ragionamento semplice semplice : le Franchigie sono un sistema che funziona, ma solo dove non c’è possibilità di sviluppo territoriale.
In Irlanda, Galles , Scozia, NZ non ci sono zone “vergini” di rugby , anzi lo sviluppo ed anche la forza sono piuttosto uniformi.
Un sistema a franchgie è per forza “chiuso” , e questo vuol dire che nuove entità non possono né nascere né crescere. Fosse stato deciso così all’inizio della CL in Italia non avremmo San Donà in Eccellenza , e chi è pronto a scommettere che anche senza la spinta fortissima a crescere che danno promozioni e retrocessioni da lì sarebbero comunque venuti fuori Zanusso e Bacchin?
Siamo pronti a fare terra bruciata del resto d’Italia a parte veneto e pianura padana sull’altare della Nazionale ?
oddio, ci ha già pensato la FIR…
@Antonio9, allora è un gatto che si morde la coda, perchè se da un lato è come dici tu, dall’ altro siamo pronti a rinunciare a stare con i grandi, al 6Ns ai soldi che esso porta a tutto il movimento e a ritornare in “Serie B” sacrificando tutto sull’ altare di un tutt’ altro che certo od anche ipotetico coinvolgimento di zone vergini, che lo sono da sempre e che, senza l’ esposizione mediatica che solo certi livelli professionistici ti possono dare, non riusciresti più ad attrarre?