Le vite federali degli altri: la palla rotonda apre 200 Centri Federali Territoriali

Partito un imponente programma della Federcalcio. Rispetto alle Accademie FIR cambiano i numeri e un (fondamentale) aggettivo

COMMENTI DEI LETTORI
  1. mamo 27 Ottobre 2015, 08:08

    Dio li fa e poi li accoppia.

  2. mezeena10 27 Ottobre 2015, 08:26

    fatemi capire: 200 centri federali costerebbero 8 milioni di euro, mentre per accademie e cdf FIR, per un totale di 40 “centri”, ce ne vogliono 5 di milioni..
    o sono molto ottimisti in figc o i costi di quelle del rugby sono inflazionati di brutto!
    sarebbe interessante scavare a fondo..

    • Mr Ian 27 Ottobre 2015, 08:31

      ma chi lo deve fare Mez? e da parecchio che martello sui costi, ma nessuno pare interessato all argomento….non c’è speranza

      • mezeena10 27 Ottobre 2015, 08:34

        non saprei, ma il coni non ha degli “organi” di controllo?
        i bilanci approvati dalla fir sono effettivamente controllati?

        • xnebiax 27 Ottobre 2015, 08:56

          però bisogna tenere presente che il rugby si gioca con quasi il doppio dei giocatori

          • mezeena10 27 Ottobre 2015, 09:46

            non il doppio, ma è vero che son di piu..compensi e superi con i numeri..
            cioè vero che una squadra di rugby ha una 30ina di elementi, calcio circa 25 in media (non cosi marcata la differenza), ma possono schierare piu squadre (anche nello stesso campionato, ho un esempio qui vicino casa. stessa societa squadra A e squadra B) e i numeri sono esageratamente a favore loro..
            normale in una società calciocentrica dirai..ma è li che bisogna intervenire, “raccattando” gli scarti del calcio prima che scelgano altri sport..evitando l’ ulteriore “scrematura” data dagli altri sport..
            idee ce ne son tante, modestamente avevo preparato una bozza con dei colleghi di università, progetto spedito alle varie istituzioni preposte, chiaramente non ha avuto la benchè minima risposta, però ora sento il presidente Malaghin Malagò che dichiara di avere una “sua” ricetta personale per lo sport in italia e cioè inserirlo nei programmi scolastici al pomeriggio, sorta di tempo prolungato quotidiano, dove tutti possono scegliere quale sport praticare etc etc..
            una “sua” idea capito? letta qui innumerevoli volte negli anni passati!

          • venezuela 27 Ottobre 2015, 09:57

            Caro mez sei diventato il loro consulente occulto a tua insaputa 🙂

    • EnricoT 27 Ottobre 2015, 11:14

      Magari il fatto che le Accademie siano residenziali mentre i centri federali della FIGC no può essere utile per spiegare la sproporzione nei costi??

  3. tony 27 Ottobre 2015, 08:28

    La Figc adottato il medesimo provvedimento della Fir perchè afflitta dagli stessi problemi , le società non formano a sufficienza…per mancanza di strutture e interessi.

  4. Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 08:30

    Rivera, Mazzola, Totti, Pirlo, sono arrivati in serie A, a 17/18 anni senza alcun bisogno di centri federali di specializzazione.
    Anzi non esistevano nemmeno le scuole calcio. Uscivano dalle partite che ogni pomeriggio si disputavano negli oratori e i dirigenti della società di calcio del paese o del quartiere li tenevano d’occhio e poi a 12-13 anni li tesseravano.
    Il calcio oggi ha lo stesso problema del rugby, il reclutamento.
    Da un ventennio le leve calcistiche avvengono solo tramite le scuole calcio ( a pagamento) che non sono più capaci di setacciare tutto il setacciabile , ma solo i ragazzi le cui famiglie hanno voglia e disponibilià di mandarvi i ragazzini.
    Le “hight School” a 13 anni restano scatole vuote se non ci trovi i fuori classe in erba da madarci.
    L’estensore dell’articolo focalizza l’attenzione sulla presunta differenza di qualità degli istruttori, ma ciò è illusiorio.
    Tutte e due queste organizzazioni federali funzioneranno in ragione della qualità della materia prima, cioè, del valore delle abilità psicomotorie dei ragazzi che le frequenteranno.
    A monte quindi sia il calcio e a maggior ragione il rugby hanno il problema del reclutamento da risolvere.

    • maz74 27 Ottobre 2015, 08:34

      in parte concordo, ma il problema nasce dalle scuole, per esempio mio figlio alle elementari non ha un maestro di educazione fisica, dato che quest’anno non l’hanno nominato, ma fa ginnastica con l’insegnante di matematica.

      • maz74 27 Ottobre 2015, 08:35

        E comunque ADG l’era degli oratori mi sembra passata, oggi i bambini non praticano sport in primis per colpa dei genitori che non li spingono o per mancanza di tempo o per mancanza di voglia di seguirli

        • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 09:19

          Non solo l’era degli oratori è passata, ma è passato il momento socio economico che l’ha determinata e quindi irripetibile. Ma è confrontando le abitudini di oggi e di ieri che scopri che oggi il tema è quello di ripristinare almeno le opportunità .
          Se tu calcoli le ore che i ragazzi dedicavano alle attività psico motorie negli anni 50/60/70 e quelli che vi dedicano oggi il rapporto è di 1 a 10.
          Come tu stesso hai evidenziato questo gap è solo la scuola che può recuperarlo. La scuola oggi dedica due ore alla settimana all’educazione fisica, così come le dedicava 30/40/50 anni fa, ma per pareggiare il deficit motorio di una generazione che passa il suo tempo davanti alla televisione e ai videogame queste ore dovrebbero essere almeno il triplo. Invece oggi,molto spesso , queste due ore scolastiche settimanali sono tali solo sulla carta.
          Tornando alle scuole di specializzazione ipotizzate da FIGC e FIR, esse saranno in grado di specializzare livello superiore ragazzi che hanno una capacità motoria superiore, diversamente non serviranno a nulla.

          • AndreaLux 27 Ottobre 2015, 11:17

            Tutto vero, ma c’e’ anche altro, a mio avviso. I bambini cominceranno a preferire attivita’ motorie ai videogames quando vedranno i genitori condurre una vita piu’ attiva. E qui, tra l’altro, si pone il problema dell’accesso alle strutture: orari, costi, disponibilita’ etc. A mio avviso, e’ il settore pubblico che deve agire da traino con investimenti in palazzetti multi-funzionali e contributi ad associazioni sportive perche’ li utilizzino. Fin quando si avra’ l’impressione di essere bravi come Messi perche’ si e’ virtuosi della playstation, le cose non cambieranno.

        • andrease 27 Ottobre 2015, 12:21

          teniamo sempre conto che anche i costi hanno un peso, non è solo questione di tempo o di voglia…
          Una “scuola” calcio anche fetente costa sempre alcuni euro e non tutti sono nelle condizioni di spenderli.

      • Mr Ian 27 Ottobre 2015, 08:50

        E’ qui che si vede il fallimento FIR e dei suoi progetti, vuoi il progetto scuola? bandisci borse di studio per giovani laureati in scienze motorie per insegnare il rugby a scuola….e no come hanno fatto che non il progetto non ha ne testa e ne piedi

    • aiabasta 27 Ottobre 2015, 09:11

      La “presunta differenza di qualità degli istruttori” è stata acclarata dagli estensori stessi dei progetti.
      Il calcio li chiama tecnici qualificati, e visto che qualche allenatore all’estero (con eccellenti risultati peraltro) lo esportiamo, l’affermazione gode anche di una certa credibilità.
      Il rugby, come più volte ricordato anche da Vittorio Munari, ha pensato di aprire accademie zonali ammettendo candidamente che non c’erano ancora i tecnici di livello per gestirli e visto il livello medio dei tecnici italiani non potevano neanche affermare il contrario.

    • Diesel83 27 Ottobre 2015, 09:13

      AdG dici bene quando dici che le leve calcistiche avvengono solo tramite scuole calcio a pagamento, tuttavia ti sbagli di grosso sulla questione del reclutamento: il calcio ne soffre pochissimo soprattutto se messo in relazione agli altri sport.
      Ma se ancor oggi ci sono allenatori di Esordienti e Giovanissimi (non parlo dei pulcini) che giocano col libero come 40anni fa e giocatori di prima squadra che non sanno difendere nell’ uno contro uno, cosa vogliamo pretendere dai calciatori italiani????
      Dove son finiti tutti i quattrini che fino a qualche anno fa gestivano le società di calcio di paese??? Ti pare che siano stati spesi nella formazione degli allenatori???
      In compenso per le preparazioni estive in vista del “torneo della porchetta” consigliano ai ragazzi di prendere….. (tanto per fare un parallelo coi Monkey Gymn nel rugby) salvo poi scaricarli al primo infortunio.
      Lo scadimento delle qualità psicomotorie del capitale umano è dovuto al fatto che anche il calcio ha dovuto fare i conti sempre più con le minori disponibilità di tempo dei genitori che considerano equivalente se non più sicuro sostituire l’attività all’aria aperta con quella davanti ai simulatori di sport (play station & co).
      Non immagini quante scene ho visto di genitori reclamare con gli allenatori perchè il figlio era tornato a casa con le ginocchia sbucciate o non aveva giocato in attacco… il risultato era che poi non lo portavano più.

      • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 09:22

        Il mio confronto non è tra il calcio e gli altri sport adesso, ma tra il calcio di oggi e quello di 30/40 anni fa.
        Sull’oggi non ci sono opinioni che tengano basta guardare i dati del CONI, a calcio giocano 200 ragazzi ogni 1 che gioca a rugby.

    • Unforgiven79 27 Ottobre 2015, 14:03

      Calma, lo scopo è quello di elevare il livello generale della categoria elite, non trovare i campioni fuoriclasse unici (evento episodico, non gestibile a priori, al limite favoribile). Il risultato è raggiunto solo quando la squadra di riferimento (la Nazionale) si ritrova coperta con profondità e qualità in ogni ruolo, non con campioni attorno a cui tutto ruota, ma che non sono sostituitibili nemmeno in caso di infortunio (Parisse, Pirlo). La Mannschaft non ha un Pelé che la debba trascinare. Altrimenti potremmo prendere per buono il modello svizzero: non hanno prodotto un tennista campione che fosse uno, poi, dato che sono spuntati dai campetti Federer e Wawrinka, dovremmo dire che hanno trovato un modello vincente?

      • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 14:08

        Lo scopo non è quello di “elevare il livello medio della categoria elite”,ma quello di preparare gli atleti necessari a per la partecipazione al campionato pro12 e quindi alla nazionale. Parliamo del vertice della “piramide”.

        • Unforgiven79 27 Ottobre 2015, 14:51

          …ehm… quindi, l’elite del movimento, no?

  5. maz74 27 Ottobre 2015, 08:31

    Le differenze sono molteplici, prima fra tutte il programma ha una durata quinquennale e non come in FIR che le hanno aperte tutte i contemporanea, secondo i costi molto ridotti e il non allontanamento dei ragazzi dai club di appartenenza. Il lavoro che viene fatto è qualitativo e non quantitativo. Terzo e non ultimo il bacino su cui attingere.

  6. mamo 27 Ottobre 2015, 08:40

    Contrario anzi contrarissimo.
    Anche qui, come da noi, credono di poter risolvere il problema degli stranieri con quella muffola delle accademie.
    Sapete tutti che anche nel calcio le squadre primavera di livello sono spesso per 11 undicesimi composte da stranieri.
    A differenza del rugby i numeri ci sono, i tecnici anche, le società pure ma sino a che non si premia anche economicamente chi fa vera formazione giovanile il problema rimarrà.
    Non si venga a dire che la mancanza di giocatori di livello in nazionale è dovuta alla scarsezza dei tecnici italiani, balle. Costa meno, molto meno, attingere a pochi spiccioli dagli altri continenti piuttosto che investire sulla crescita dei nostri atleti.
    Dio li fa e poi li accoppia: SCORCIATOIE INUTILI.

    • ginomonza 27 Ottobre 2015, 08:49

      Mamo scusa ma vallo a spiegare al calcio tedesco che i centri sono inutili! 🙂 😉

      • mamo 27 Ottobre 2015, 08:54

        @gino quelli non lo so cosa fanno ma vedo quello che fanno i nostri ….. e per di più sono pure interista …ma almeno noi ci chiamiamo Internazionale quindi c’è una logica onomatopeica 🙂

        • ginomonza 27 Ottobre 2015, 09:12

          Voi vi chiamate internazionale purché non siano italiani ! 🙂 🙂 brocchi si ma non italiani!

          Comunque:
          I tedeschi hanno i migliori stadi,sono campioni del mondo,
          sono quelli che hanno il miglior punteggio aggregato nella coppa del mondo e molti tra i migliori giocatori che hanno vengono dai centri.
          Aspettiamo per giudicare ( il cacio).

          • malpensante 27 Ottobre 2015, 09:21

            (e i maccheroni) 🙂

          • ginomonza 27 Ottobre 2015, 11:16

            Mal quelli proprio no ! 😉

          • mamo 27 Ottobre 2015, 11:34

            p.s.
            abbiamo purtroppo vinto il Trofeo berlusconi (porta sfida vincerlo) giocando per più di mezz’ora con 7/8 Primavera ….. tzè …. 🙂

          • ginomonza 27 Ottobre 2015, 12:01

            Tzé come la mosca fastidiosa? 😉

          • mamo 27 Ottobre 2015, 12:06

            No, @gino, un po meno quella ne ha due di tzè 🙂

  7. Mr Ian 27 Ottobre 2015, 08:54

    Io non capisco il senso di questi cdf nel calcio quando i club in Italia hanno i migliori vivai del mondo, se poi questi giovani non hanno occasione di giocare tra i grandi questo è un altro discorso, legato a scarsa cultura ma principalmente alle plusvalenze economiche, se io compro il “mangiabanane” a 1 e questo si scopre essere un talento e lo rivendo a 100, sai quanti bei soldi ho guadagnato, senza dubbio molti di più rispetto all investire e credere nel giovane italiano, che a sua volta a 16 anni ha già il procuratore che rompe le balle perché vuole lucrare sul talento del ragazzino…
    Il calcio giovanile in Italia non è messo affatto male, tant è vero che sempre più sono i ragazzini italiani che vanno all estero

    • ginomonza 27 Ottobre 2015, 09:15

      Mr Ian i club italiani hanno i miglior vivai del mondo?
      Di fiori magari a pari merito con gli Orange per il resto non sanno neanche stoppare la palla.

      • mezeena10 27 Ottobre 2015, 10:02

        la triste verita..
        non si trovano piu i Del Piero, i Totti, i Pirlo, i Buffon, i Nesta per restare alla generazione degli ultimi campioni del mondo..
        fuoriclasse non se ne “producono” piu, forse uno potenziale potrebbe essere Berardi (alla stessa età ha segnato piu di Messi), ma i numeri sono ridicoli..

  8. xnebiax 27 Ottobre 2015, 09:13

    io vedo molte differenze:
    1) l’età dei ragazzi e delle ragazze coinvolte;
    2) la quantità di tecnici rapportata alla quantità di atleti in erba è più alta;
    3) probabilmente la qualità dei tecnici;
    4) la non conconrrenzialità con i club;
    5) la focalizzazione sulla tecnica individuale e l’analisi intelligente delle situazioni di gioco;
    6) i costi relativamente contenuti.

    • xnebiax 27 Ottobre 2015, 09:27

      AdG sottolinea come il punto importante sia il reclutamento, e come i campioni arrivino comunque giovani all’alto livello.
      Ma i tecnici fanno molta differenza: a parte il fatto che giocatori di talento, con bravi tecnici e un percorso serio possono raggiungere una maturità nel gioco molto prima (basta pensare a Cassano che ci ha messo anni per diventare serio).
      Se invece si guarda a tutti i ragazzi, non solo i campioni, la qualità di tecnici e allenatori permette di tirere fuori il meglio dall’atleta. Formare tanti giocatori bravi aumenta la qualità delle competizioni, la concorrenza e l’impegno che anche quelli dotati di gran talento devono metterci.

      • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 09:45

        E’ vero , in teoria, quanto tu dici. Come riferiva Cuttitta qualche mese fa, in Scozia la federazione rincorre e “cura” i ragazzini meritevoli fino dai 10 anni e cerca di perderne il meno possibile per strada. Anche noi dobbiamo porci questo problema, ma se non ce la facciamo a reclutare i ragazzini meritevoli ( per meritevoli si intende coloro che hanno qualità atletiche importanti) per chi le facciamo le accademie?

      • mezeena10 27 Ottobre 2015, 10:08

        piu che il reclutamento, importante certo, il vero problema sono gli scadenti schemi motori di base (i bambini di oggi non sanno manco correre!)..
        secondo paese al mondo per obesità (infantile e non), dietro gli USA..
        riforma scolastica, sport al pomeriggio, facoltativo, insieme alle altre materie tipo musica, arte etc..
        possibilita di provare tutti gli sport a gratis (come avviene in Francia) e solo dopo scegliere (consigliati) in base alle caratteristiche psico-fisiche del bambino..
        purtroppo anche praticare sport sta diventando elitario, quote mensili esagerate, lucro e bon..di salute o “scovare” potenziali campioncini frega a nessuno, l’ importante è fare soldi..

        • xnebiax 27 Ottobre 2015, 14:55

          Questi aspetti ci sono di sicuro tutti… …anche se non pensavo l’Italia fosse messa così male ad obesità.

  9. malpensante 27 Ottobre 2015, 09:20

    Imparagonabile. Là c’è un universo professionistico, con tanto di leghe, per complessive 102 squadre. Credo sia il numero più grande in Europa. 15000 e passa giocatori professionisti, con tanto di contributi previdenziali. 10000 e oltre società dilettantistiche. I CF sono rivolti esclusivamente ai tesserati di queste ultime, ed è (giusta o sbagliata) un modo per svincolarle dalla sudditanza verso le squadre pro e, soprattutto, dal monopolio dei procuratori, che non sono più faccendieri con la 24 ore di finta pelle, ma potentissime organizzazioni spesso riconducibili ai club pro, magari in nero e magari con capacità illimitate di truccare bilanci e campionati. C’è pure la questione dell’importazione di minorenni, e mille altre questioni. Stiamo parlando di CF e non di accademie il rugby italiano i CF ce li ha da tempo immemorabile e nessuno ne ha mai criticato l’idea, semmai un certo clientelismo nella distribuzione, la effettiva competenza del personale e le modalità della sua selezione. Chi pensa sia una follia il sistema delle accademie u18 e quel che si sta realizzando a monte, pensa proprio che una soluzione ragionevole sarebbe rafforzare la qualità dei CF e di finalizzarli al miglioramento delle capacità dei club che svolgono attività giovanile, a partire dal supporto e alla formazione e aggiornamento dei tecnici. Almeno, lo penso io. Nel progetto del calcio, di “accademico rugbistico” c’è nulla.

    • xnebiax 27 Ottobre 2015, 09:33

      Ma davvero i ragazzi delle accademie U18 del rugby devono cambiare scuola e andarsene dai club? Ma restano a casa in famiglia o no?

      • malpensante 27 Ottobre 2015, 11:31

        Al Club tornano per giocare il campionato. Magari non con il Club di provenienza, ma a quello di Eccellenza vicino al collegio…

      • mamo 27 Ottobre 2015, 11:32

        I ragazzi oche provengono da zone limitrofe all’Accademia non lasciano il Club ma lo raggiungono solo per le partite (o quasi) mentre gli altri, quelli che provengono da fuori, per forza si iscrivono a un Club vicino all’accademia perché dormono e vivono in un Collegio.
        Per la scuola idem.

        • xnebiax 27 Ottobre 2015, 14:53

          Ma chi minchia glielo fa fare di andare in collegio?
          Questo toglie sicuramente già il 50-60-70% dei ragazzi che preferisce rimanere in famiglia e con gli amici.
          Le boarding school in Italia non sono mai state popolari.

          • rif 27 Ottobre 2015, 16:10

            Le Accademie sono residenziali. Vivono, studiano e si allenano in accademia. E poi tornano a giocare nei Club. Se poi, vedi Mogliano, in club che ospita l’accademia diventa anche il club di molti accademici… vince il campionato… 😉

            Per i ragazzi è un onore essere invitati in Accademia, sono pochissimo quelli che vi rinunciano…

          • mamo 27 Ottobre 2015, 16:49

            @rif Mogliano per qualità dei tecnici e dei suoi atleti è l’unica che ha senso di esistere (con la Francescatto) e portarla a esempio non rende giustizia alla realtà delle tante, troppe, accademiette che sono proliferate (vedi pure, in veneto, Rovigo)

          • rif 27 Ottobre 2015, 17:33

            Mamo,

            Nulla da eccepire sul Mogliano: ha fatto una squadra per vincere il campionato attingendo da altre società e dall’accademia mettendoci mezzi e professionalità. Per ottenere questo si è focalizzata su una sola squadra. Però cinque società dell’Etile su otto hanno due squadre che fanno il campionato. Questo costa e, probabilmente, non vinceranno mai il campionato. Ma quando vado in campo e vedo i miei 60 ragazzi che giocano (chi più e chi meno bene) non farei a cambio con loro…

            Per il resto sfondi una porta aperta… all’accademia di Mogliano la mia società dà diversi giocatori (e tutti tornano poi a giocare con noi). Ma loro stessi mi raccontano che la “sfida” tra le accademie è inesistente. Le altre sono probabilmente a livello delle nostre squadre “Elite”.

          • mezeena10 27 Ottobre 2015, 19:22

            xne a me mi c’ han costretto..ad andare in collegio..

  10. Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 09:39

    Se c’è una cosa che accomuna la proposta della FIGC con quanto già messo in atto dalla FIR è la certificazione del decadimento delle società, della loro funzione all’interno del sistema.
    Il problema è se si deve prendere atto e basta o studiare un meccanismo che rimetta le società al centro dell’universo FIR.
    Ipotizzare una organizzazione sportiva che prescinda dalle società sportive di base per me è impossibile. Pronto a ricredermi. Negli USA non esistono, fino ai 22 anni questo compito è della scuola idem in NZ e SAF il rugby e il criket sono insegnati a scuola e i campionati giovanili si sovrappongono ai campionati scolastici ( sono la stessa scuola). Ma il solo pensare a qualcosa del genere in Italia mi viene da ridere per una settimana di fila.
    Quindi o si potenzia la competenza delle società di base negli interventi territoriale ( in primis la possibilità di affiancarsi ai corsi curricolari scolastici) oppure il decadimento non si interromperà.

    • Giovanni 27 Ottobre 2015, 11:35

      Le società di calcio di serie A e B sono realtà professionistiche che fanno reddito (ed alcune sono perfino quotate in borsa), quelle di rugby sopravvivono grazie alla passione e dedizione del territorio di riferimento. Le une hanno una propria Lega che le rappresenta, le altre campano grazie all’obolo federale. La FIR dovrebbe (ri)mettere i club al centro dell’universo rugby italiano? Quale interesse avrebbe a farlo, perchè dovrebbe rinunciare ad una strumento di potere? Lo hai detto tu stesso: la politica non tiene conto di nulla, se non delle proprie convenienze. Peraltro, se rimaniamo ai soli club, quelli di calcio stanno seguendo due modelli diversi: quelli ricchi puntano al prodotto finito, cioè soldi in cambio di giocatore già formato, quelli “poveri” seguono il modello-Udinese, cioè andare in giro per il mondo a pescare per due soldi ragazzini “affamati” che abbian voglia di farsi il mazzo quadrato. Nel rugby i club pescano dal bacino d’utenza territoriale, affiancato – laddove possibile – dalle equiparazioni. Due strategie molto differenti, dettate dalla peculiarità di due movimenti agli antipodi. La politica FIR attuale punta ad esaltare la formazione in proprio (accademie e centri di formazione) e depauperare i club. Se volesse invertire la rotta dovrebbe limitare il numero di accademie e investire nel reclutamento a livello scolastico, finanziare la formazione di tecnici per il settore giovanile, nel ripristinare un campionato under20, creare un campionato Seven, devolvere una maggiore quota-fondi ai club (tutti, non solo i primi 4 classificati) vincolandoli al lavoro svolto e così via. Tutte cose che al momento non è interessata a fare.

      • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 12:31

        L’Eni ha due divisioni: ENI produzione e ENI commerciale. La seconda commercializza il greggio proprio e di altri, ma senza la prima ( ENI produzione) non potrebbe esistere nemmeno la seconda.

        • Giovanni 27 Ottobre 2015, 13:00

          Gira la tua osservazione a chi parla di 110 giocatori e terza franchigia, quando le altre due son zeppe di stranieri di dubbia qualità ed i cui costi di gestione son quadruplicati in pochi anni. Il tuo nume tutelare viene dall’imprenditoria privata dove, prima di investire 5 lire, si fanno analisi e indagini di mercato fino alla paranoia, perchè si sborsa di tasca propria. La stessa persona coi soldi pubblici FIR non si preoccupa manco di striscio di commissionare uno studio costi-benefici su franchigie e accademie/cdf. Però parla di premi ai giocatori legati ai risultati, quando per tutto il resto del sistema lascia che si campi alla giornata all’insegna del “volemose bene”. Vuole una FIR a cui si applichino i criteri delle imprese private? Bene, lo faccia fino in fondo allora, senza guardare in faccia a niente e nessuno, invece di applicare detto principio solo quando gli va e/o gli fa comodo.

          • Alberto da Giussano 27 Ottobre 2015, 13:20

            Dopo tre commenti, @giovanni, scivoli in temi che non siamo in grado di controllare, dialetticamente parlando, il tema secondo me è quello del miglioramento delle capacità di reclutamento delle società e non è vero che non è funzionale alla politica della FIR. Che poi sia complesso da mettere in piedi , tanto è vero che non ho ancora visto nessuno nemmeno sfiorarlo, è un altro discorso, ma il sistema accademiale ne avrebbe bisogno come il pane.

          • Giovanni 27 Ottobre 2015, 13:52

            Concordo che sia complesso da mettere in piedi ed anche che le società non sempre ci hanno messo la necessaria voglia/impegno. Ma la federazione ha gli strumenti per costringerle a farlo, se vuole.

          • San Isidro 28 Ottobre 2015, 02:20

            applausi @Giovanni!
            “quando le altre due son zeppe di stranieri di dubbia qualità”, hai ragione, mi chiedo in queste condizioni che senso abbia il tutto, ma c’è chi parla di terza franchigia addirittura…

  11. gsp 27 Ottobre 2015, 11:14

    non mi sforzerei troppo sui parallelismi tra calcio e rugby. tutti i parallelismi tra calcio e rugby portano alla conclusione che nel rugby accademie e cdf ci vogliono eccome.

    c’e’ un evidente problema di costi delle accademie, personale e gestione delle accademie nel rugby e vanno risolte il prima possibile. e sono problemi cosi’ importanti ed ai quali non si mette mano che a volte e’ forte la tentazione di tagliare tutto.

    ma ci vuole anche un po’ di pragmatismo da parte nostra. i CdF sono esattamente quello che ci vuole. non rompiamo per partito preso. e se il problem e’ G., quelli bravi con nickname inizio Ma., vi diranno che c’erano gia’ prima di G.

    • Giovanni 27 Ottobre 2015, 11:41

      Appunto. L’attuale dirigenza FIR sembra voler puntare tutto sui grandi numeri: quante più accademie creo, tanti più ragazzini coinvolgo, gioco forza usciranno fuori talenti. Ma se devo produrre 3 giocatori all’anno per l’alto livello a fronte di costi milionari sempre più esorbitanti, il gioco vale ancora la candela o diventa solo uno sperpero di denaro pubblico che potrebbe venir investito in altro modo più proficuo? Che poi è un po’ quello che sta succedendo anche con la Celtic League: sempre più soldi investiti per vedere le nuove leve andare all’estero e, nel contempo, imbottire le franchigie di stranieri di terza o quarta schiera. Cui prodest?

      • gsp 27 Ottobre 2015, 12:35

        Esatto giovanni, il loro ragionamento e’ creare un imbuto di 1000 giocatori per tirarne fuori 5 l’anno.

        ovviamente come soldi spesi, nel lungo periodo produrresti di piu’ spendendo per la formazione degli allenatori.

        c’e’ un problema pero’. nei contesti dove la formazione funziona gia’, l’imbuto ce l’hanno, e prima o poi te ne devi dotare. piaccia o meno. certo potrebbe e dovrebbe costare un decimo.

        • Giovanni 27 Ottobre 2015, 12:50

          I costi non sono affatto una voce secondaria. Questo vuole creare altre accademie e una terza franchigia. Se ci fosse un consigliere federale, che riesca a vedere oltre la propria poltrona, gli direbbe “Vogliamo fare due conti per verificare se convenga avere le posate d’oro ed i bicchieri di cristallo di boemia per poi scoprire di mangiare pane e prosciutto e bere acqua del rubinetto?”.

          • gsp 27 Ottobre 2015, 13:06

            Giovanni, perche’ mi parli di G? diventa impossibile discutere.

          • Giovanni 27 Ottobre 2015, 13:49

            Perchè le accademie e la CL sono il centro della strategia del suo mandato: lo ha ribadito ancora pochi giorni fa. Allo stato attuale è impossibile scindere i due concetti.

          • gsp 27 Ottobre 2015, 13:53

            giova’ a me di G. e di campagna elettorale non interessa nulla, preferisco parlare di caffe’, ricette per la carbonara, signore affacciate al balcone. io parlavo di accademie e formazione pro. onestamente, mi rifiuto di parlare di G e delle sue dichiarazioni.

          • Giovanni 27 Ottobre 2015, 14:52

            Un teorico della materia, insomma. 🙂

    • malpensante 27 Ottobre 2015, 11:48

      Peppe, le accademie zonali non c’erano, e sono un’assurdità che si sta tirando dietro i “nuovi” CF. Tutti diretti a selezionare “l’alto livello” ed a svilire i campionati. Ho postato qualche giorno fa il link all’articolo di Fornero con i virgolettati, dove è esplicito lo schema: entri al CF o sei fuori, da lì passi all’accademia di condominio o sei fuori. Per dirti quant siano in buona fede, da lì i furbacchioni hanno già aggiustato il tiro: quelli buoni buoni se li prendono e una quarantina li parcheggiano alla Francescato all’ingrasso. Cosa ci guadagni il rugby, in termini di numero, qualità e miglioramento del livello tecnico e agonistico, prova a spiegartelo che io non ci provo neanche più. Soprattutto per uno sport che non ha campionati professionistici. Il calcio ha i campionati giovanili e fior di “accademie” dei Club (non della FIGC che non ci mette becco) multimilionarie, ma i ragazzi sono praticamente dei pro e vanno a giocare da pro, con 102 squadre da rifornire, e con tanto di contributi previdenziali. I CF del calcio riguardano i dilettanti e i pupi, e ti ho scritto a cosa dovrebbero servire: proprio ad evitare che una selezione eterodiretta tagli fuori 10000 società e il 95% dei calciatori in erba di 11 anni a favore dell’importazione di quattordicenni come fossero vitelli. L’esatto contrario di quello che fanno e vogliono fare i geni ovali. Ma a quelli, del rugby importa nulla.

      • gsp 27 Ottobre 2015, 13:04

        si pero’, la separazione tra amatori e pro prima o poi avviene ed e’ un dato di fatto.

  12. andrease 27 Ottobre 2015, 12:36

    beh, che si chiamino centri federali territoriali o accademie non conta. Per i “parrucconi” l’importante è il business del magnamagna… Tanto poi il bicchiere lo vedono sempre mezzo pieno! 🙂
    Mi piacerebbe sapere chi ha deciso che i 1200 allenatori sono qualificati, perchè se sono qualificati come gli ormai celeberrimi “atleti di alto livello” della fir… siamo a cavallo!!
    Cmq se basta aggiungere un aggettivo per dire che quelli del calcio sono più seri, allora cambiamo i nomi anche nel mondo ovale… ma non illudiamoci che cambi la presa per i fondelli!

  13. boh 27 Ottobre 2015, 14:43

    Vero o no, qui si dichiara di aver preso a modello la Germania. Come poi lo sviluppino (all’italiana?)è un altro discorso. Noi ci abbiamo preso solo il nome (accademie) perché fa figo. Poi ci abbiamo messo tutta la nostra italianità……

  14. TESTAOVALE 27 Ottobre 2015, 15:35

    i cf dovrebbero valutare e insegnare ai ragazzini che non appartengono a societa’ di un certo livello , se sono bravi ma giocano in piccole squadre logicamente non hanno speranze con i fortunati di TREVISO CHE GIOCANO IN ELITE ci arriviamo o no

  15. TESTAOVALE 27 Ottobre 2015, 15:44

    poi ci chiediamo perché’ a livello internazionale facciamo c……e forse perché selezioniamo da 1000(ragazzini ) e 9000 li mandiamo a casa perché non giocano in elite’ ,magari qualche buono davvero probabilmente lo abbiamo perso.

  16. rif 27 Ottobre 2015, 16:01

    Una differenza è l’obiettivo: “lo sviluppo ed il consolidamento della tecnica individuale”. Fino a quando Accademie e Dogi e Doghetti giocano a farsi il loro campionato delle accademie – che mortifica tutti gli altri campionati – siamo sulla strada sbagliata.

    • mamo 27 Ottobre 2015, 17:06

      Il campionato delle accademie, iniziato sabato scorso, occupa pochissimi fine settimana all’anno rispetto al calendario “ordinario”; quello che mortifica gli altri campionati è l’esodo verso le accademie dei giocatori più bravini dei Club che durante la settimana, quindi, non si allenano con i loro compagni sempre che rimangano nel loro Club e non si trasferiscano in uno più vicino alla sede dell’accademia.

      • rif 27 Ottobre 2015, 17:13

        Recupero un “vecchio” post..

        Per formare giocatori è necessario “giocare”. Penso che su questo siamo d’accordo tutti…
        Vediamo al calendario del Campionato Veneto Under 18 di quest’anno. Simile a quello dell’anno scorso, per altro. Sarà lungo e noioso…
        Prendiamo il girone Elite. Inizia il 10 ottobre. Poi si giocano due partite, poi ci ferma due settimane, poi si giocano altre tre partite, quindi fermi tre settimane. Finiamo il 2015 con due partite e pausa natalizia (un mese). si ricomincia nel 2016 con due partite, stop di una settimana e un’altra partita. Due settimane fermi e tre partite di seguito. due stop e l’ultima di campionato. Se non ti qualifichi per la fase finale (le prime due), il 2 Aprile (APRILE!!!) hai finito di giocare. In 28 settimane hai fatto 14 partite – quasi tutte al gelo – e finisce quando il tempo, i campi, la primavera, le giornate, la logica, ti porterebbero a correre per i prati anche se non hai voglia.
        Perché? Forse perché in mezzo ci sono 6 partite delle “Accademie”? E vogliamo aggiungerci anche 4 stop per “Attività Internazionale”?
        Cioè, posso avere anche un’opinione non troppo positiva sulle Accademie – pur dando loro diversi giocatori – ma se far giocare 30 “superbravi” (?) significa mortificare 3000 “schiappe” allora che si fottano le Accademie.
        Ciao, P
        PS nei gironi territoriali la situazione è anche peggio perché se una squadra si ritira (già due ad inizio campionato, le “pause” si allargano pur finendo dopo il campionato…

  17. Giorgio Brera 27 Ottobre 2015, 17:45

    Premetto che condivido molte delle cose che ho letto nei commenti e che non ho la minima idea se la trovata di Tavecchio porterà a qualche risultato positivo per il calcio o che ciò sia replicabile per la palla ovale. Credo che per aumentare la “cultura sportiva” in Italia non si possa fare molto affidamento sulla scuola. E’ inutile sperarlo. La scuola italiana è un casino e questo, insieme al fatto che la famiglia non è più considerata l’elemento fondante della società, è il nostro problema maggiore (dell’Italia intendo, non del rugby).
    Il rugby da noi è un piccolo mondo e non lo si può nemmeno paragoranare a quello del calcio, né a livello pro, né a livello dilettantistic/amatoriale, ma soprattutto a livello giovanile.
    Nel rugby la coperta è corta, difficile ottenere risultati. Ma diventa ancora più corta se non si sa qual è l’obbiettivo. Io non l’ho ancora capito. Si vuole accrescere la base, cioè diffondere il rugby come sport formativo oppure si vuole migliorare la posizione nel ranking? Si vogliono più giocatori di rugby a tutti i livelli (dai quali magari verranno fuori, per meri motivi statistici, i campioni) oppure si vogliono quei 30 giocatori forti da far giocare in nazionale per arrivare finalmente ai quarti della RWC? Oppure ancora si vuol puntare su uno dei due obbiettivi per trainare l’altro? Bho.
    La storia del rugby nostrano dice che da una ventina d’anni la nazionale “tira”, cioè quando c’è una partita della nostra nazionale c’è un po’ di seguito. Quindi si è pensato: “miglioriamo la nazionale che così aumenta l’interesse e così trainiamo il movimento”. Bello. Il tentativo è stato quindi quello di creare le franchige, giocare coi celtici e sperare così di rifornire la nazionale. In più si sono create le accademie, centri di accellenza dove formare giocatori, pochi e selezionati, da usare come rifornimento per le franchige. Gli scarti vanno in Eccellenza o li si manda a casa e bon. Non ha funzionato, lo si vede bene. Così non si aumenta la base dei praticanti, non si aumenta proporzionalmente il numero di promesse, ma il numero di giocatori che servono per fare la nazionale rimane sempre quello. Devono essere almeno una trentina se si vuol andare a giocarsi i test match sperando di non essere travolti. Ok, allora ribaltiamo il metodo, puntiamo sulla base dei praticanti, investiamo sul reclutamento (occhio però che si recluta solo se c’è una base ampia su cui reclutare, altrimenti cosa reclutiamo?) e riforniamo i club e di conseguenza le franchige e la nazionale. Ma anche così la coperta è corta. Appunto, i ragazzini si avvicinano a fatica al rugby e la scuola non fa nulla. Allora, dice qualcuno, copiamo Irlanda, Galles o chi si vuole, da loro funziona abbastanza bene. A quasto punto non posso però non far notare che da loro il rugby è seguìto e che le tribune, in Pro12, come nei campionati domestici, come nelle partite giovanili, sono piene. Da noi andare a vedere una partita di Eccellenza è una tristezza… tribune semivuote, campi pessimi, impianti peggio.
    L’esperimento delle franchige è fallito, facciamocene una ragione. Che la FIR spenda i suoi soldi nel tentativo di capitalizzare quel minimo di passione che è nata in Italia per le gesta di Parisse e compagni (e che si sta spegnendo…) e li spenda per aumentare il livello del campionato, per aumentare il pubblico la domenica, per migliorare lo spettacolo. Il rugby è l’unico sport in Itala che ha questa possibilità, insieme forse al volley. A onor del vero vedo che, almeno dalle mie parti, il numero di ragazzini che si avvicinano al rugby è in aumento. Capitalizziamo questo. In parallelo la FIR deve spendere i suoi soldi nella formazione degli allenatori. Tutto questo è più difficile ma costa meno di tener su il baraccone delle franchige. Poi, per carità, se il problema è la poltrona nel consiglio federale io mi arrendo, non conosco la materia 🙂

  18. 6nazioni 27 Ottobre 2015, 19:49

    della palla tonda non mi interessa nulla, credo che in qualsiasi attività
    ci vuole MERITOCRAZIA PROGRAMMAZIONE e COMPETENZA punto

  19. Katmandu 27 Ottobre 2015, 19:56

    Io non condivido molto i posto di Adg e di altri
    Vediamo in primis, quando si parla di Mazzola Rivera Totti chea 17 anni scorrazzavano in serie a vorrei ricordare che lo sport era differente, si correva meno e la preparazione fisica era un pallino di pochi inoltre son da co siderarsi mosche bianche nel panorama calcistico italico, se si pensa che il giocatore con più talento puro e meno fisico in assoluto (giovinco) ha fatto una gavetta mica da ridere e che è dovuto emigrare in un campionato meno provante è tutto un dire su come si è evoluto lo sport
    Inoltre avevamo una delle filiere più competitive del panorama calcistico mondiale (vedasi i campionati europei U21 vinti a profusione) anche per il fatto che si è scelto di far giocare un giocatore in U21 invece di bruciarlo in nazionale maggiore, per ma poi qualcosa è cambiato, gli altri han iniziato a investire pesantemente in centri di formazione pubblico/privati e i risultati son sotto gli occhi di molti, la Svizzera ha investito e sta raccogliendo, Belgio idem, senza scomodare l’Islanda
    Ora detto questo il progetto CdF o come si chiama va rivisto, ma pesantemente, a partire dal livello CL in giù fino ad arrivare in periferia del rugby, insomma non si può lavorare a compartimenti stagnisenza pensare a cosa sta sotto, altrimenti saremo sempre punto e a capo
    Ps i campionati giovanili son sempre stati strutturati così, almeno quando giocavo io nel CIV si giocava una settimana si e una no, poi d’inverno mezze squadre comunicavano che il campo era ghiaciato….

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